Grugliasco, 6 Gennaio 2024. Entrando nel foyer del Teatro Le Serre mi lascio alle spalle la fredda luce del pomeriggio, che filtra a fatica dal cielo ingombro di nubi.

Chiedo alla biglietteria il consueto accredito stampa, ma il giovane seduto davanti al PC mi guarda perplesso, soppesandomi. Poi, dopo alcuni secondi passati con gli occhi sullo schermo, soggiunge, come in una reminiscenza: “Sì… avevo tenuto qualcosa per Vedovelli (NdA Editore di Circusnews), ma poi mi hanno fatto casino”. Penso che ho guidato 300 km sotto la pioggia e sulle labbra mi compare un sorriso omicida. Dopo aver mostrato, per semplicità, la mail con cui venivano confermati un accredito stampa e un biglietto “ridotto” per mia moglie, che spesso mi fa da fotografa, riesco a ottenere un biglietto numerato e uno con scritto semplicemente “platea”. Un giovane all’ingresso, incaricato di fare la maschera, mi dice di sedermi appunto in platea, dove voglio. Il biglietto numerato è invece in ultima fila, posto esterno (fortunatamente il Teatro Le Serre è una moderna tensostruttura che non ha colonne). Strano che i biglietti in platea non siano numerati, penso scegliendomi un posto ottimale alla vista. Infatti lo sono, almeno alcuni. Dopo varie perplessità da parte delle stesse maschere e qualche minuto di attesa mi dicono di accomodarmi in galleria, in un’area che scopro essere riservata all’associazione AVIS. Mi scuso con gli encomiabili donatori di sangue per questa involontaria usurpazione, ma mi riprometto, a parziale ammenda, di fare una donazione: così potrò dire che per il circo ho dato anche il sangue.

Quando inizia finalmente lo show ogni fastidiosa traversia per il posto a sedere scompare.

Il Vertigo Galà, che riunisce vari artisti della Fondazione Cirko Vertigo, non è un dilettantesco laboratorio scolastico, ma ha tutte le caratteristiche del grande professionismo (e chiaramente la mia non è piaggeria). I numeri, tutti ottimamente coreografati, sono inframezzati dagli interventi dell’attrice comica Luisella Tamietto, che con le sue trovate in stile stand up comedy ha fatto divertire il pubblico.

Voglio dare il mio apprezzamento a tutti i giovani artisti che hanno partecipato allo show, perché ognuno ha contribuito in modo significativo alla sua riuscita, come ogni ingrediente serve per far ribollire una magica pozione.

Mi ha colpito particolarmente la sospensione capillare di Elisa Mutto, anche perché normalmente questo tipo di numero mi annoia o – peggio – mi dà sensazioni spiacevoli, come fossi anch’io appeso per i capelli. Invece Elisa è come fosse una ballerina che può liberarsi della forza di gravità, non essere più schiava del peso che ci lega alla terra. Prima corre nel vuoto, poi danza nell’aria, eterea, fino a compiere rotazioni vorticose, velocissime, quasi fosse una trottola, un astro impazzito nel cielo.

Memorabili anche i fiammeggianti costumi di Vladimir Ježić, che mostra una sfrontata e autentica attitudine al palcoscenico, una bellezza estetica che va oltre gli stereotipi di genere.

Mi sono piaciute molto anche le cinghie aeree di Sara Frediani, che le ha utilizzate in modo narrativo, raccontando il dramma di camminare sui tacchi alti.

Bravo anche Simone Menichini, che con i suoi temerari passaggi alla scala libera ha calamitato l’attenzione del pubblico. Ho apprezzato anche Eleni Fotiou, che si è esibita alla corda aerea, particolarmente per l’espressività teatrale, ben evidente già nel mano a mano effettuato con Gabriel Taiar, che si è cimentato anche alla rue cyr.

Il ricordo complessivo è quello di uno spettacolo carico di forza e bellezza.

Si tratta di giovani artisti che mi sembrano ben indirizzati, con una formazione adeguata al presente, completa, e possibilità espressive notevoli, che fanno ben sperare per l’avvenire, un futuro che è nelle loro mani. Non posso che complimentarmi.