La Siae ha reso noti i numeri del circo per l'anno 2014. Le presenze sono state 985 mila, distribuite su 16.033 spettacoli, per un incasso complessivo di quasi 11 milioni di euro, pari a circa 11,50 spesi da ciascun spettatore. Cioè, 61 spettatori di media a spettacolo, per un incasso medio di 700 euro a rappresentazione.

 

La domanda, ovvia, spontanea e legittima è: ma come fanno a campare? Lasciamo perdere il fondo Fus che rifila spiccioli, ammettiamo pure che per lo più i complessi sono familiari, ma resta il fatto che i numeri sono spaventosi. E le spese fisse inequivocabili: plateatico, carburante, animali (tra controlli, mantenimento e acquisto), mezzi e pubblicità. La mia analisi non mette in dubbio i dati della Siae, ma è una riflessione sulla gravità delle finanze dei complessi italiani. Ad occhio, non prendono neppure le spese.

 

Se poi pensiamo che i dati esprimono sempre l'andamento medio, a fronte di chi lavora in attivo, c'è chi, evidentemente, naviga al di sotto del minimo di sopravvivenza. Dispiace, come per ogni settore lavorativo, che ci sia gente che lavora senza gratificazione economica e senza spiragli di luce. Ma d'altra parte mi vengono in mente le proroghe dettate da fantomatici trionfi al botteghino e le concorrenze dirette o indirette pure su piazze minori. I numeri non mentono e, a pensarci, confermano la mia esperienza diretta degli ultimi cinque anni. Almeno…

Marco Mannino