Negli ultimi giorni il web si è scatenato con commenti ed articoli (alcuni ironici e divertenti, altri polemici e molto critici) in relazione a quanto avvenuto a Ladispoli.
Quando ho visto il video del leone che si aggirava per le strade della cittadina, la mia prima reazione è stato un amaro sorriso pensando a chi, dopo una serata di festa con gli amici, rientrando a casa, non avrà creduto ai propri occhi e avrà pensato di aver esagerato con il bere.
Poi il sorriso si è trasformato in rabbia e sdegno perché non è accettabile che succedano queste cose ancora oggi ed è andata bene perché l’episodio avrebbe potuto avere fine ben più tragica, sia per il leone sia per qualche passante.
Ecco il fatto riportato da Repubblica:
Leone in giro per le strade di Ladispoli, narcotizzato fugge di nuovo ma viene preso. I gestori: “La gabbia era aperta, è stato un sabotaggio”
L’allerta è stata altissima per ore: dalle 16 fino alle 22 quando Kimba è stato accerchiato dai veterinari e preso dopo un altro tentativo di fuga. Il sindaco: “Spero che questo episodio possa mettere la parola fine allo sfruttamento degli animali nei circhi” (…)
Partiamo da una considerazione: questi fatti non possono e non devono accadere ed è troppo facile dire che è “colpa degli animalisti che aprono le gabbie”. Evidentemente, anche così fosse, le gabbie non erano sorvegliate a sufficienza ed era troppo facile accedere ad esse, o non chiuse a dovere. Starà al Giudice e alla Magistratura stabilire responsabilità dell’accaduto, non certo a noi.
Una cosa è certa: questo fatto darà una decisiva accelerata alla legge che vieta gli animali esotici nei circhi ed ha sollevato un tam tam mediatico facendo scatenare dibattiti e confronti (più o meno eleganti) tra la popolazione, i giornalisti e gli addetti ai lavori. La cosa che è parsa chiara ed innegabile è il fatto che i media e alcuni politici, tra cui il sindaco di Ladispoli, si sono espressi contro la presenza di animali esotici nei circhi (non contro il circo, attenzione!).
Si è quindi tornati a parlare di animali nei circhi, tema trito e ritrito per l’opinione pubblica ma che sembra ancora un tabù per molti circensi ed addetti ai lavori.
I numeri di gabbia ormai interessano pochissimi fanatici del settore e scontentano o irritano la maggior parte della popolazione. Questo in Italia o in molti stati europei, altrove non è così e non è un caso che il domatore più talentuoso che abbiamo, Bruno Togni, stia lavorando in Russia dove c’è una cultura ed una sensibilità differente dalla nostra. In Italia, che le tigri camminino avanti ed indietro non interessa praticamente a nessuno, prendiamone serenamente atto.
Il titolo originale di questo articolo (scritto due settimane prima dell’episodio di Ladispoli) sarebbe stato: “I numeri di gabbia… sono una cag*** pazzesca”. Vi ricordate quando Paolo Villaggio nel film Fantozzi, obbligato insieme ai colleghi a “terrificanti visioni dei classici del cinema”, dice infine che per lui «La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca», con successivi 92 minuti di applausi? Sono sicuro di sì.
Cosa ha significato quella scena? Significava dire una cosa che molti pensavano o avrebbero voluto dire ma non si azzardavano a farlo perché sarebbe stato come infrangere un tabù. Era la rivolta, un segno di rottura, era dissacrare un simbolo “sacro” e considerato fino a quel momento intoccabile. Proprio come Paolo Villaggio, come racconterà successivamente in un’intervista, non pensava veramente che il film fosse una cagata pazzesca, ma che semplicemente era un film noioso e fuori tempo.
Allo stesso modo io non credo che tutti i numeri di gabbia siano davvero una ca**** pazzesca, penso solo siano fuori moda, non incontrino più il gusto della maggior parte pubblico e addirittura vadano ad urtare la sensibilità di molti spettatori.
E non è solo questione di vedere animalisti ovunque (vizietto di molti circensi che mi ricordano il povero Berlusconi quando vedeva comunisti ovunque) ma basterebbe serenamente accettare che i tempi sono cambiati. Lo hanno fatto circhi come Roncalli, Knie, Arlette Gruss, ma anche complessi come Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus che avevano una marea di esemplari di elefanti e bestie feroci.
Siamo in una fase di grande trasformazione del circo dove la scena contemporanea sta prendendo piede e sta facendo ri-innamorare la gente con spettacoli poetici, visionari, tecnicamente e tecnologicamente all’avanguardia. Questo merito anche dei talent show dove artisti circensi stanno trovando nuovo spazio e nuovo pubblico.
Basta prendere in mano i programmi di qualsiasi festival di circo in Italia e scoprirete che non sono presenti numeri con animali esotici o feroci. Qui va fatta una precisazione (parlo anche in qualità di direttore Artistico del Festival Strabilio).
Il motivo non è solo la sensibilità dei Direttori Artistici ma il fatto che se un Festival mettesse un numero di Gabbia (prendetene uno a caso tra Strabilio, Funambolika, Sul filo del circo, La Strada Festival, etc) perderebbe molti finanziamenti pubblici ed il sostegno di comuni ed istituzioni (tradotto: nessun politico vuole rischiare di perdere consenso per avere 4 tigri in gabbia).
Ci sono due strade: farsene una ragione e stare al passo con i tempi, intercettando un nuovo pubblico come sta facendo, per esempio, Gravity Circus, oppure continuare a proiettare la Corazzata Potemkin e gridare “Aiuto! Aiuto! È scappato il leone”.