Scrivere oggi di circo e animali è un’impresa ardita, perché l’argomento è divisivo, gli animi troppo accesi. Si è da decenni innescato il meccanismo tipico delle tifoserie, delle posizioni ideologiche e identitarie, della divisione netta e insuperabile tra sostenitori del circo tradizionale con gli animali, quello che spesso è definito zoo circo, e animalisti o, più in generale, sostenitori del circo senza animali.

Una prima cesura va fatta per spiegare un concetto semplice ma per molti oscuro. Chiunque conosca la proposta artistica dei grandi circhi europei sa che esistono circhi senza animali e circhi tradizionali che utilizzano solo animali domestici. Il circo nazionale svizzero della famiglia Knie, riferimento artistico indiscusso, da molti anni utilizza solo cavalli; il Circus Roncalli, altrettanto importante per qualità e innovazione, propone solo grande Circo d’Arte, puramente umano. Come contraltare, esiste il circo contemporaneo con gli animali. Citerò una frase di Wikipedia che mi sembra particolarmente ben scritta e chiarificatrice: “Assodato il fatto che la presenza degli animali è nettamente minore che nel circo classico, nel nouveau cirque l’animale non solo è presente ma veste il ruolo di attore al pari dell’umano, spesso nelle condizioni di presentarsi liberamente, quindi senza trainer a guidarlo”.

Possiamo concludere che gli animali possono o meno essere presenti: non rappresentano la differenza identitaria netta che molti, grossolanamente, cercano di propugnare da anni, arrivando ad affermare che il circo senza animali non è vero circo.

Si può dire, senza tema di smentita, che la maggior parte delle famiglie circensi italiane ha mantenuto orgogliosamente proposte artistiche in stile Novecento, incuranti dei cambiamenti socioculturali avvenuti negli ultimi decenni. Se queste scelte conservatrici permettono ancora oggi di assaporare atmosfere dal gusto antico, hanno certamente ostacolato l’evoluzione dell’arte circense in senso contemporaneo e posto notevoli problemi ai circensi stessi.

Molte famiglie tradizionali si sono ritrovate, loro malgrado, a essere il bersaglio ideale dell’animalismo militante: utilizzare animali esotici, anche feroci, per il solo scopo di dare spettacolo, risulta oggi immorale per una percentuale sempre più ampia della popolazione. I più recenti sondaggi danno indicazioni chiarissime in questo senso, seppur con differenze geografiche. Le accuse di manipolazione dei dati raccolti, all’ordine del giorno, sono tutte da dimostrare. Fare questa disamina non corrisponde a schierarsi con una delle due tifoserie: punta solo a prendere atto della realtà presente. Senza un corretto esame di realtà si rischia di sentire riecheggiare sempre le stesse voci in una bolla chiusa, costruita ad arte e ben sigillata.

Ciò non toglie che esista ancora un pubblico di famiglie con bambini che gradisce il circo con animali, anche esotici. Per fare un esempio italiano, il Madagascar Circus riscuote un notevole successo di pubblico. La fotografia della realtà socioculturale in un determinato momento storico ha sempre molte sfumature. Parrebbe efficace, se si punta sugli animali, puntarci molto, in modo da accontentare il più possibile una certa fetta di pubblico, accettando il rischio di proporre uno spettacolo divisivo e contestabile.

Tuttavia, possiamo considerare in costante ascesa il circo senza animali.

Il successo mondiale del Cirque du Soleil è il simbolo mediatico più fulgido di questa tendenza, ma rappresenta solo l’espressione più famosa di un vastissimo cosmo artistico, in crescita da oltre mezzo secolo.

L’evento circense dell’anno 2023 in Italia è stato senza dubbio Kurios – Cabinet of Curiosities del Cirque du Soleil, che ha venduto oltre 210.000 biglietti. Spettacoli così mirabilmente costruiti e con un tale successo di pubblico non possono non avere un impatto culturale decisivo. Il successo italiano di “Le Cirque Top Performers”, pur concepito artisticamente in modo del tutto diverso dal Soleil, va inscritto in questo solco.

Bisogna anche considerare che sono attivi in Italia vari prestigiosi Festival di Circo Contemporaneo e multidisciplinari, che riscuotono un indubbio successo di pubblico e critica. Inoltre, al di là dei Festival, sono proposti innumerevoli spettacoli circensi senza animali di assoluto rilievo artistico. Meglio non fare troppe citazioni, visto che alcuni hanno purtroppo paura di essere stigmatizzati e finire in qualche lista nera.

Dal punto di vista comunicativo, in un panorama sempre più acceso e variegato, i circhi delle famiglie tradizionali con animali, a parte alcune occasionali comparsate in TV, finiscono sui media nazionali solo per degli sfortunati incidenti legati alla fuga di animali o per gli attacchi di animalisti militanti. Attacchi spesso solo presunti perché, incredibilmente, non c’è quasi mai una telecamera di sicurezza a riprenderli. Anche questo è un dato di realtà.

La sensazione è quella dell’accerchiamento mediatico e della spada di Damocle legislativa, forse procrastinata da un Governo di simpatizzanti della tradizione.

Certamente chi continua per ragioni identitarie (ma anche affettive) a proporre spettacoli con animali esotici riscuote il supporto di realtà storiche internazionali come il Festival del Circo di Monte-Carlo, le cui scelte artistiche hanno una dimensione politica, e di buona parte dell’intellighenzia circense italiana.

Solo il tempo dirà se costoro hanno ben indirizzato il circo tradizionale italiano oppure no. Ai posteri l’ardua sentenza.