Quando la pandemia ferma il viaggio di una compagnia circense in un piccolo paese della Sicilia, tra artisti e cittadini nasce un rapporto speciale. In memoria di un uomo generoso

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 40 di «Vanity Fair», in edicola fino al 6 ottobre.

Quando il sindaco di Santa Teresa di Riva, un comune sul mare nel Messinese, ha chiesto ai suoi concittadini di supportare la comunità circense rimasta bloccata dalla pandemia, Fabrizio ha pensato a suo padre. Senza batter ciglio, ogni giorno alla stessa ora, fin dall’inizio del lockdown, ha portato il pane per i 150 circensi, percorrendo otto chilometri dal vicino comune di Roccalumera verso il tendone sul fiumiciattolo dove il Circo Orfei Martini è tuttora ancorato.

Dopo mesi in cui Fabrizio lasciava solo i sacchi di pane sul tavolo comune all’ingresso del circo, a poco a poco ha conosciuto i nomi dei circensi, sono diventati amici, e ha raccontato loro la sua storia «Nel 1993 un uomo australiano di origine siciliana è venuto al nostro Panificio Onnis dicendo di cercare Carmelo», ha raccontato a Darix, il responsabile del circo. Carmelo, il papà di Fabrizio, era però mancato qualche anno prima, lasciando ai figli la gestione del panificio. «E tra le lacrime mi ha confessato che suo padre, in punto di morte, gli aveva dato il compito di ripagare il pane che per anni era stato regalato loro dal mio, prima che lasciassero la Sicilia per cercare fortuna in Australia. Quel giovane uomo mi ha raccontato della generosità di mio padre che, scherzando, diceva al suo: “Un giorno mi ripagheranno i tuoi figli”». Quei figli, poi, fortuna l’avevano fatta per davvero: l’uomo australiano ha dato a Fabrizio 5 milioni di vecchie lire. A distanza di 20 anni, è Fabrizio che sente di voler offrire il suo pane. Questa volta però è toccato a un circo.

«La generosità di questa terra rimarrà nel cuore e nella storia del Circo Orfei», dice Michael, 20 anni, acrobata, trapezista, premiato a 11 anni per un triplo salto mortale da Guinness dei primati. E della generosità dei suoi concittadini ne è convinto anche il sindaco, Danilo Lo Giudice, che con un appello su Facebook all’inizio della pandemia ha dato il via a una storia di solidarietà e amicizia senza uguali. «Quando c’è una necessità, i siciliani sono pronti a tendere una mano. E così quel poco che abbiamo, lo abbiamo condiviso».

Sul tappeto rosso che precede l’ingresso al tendone, ogni mattina i bambini si allenano a suon di musica, accompagnati dalla voce calda del maestro René, un acrobata messicano diventato istruttore. Nei suoi anni di attività circense si è esibito anche di fronte a Michael Jackson. «Ho girato tutto il mondo, ma in Italia mi sento sempre a casa». Come a casa si sentono sempre i bambini tra le sue braccia, quando sbagliano un salto e vanno a piangere dal maestro René che li sprona a fare meglio. Nonostante la pandemia, i bambini non hanno perso l’allenamento e, tra una lezione scolastica online e l’altra, con la mamma e ballerina Sabrina tuttofare, si sono preparati per una stagione inaspettata: quella estiva. Con tutte le precauzioni necessarie, i comuni del Messinese sono riusciti a garantire spettacoli gratuiti per il pubblico, dando così lavoro ai circensi che non si esibivano da febbraio. Ciò che però ha reso queste esibizioni speciali e diverse è stato il fatto che il pubblico conosceva gli artisti uno per uno. E li ha applauditi chiamandoli per nome.

«Quando ho visto lo spettacolo per la prima volta, ho pianto due ore di fila come un bambino», racconta Natale, gestore del Bar Sicilia di Santa Teresa di Riva. «Un’emozione grande aver condiviso con loro i mesi più difficili e poi vederli splendere: danzare, volteggiare, farci ridere coi clown». Natale ha fatto assaggiare le sue granite e le torte al pistacchio a tutti i circensi. A maggio, il suo video su Facebook che chiedeva la riapertura dei bar in Italia è diventato virale. Ma al netto di tutte le perdite, il circo è stato il regalo più bello che questa pandemia potesse fargli. «Siamo grati al circo, avevamo dei pregiudizi sul loro stile di vita, ora non riesco a immaginare Santa Teresa di Riva senza di loro». Come Natale, tanti altri concittadini si sono affezionati. C’è una signora, per esempio, che dopo la fine del lockdown ha fatto visita quotidiana all’elefantessa Baby. Da quando è nata 32 anni fa, vive in simbiosi con Desiré che, più che una padrona, è sua sorella maggiore. «Avevo dodici anni quando ho iniziato a prendermi cura di Baby. Adesso non posso andare a fare neanche un bagno a mare che lei mi cerca».Lo stesso dicasi per Jadore, figlia di Desiré, 12 anni, ballerina e acrobata, una delle promesse del circo. «Quando Baby ha mal di pancia, mia mamma Desiré dorme con lei per consolarla. Siamo cresciute così: insieme».

I circensi provengono tutti da famiglie di tradizione circense, generazioni di viaggi per l’Italia e l’Europa, nati tutti in città diverse del continente, ma uniti da quest’arte. Come Tommy, tedesco, che mostra le foto in bianco e nero di nonni e bisnonni: «Mia nonna è stata la prima donna a fare la lotta coi leoni», dice indicandola in una foto dove abbraccia un coccodrillo. Alcune aziende locali hanno fornito cibo, terra e paglia per gli animali: tigri, elefantessa, serpenti e coccodrilli. «Sono come i nostri figli», aggiunge Jolanda, moglie di Tommy: insieme fanno un numero coi serpenti.

L’unica autoctona della compagnia è un’altra Desiré, ballerina di Siracusa che da due anni gira col circo, insieme al compagno Tiago, circense brasiliano. «Mi sento parte di una comunità, ognuno fa qualcosa, tutti sanno fare tutto. Ho imparato il portoghese, i circensi brasiliani invece l’italiano. Ma siamo stufi di stare fermi, viviamo per il movimento». Ed è questa la sfida alle porte: rimettersi in cammino per l’autunno, con il rischio di una seconda ondata di Covid alle porte. Lo spostamento del circo comporta una grande spesa che non sanno se verrà ripagata dagli spettacoli della prossima stagione. «Sotto questo tendone a Santa Teresa di Riva abbiamo celebrato perfino i battesimi dei nostri figli, non so come potremo andar via», dichiara Darix. Nell’incertezza, la sera, aspetta il suo amico Natale che, una volta chiuso il bar, viene a sedersi al circo, e si raccontano le giornate. Come dei vecchi amici, uniti dalla ventura di essersi incontrati.