Il circo è una passione da sempre per la nobile famiglia Rivarola. Dopo 18 anni di contese, risolta la querelle del prodigioso archivio

Chiavari – Il suo nome completo è altisonante, così come blasonati erano i suoi antenati, ma a Chiavari per tutti era semplicemente Pino, soprannominato il “nobile bambino” per via della sua indole fanciullesca e giocosa che ha riversato nelle sue grandi passioni: il jazz e il circo. Il marchese Giuseppe Maria Rivarola è mancato nel 1983, ma tanti lo ricordano ancora come uno dei personaggi più carismatici della Chiavari degli anni Sessanta.

Tra gli organizzatori di Miss Balnearia, amico fraterno di Sergio Kasman, Rivarola fu insegnante e giornalista, scrittore e critico teatrale, ma soprattutto artefice inarrestabile di incredibili imprese come portare a Genova il celebre circo di Moscain piena Guerra Fredda, o far arrivare alla stazione di Chiavari un treno merci carico di elefanti indiani, facendoli sfilare sul primo binario in testa a una parata di giocolieri (era il 1971).

Il circo – di cui apprezzava anche lo stile di vita vagabondo e specialmente il contatto con gli animali, che amava profondamente – è stato per lui passione e lavoro, che lo ha portato ad affermarsi tra i maggiori collezionisti del settore e i più stimati esperti, giurato al Festival di Montecarlo del principe Ranieri e giornalista su riviste specializzate.

La collezione storica raccolta nel corso della sua vita, terminata a soli 61 anni per le complicanze del diabete, è oggi di esclusiva proprietà del figlio minore Alfredo, che ne ha ottenuto i diritti dopo una contesa giudiziaria di 18 anni con il fratello Riccardo.

L'archivio è conservato in provincia di Lucca, terra di origine della madre di Alfredo, la nobile Anna Maria Micotti Rivarola: circa diecimila pezzi tra cui manifesti dei primissimi circhi realizzati da Toulouse Lautrec, Dalì e Falchi, fotografie storiche, brochure di artisti circensi di tutto il mondo, libri e filmati rari. Come già suo padre, anche il nobiluomo Alfredo conserva il materiale stipato in appartamenti interi: «Mia madre si lamentava perché avevamo roba ovunque, perfino sotto al letto e sul terrazzo» racconta.

La storia della sua famiglia è una carrellata di aneddoti: dall'antenato più illustre, l'ambasciatore Stefano Rivarola, al cardinale Agostino Rivarola, miracolosamente scampato a un attentato carbonaro. In tempi più recenti, anche il marchese Pino ne combinava delle belle: dalle “comunioni” degli studenti celebrate, come da tradizione circense, nelle gabbie dei leoni, alla sua amicizia con Liana Orfei di cui la moglie era gelosissima. «Soprattutto – ricorda Alfredo – Mia mamma non voleva che spendesse tutto quel denaro nel circo».

Amico dei Medrano, degli Orfei e dei Togni, Rivarola non fu esente da vezzi come il soggiornare, durante i suoi viaggi, negli alloggi accanto al tendone piuttosto che in hotel. In Italia il circo è oggi in declino, sopraffatto dalle battaglie animaliste e dai costi esorbitanti, mentre resta in auge in Russia e Francia.

Una passione ereditata da Alfredo, 60 anni, trapezista dilettante ma soprattutto tecnico industriale che per lavoro ha girato il mondo quasi quanto un circense. Il suo sogno è oggi valorizzare la collezione del padre, esponendola al pubblico all'interno di contesti seri, in Italia e soprattutto a Chiavari, a cui resta legatissimo.