E’ bello scoprire che gli spettacoli circensi di alto livello ci sono ancora. Non è vero che il circo è morto: bisogna saperlo fare e il Circo Madagascar dei fratelli Martini, attendato nelle scorse settimane a Montenero di Bisaccia, sul tratto molisano della Statale Adriatica, ne dà la prova.

La struttura offre un eccellente colpo d’occhio: oltre al tendone giallo e blu a quattro antenne e otto contropali, dalla strada non passa certo inosservato il parco zoologico, con ampie aree coperte ed attrezzate per gli animali.

In periodo di pandemia, dove la maggior parte dei circhi ha scelto di ripartire con la formula “sotto le stelle”, i fratelli Martini hanno preferito montare il tradizionale tendone, poltroncine in ogni ordine di posti, tendone blu all’interno con fregi bianchi e rossi in corrispondenza dei pali. L’omissione dei teli perimetrali permette inoltre una più che abbondante areazione di tutto lo chapiteau, in linea con le attuali disposizioni. Scelta vincente: norme anti covid pienamente rispettate e atmosfera circense non solo salva, ma a mille. Chapeau!

Lo spettacolo, presentato da Dario De Felice, inizia puntualissimo con una parata di una quindicina di artisti in variopinti abiti da clown in un carosello danzante con tessuti multicolori che scendono dalla cupola, quasi a disegnare un circo colorato dentro al tendone.

A ricordarci che il circo nasce “equestre” è Daniel Martini con i suoi sei stupendi frisoni olandesi neri al trotto, che obbediscono ai suoi comandi per formare coppie, terzetti e passaggi complessi, lasciando poi la pista ai debout di un meraviglioso stallone arabo bianco.

Il Madagascar affida buona parte del proprio spettacolo ad alcuni dei migliori giovani talenti del circo italiano: uno di questi è Sage Macaggi, esponente di una storica famiglia circense, che conquista il pubblico con la particolarissima giocoleria con i cappelli. Se dal punto di vista tecnico Sage stupisce per l’abilità e la precisione con cui padroneggia i suoi cappelli rossi (prima tre, poi quattro e infine anche cinque), la presentazione artistica è ancora più notevole: ogni presa, ogni singolo movimento sono studiati fin nei minimi particolari, il gioco di luci, la coreografia e le musiche garantiscono un risultato di alto livello.

Le riprese comiche (e molto altro, in realtà) sono affidate al talentuoso Tyron Colombaioni, che non ha bisogno di trucco o di scarpe giganti, ma gli bastano una giacca di paillettes e un paio di occhiali. Il resto lo crea lui: eccellente attore e mimo, dà un taglio decisamente molto moderno alle riprese, coinvolge brillantemente il pubblico e diventa indiscusso padrone della scena, mandando definitivamente in soffitta il clown col naso rosso. La parodia dello chansonnier che riesce a portare faticosamente a termine “My Way” di Frank Sinatra nonostante i pantaloni gli cadano più volte, è estremamente godibile.

Lo spettacolo del Madagascar è davvero molto ben confezionato: sapiente gioco di luci, musiche appropriate, regia molto curata, coreografie che accompagnano i vari numeri e costumi molto eleganti. Così com’è elegante la bionda Frida Sambiase con il suo collaudato numero di antipodismo (o trinca, se preferite) su un attrezzo color argento più alto del solito, che ne esalta l’abilità. Quello che sarebbe già difficile fare con le mani, Frida lo fa con i piedi, facendo roteare rulli, cilindri, un tavolo e per il gran finale una struttura a quattro estremità infuocate.

Ventidue anni e la classe di un grande: è Maverik Piazza, che con il suo numero di cinghie aeree conquista la parte alta del tendone, fino ad arrivare sotto la cupola, tenendo il pubblico col fiato sospeso e il naso all’insù. La performance è molto dinamica ed alterna salite in rotazione a figure in volo circolare, esercizi eseguiti a due braccia e poi ad un braccio solo. Dietro un numero di questo genere c’è senz’altro uno studio e una preparazione maniacali: gli stop in plancia perfetta a mezz’aria ne sono la conferma. Un mix perfetto di forza, equilibrio e agilità. Spettacolare la discesa finale a srotolo da grande altezza. Emozionante.

La giovanissima Nicole Martini ha scelto una disciplina molto difficile da presentare: quella del verticalismo. Nonostante la giovane età, ha una presenza scenica notevolissima, quasi da vedette di un cabaret mitteleuropeo e alterna le figure di verticalismo e contorsionismo sulle canne a movimenti coreografici a terra. Un attrezzo posto su una piattaforma sopraelevata (anziché a terra), magari dotato di scaletta, darebbe forse maggiore risalto ad una attrazione già di per sé molto elegante. Colonna sonora perfetta, costume ideale, eccellente padronanza dei movimenti: complimenti a lei, ma anche agli insegnanti e ai registi.

Torna in pista il poliedrico Tyron Colombaioni questa volta in vesti abbastanza inconsuete per un circo, con una performance probabilmente molto più teatrale o da cabaret: il ventriloquo. Bunny è il pupazzo, a tratti irriverente, a cui Tyron presta la voce senza muovere le labbra. In sintesi Bunny senza Tyron non parlerebbe, ma Tyron senza Bunny non mangerebbe (parole loro…).

