Termoli. Era il mese di marzo dell’anno 2012, e il caso aveva fatto parlare tutta la città arrivando fino ai palazzi della Regione. Un consigliere di maggioranza – questa la versione che circolava, con tanto di resoconti in Municipio – aveva chiesto un trattamento di riguardo al circo acquatico Bellucci, che in quei giorni stava richiamando un pubblico numeroso sotto il tendone di piazza del Papa. Per l’esattezza 13 biglietti gratis alla direzione. 
Una richiesta «insistente e maleducata», fatta al telefono, a metà tra il grottesco e il classico caso di presunta malapolitica, visto che l’esponente politico in questione avrebbe preteso di entrare senza sborsare un soldo, portandosi appresso altri 12 spettatori tra familiari e amici.
Un “risparmio” di 169 euro ottenuto con una falsa dichiarazione, sempre fatta al telefono: «Sono il presidente della commissione spettacoli viaggianti». Facile immaginare la sorpresa generale: una commissione con questo nome e queste competenze, almeno a Termoli, non è mai esistita. 

Lui era Francesco Rinaldi, anche oggi consigliere comunale ma all’opposizione, che proprio nella giornata odierna – 22 maggio – è stato assolto con formula piena dal collegio di Larino. “Il fatto non sussiste” hanno detto i giudici, mettendo in soffitta una vicenda che aveva avuto non trascurabili strascichi politici, terminata con l’apertura di un fascicolo giudiziario per l’ipotesi di reato di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, praticamente la vecchia concussione. La Procura aveva aperto d’ufficio l’inchiesta basandosi su un articolo di Primonumero.it, chiaramente dopo aver appurato che il consigliere in questione (nell’articolo il nome non era stato fatto) fosse proprio lui, irriducibile di Forza Italia. La notizia dalla quale i magistrati erano partiti riguardava la richiesta della minoranza dell’epoca, che aveva chiesto la “testa” del presunto scroccone. Facile immaginare l’impatto mediatico dell’episodio, le battute in Comune e fuori al punto che lo stesso sindaco, Antonio Di Brino, si era sentito in dovere di redarguire il diretto interessato richiamandolo a “più sobri comportamenti”.Ora però Francesco Rinaldi è stato scagionato da ogni accusa, malgrado il pubblico ministero Marianna Meo avesse chiesto per lui ben tre anni di reclusione. Il processo, iniziato l’anno scorso, si è concluso oggi a palazzo di Giustizia di Larino, quando il collegio di giudici ha espresso un verdetto di non colpevolezza nei confronti del consigliere, difeso dal penalista Joe Mileti. La pubblica accusa sosteneva che lui avrebbe preteso 13 biglietti gratis in una telefonata piuttosto veemente fatta alla direzione del circo acquatico. Lo ha raccontato in aula la rappresentante circense, teste principale del pm. «Ha chiamato sostenendo di essere Rinaldi, assessore e presidente della commissione del pubblico spettacolo – ha riferito – e il giorno dopo è venuto a ritirare i biglietti in suo nome un tizio che parlava spagnolo, e che invece di 13 biglietti ne ha voluti molti di più».

Insomma, una storia degna di Totò e Peppino, che la difesa ha smontato puntando sulla inesistenza di elementi di collegamento tra questa persona, ipotetico sudamericano che parlava in spagnolo, e l’esponente politico del Comune, rieletto due anni dopo con la civica Alleanza per Termoli.

Sempre la pubblica accusa ha sostenuto che Rinaldi, che a vedere il circo ci è andato davvero («ma pagando il biglietto per sé e per qualche familiare», precisa il difensore), durante l’intervallo tra il primo e il secondo tempo dello spettacolo circense avrebbe preteso di entrare gratis nello zoo, evitando di sborsare i 2 euro. «Ma io mi sono rifiutata di farlo passare» ha detto ancora la teste del circo. Nel marzo 2012, epoca dei fatti, era successo un bel caos, tanto che la stessa responsabile del circo aveva chiamato in Comune lamentandosi per il «comportamento sfacciato» dell’esponente politico, innescando l’interpellanza con la quale la minoranza preceduta da Daniele Paradisi aveva chiesto le dimissioni di Rinaldi esortando il sindaco Di Brino a prendere provvedimenti. La storia era finita senza nessun tipo di decisione e il tempo era poi passato, arrivando alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della magistratura a carico del consigliere. Una storia che oggi si chiude con una assoluzione piena, favorita dal fascicolo comunale delle autorizzazioni che mostra alcuni biglietti gratuiti messi a disposizione degli amministratori dalla direzione circense che sono ancora lì, tra le pieghe di quelle “carte”, a testimoniare che nessuno li ha usati pur potendo entrare a sbafo. Ammesso che lo sapesse, chiaro. Ma tant’è: Francesco Rinaldi ne esce pulito, la difesa più che soddisfatta. Improbabile il ricorso in Appello.