Nell’uso comune con il termine “fachiro” si intende un individuo che si sottoponga volontariamente a delle eccezionali prove di coraggio e sofferenza fisica, come ingoiare lame o camminare a piedi nudi sui carboni ardenti (pirobazia).
Il termine deriva dall’arabo faqir, che significa povero, e indicava inizialmente i dervisci musulmani, che vivevano in assoluta povertà, ma successivamente fu utilizzato anche per i mendicanti indù, dediti a pratiche ascetiche e grandemente rispettati per le loro incredibili doti.

Nel mondo del circo il fachiro ha rappresentato in passato una grande attrattiva, dovuta in parte al gusto dell’esotico e del misterioso, ma soprattutto alla capacità di stupire con numeri apparentemente impossibili, estremamente pericolosi o dolorosi. Esiste un fachirismo che potremmo definire “spettacolare”, che non mira all’elevazione spirituale dell’individuo, ma a stupire e divertire il pubblico.

Lo spettatore, immedesimandosi nel fachiro, resta esterrefatto da quello che vede, incredulo, successivamente ammirato. Il fachiro può sembrare insensibile al dolore, invulnerabile, e perfino vincitore sulla morte (si tramanda che il fachiro possa farsi seppellire vivo per un certo tempo e poi uscire incolume dal sepolcro).

È inutile dire che i fachiri del mondo dello spettacolo non sono esseri semidivini o uomini con i superpoteri, ma professionisti di grande formazione e competenza, che utilizzano stratagemmi e virtuosismi corporei.

Si tratta certamente di un’arte che richiede grande coraggio e preparazione, non esente da rischi. Il fachiro fa qualcosa di pericoloso o potenzialmente molto doloroso per dare spettacolo, e ne esce incolume per le sue abilità d’artista, laddove l’errore può avere conseguenze anche gravi. Non si tratta quindi di un’arte da dilettanti, né di un’arte facilmente riproducibile.

Nel mondo contemporaneo il pubblico adulto è sempre più difficile da stupire, per una crescente tendenza allo scetticismo e un’abitudine consolidata agli effetti speciali del cinema. Tuttavia, esisterà sempre la necessità dell’evasione verso l’impossibile, e lo spettacolo dal vivo ha i mezzi per offrirla, anche se oggi è più difficoltoso.

Si tratta probabilmente di una delle grandi sfide del circo del futuro: offrire più emozioni degli spettacoli digitali. Gli artisti in carne e ossa possono certamente regalare più trepidazione, adrenalina e trasporto di un film, ma ormai servono una narrazione e la creazione di precise atmosfere, altrimenti non funziona. Lo stesso numero può avere un impatto drasticamente diverso se offerto con una regia consapevole, una vera scenografia, delle luci e una musica che ne aumentino la portata emotiva. Ovviamente sto parlando di grande circo, con obiettivi artistici ambiziosi, non del circo per bambini che punta sui pupazzi stile Disney.

Questa è la sfida del circo di domani: spaventare più dei film horror, far piangere più dei film drammatici, far ridere più dei film comici. E per vincere questa sfida bisogna inevitabilmente scavare nella storia del circo e utilizzare tutti i mezzi a disposizione, come i colori sulla tavolozza di un artista e, più di ogni altra cosa, sapere che spettacolo dipingere. Il fachirismo spettacolare è uno di questi possibili colori, un misto di rosso fuoco e lucente metallo, una delle varie possibilità da non trascurare, ma da utilizzare con una consapevolezza nuova.

Armando Talas