 

E mentre Tyron e Bunny intrattengono il pubblico, alle loro spalle viene montata la rete per quello che è il sigillo di uno spettacolo di alto livello: il trapezio volante. Jonathan (il porteur), Jenny e Marcelo (gli agili) sono i Flying Milla ed arrivano dal Cile con tutta la carica, il calore e la simpatia dei latini. Il trapezio volante incanta sempre ed è sicuramente uno dei simboli del circo tradizionale, anche se purtroppo è sempre meno diffuso, anche nei complessi più importanti (che magari fino a pochi anni fa avevano addirittura i volanti di famiglia).  Doppi avvitamenti, doppio salto mortale, doppio in plancia, volo in spaccata e una presa a corpo disteso per Jenny. E per finire un emozionante passaggio incrociato (con salto mortale in avanti per Marcelo) con ritorno a due in piattaforma: i Milla sono entusiasmanti e alla loro discesa in pista vengono accolti da una meritata ovazione. Alto, altissimo livello.

Quindici minuti di intervallo danno la possibilità al pubblico di andare ad ammirare uno dei più imponenti zoo viaggianti attualmente in circolazione, mentre sulla pista fervono i lavori di montaggio della gabbia per il numero che aprirà la seconda parte.

Giorgio Piazza è un giovane italiano figlio d’arte (anche suo padre è addestratore di felini), che ha fatto dell’educazione in dolcezza il suo motto. Ormai definitivamente dimenticata la figura del domatore-gladiatore e dei salti nel cerchio infuocato, Piazza entra in gabbia senza fruste, ma con un paio di bacchette con le quali impartisce istruzioni ai suoi felini, quasi come un direttore d’orchestra. Una tigre, una leonessa ed un magnifico esemplare di leone bianco sudafricano sono i suoi compagni di giochi, con un finale da antologia tutto per “The Lion King”.

Il quadro esotico del circo Madagascar è sicuramente uno dei migliori (se non il migliore) nel suo genere attualmente nel nostro paese, sia per la quantità e varietà di animali, sia per la presentazione artistica. Cinque danzatrici in costume di ispirazione tribale scendono in pista, mentre su una pedana arricchita di piante tropicali, Nicole e Kimberly Martini, in costume leopardato, disegnano figure di verticalismo e contorsionismo a due. Irrompe un gruppo di animali apparentemente allo stato brado (zebre, lama, watussi) che circondano la pedana: sembra la scena di un abbeveraggio in una pozza africana. Il quadro è molto suggestivo. Rimossa rapidamente la pedana, entra il padrone di casa, Massimiliano Martini, non un domatore, ma piuttosto un “preparatore accompagnatore” di animali. Quattro cammelli, quattro zebre, tre lama, tre watussi, struzzi, emù… il colpo d'occhio è straordinario. Fa quindi il suo ingresso un magnifico esemplare di giraffa, che viene condotta a mangiare dalle mani del pubblico. L'ippopotamo è un altro pezzo forte, davvero insolito trovarlo sulla pista di un circo. Il gran finale, in un crescendo continuo, è tutto per l'elefante indiano. Considerato il successo di pubblico, non sembra che il circo con animali svolga una attività così delittuosa come vorrebbero farci credere.

   

Anzi, vorremmo lanciare un appello agli animalisti: qui gli animali sono ben nutriti, amorevolmente accuditi, periodicamente sottoposti a rigorosi controlli veterinari e soprattutto sono al riparo da bracconieri e da ogni genere di tortura. Amici animalisti, qui non c'è bisogno della vostra battaglia, gli animali stanno bene. Le vostre sacrosante guerre contro le torture e le sevizie, portatele laddove sono davvero necessarie, ad esempio in Cina, dove gli animali sono barbaramente torturati, seviziati, trucidati e dove sono ancora radicate credenze ignoranti e primitive per cui si attribuiscono poteri taumaturgici o addirittura afrodisiaci a certe parti del corpo degli animali, alimentandone lo sterminio. Ecco, là sarebbe davvero utile la battaglia degli animalisti.

C'è poi spazio per il Transfomer, una attrazione tecnologica, ampiamente pubblicizzata, che consiste in un'auto che si apre e si trasforma in un robot gigante. Per onestà intellettuale dobbiamo dire che il momento ha ben poco di circense e che sicuramente avremmo preferito un numero di bascule o di filo (magari il filo alto, che è diventato sempre più raro). Ma è questione di gusti.

A chiudere lo spettacolo, torna in pista il “multitasking” Tyron Colombaioni. Albero genealogico importante, quello di Tyron: sua madre è Arianna Orfei, figlia di Amedeo Orfei, mentre il ramo paterno dei Colombaioni ha spesso dato grandi giocolieri al circo italiano. E siccome buon sangue non mente, Tyron si leva la giacca a lustrini e gli occhiali, sale sulla pedana e si esibisce con le sue cascate di palline in bouncing. Preciso nel gesto, elegante nei movimenti, simpatico e accattivante, unisce l'ottima tecnica ad una grande comunicativa: quando termina la cascata a nove palline e si avvicina sorridente a bordo pista, il pubblico è tutto con lui.

Per il gran finale, ritornano in pista tutti gli artisti per l'ultimo caloroso applauso del pubblico. Lo spettacolo del circo Madagascar scorre fluido, senza contrattempi, senza tempi morti (segno inequivocabile di una organizzazione di tutto punto) può contare su una scaletta di numeri di alto livello, un'ottima regia, costumi eleganti e raffinati, un sapiente gioco di luci, un'eccellente scelta di accompagnamenti musicali. Quando gli ingredienti sono di ottima qualità e le dosi sono giuste, il prodotto non può che essere eccellente. Lo spettacolo è assolutamente da non perdere.

Filippo Allegri