Questa breve storia, che si svolge nell’arco di una sola giornata, inizia dentro un camion.

Cuneo, con le montagne che svettano in lontananza, abbracciata dai suoi due fiumi, il Gesso e lo Stura, ospita uno dei festival più importanti per gli appassionati di circo contemporaneo e arti performative: Mirabilia, una straordinaria concatenazione di eventi che si intrecciano e ripetono nella città, rendendola uno scrigno delle meraviglie. Vedere tutto è impossibile, data la straordinaria numerosità degli spettacoli proposti, tanto che ogni spettatore si ritaglia una sua versione di Mirabilia, fatta su misura.

La mia è iniziata appunto dentro un camion, quello della compagnia Dromosofista, che ha creato dei teatri mobili viaggianti. Immaginate 35 persone raccolte nel buio, vicine le une alle altre, sedute su dei cuscini e disposte a coppie su due gradinate parallele, separate dal sottile corridoio centrale d’entrata, dentro un camion trasformato in teatro. Gli artisti sono così vicini che basta allungare una mano per toccarli, ne puoi sentire i respiri.

“Antipodi”, questo il nome dello spettacolo, ti trasporta in un regno magico, a tratti lynchiano, dove la realtà si deforma, allarga e restringe, come se il cosmo ruotasse e pulsasse. È un susseguirsi di personaggi grotteschi, di vicende profondamente umane, così vicine al cuore dell’esistenza da dare una vertigine; non mancano, per svelare solo un poco il mistero, nemmeno la morte danzante e la vita nuova che nasce.

Uscito alla luce del sole, con le gambe leggermente intorpidite, ho avuto la sensazione di aver visto qualcosa di piccolissimo e grande allo stesso tempo. Un inizio davvero folgorante. Corro allo spettacolo successivo che, non essendo a pagamento, vedrà raccolta una gran folla.

Mi siedo su una sedia all’ombra e guardo la scena vuota, con la scenografia di legno montata all’aperto, mentre in lontananza qualcuno urla a un microfono frasi incomprensibili. Poco dopo arriva il Direttore Artistico in persona, Fabrizio Gavosto, ad annunciare un leggero ritardo dovuto alla manifestazione di piazza in corso, che nulla c’entra con il Festival.

Gavosto si muove continuamente in bicicletta tra uno spettacolo e l’altro; nei culti pagani sarebbe certamente considerato un messaggero d’Apollo, dio delle arti, capo delle Muse. Seguire il suo perpetuo moto all’interno di Mirabilia potrebbe essere un’ottima idea per non mancare alcun appuntamento saliente del festival, ma non è bello pedinare qualcuno, nemmeno un messaggero degli dei.

Poco dopo inizia “Poi” della compagnia spagnola “D’es Tro”. Il protagonista, che potremmo chiamare “l’uomo con il secchio in testa”, sembra un burbero uomo di campagna, un po’ folle, che si diverte un mondo giocando con delle trottole, rivelandosi abilissimo nel lanciarle. Lo spettacolo ha vari momenti sorprendenti e vede un forte coinvolgimento del pubblico, che finisce perfino a mangiar paglia, in una esilarante parodia della mucca. Tutto lo show è permeato dal tema della natura e della riscoperta di una dimensione umana arcaica, sincera e giocosa, dove le trottole rotanti diventano una fonte di autentico divertimento, oltre che un simbolo del globo terrestre e degli altri pianeti in perpetua rotazione.

Appena spento l’applauso finale, corro allo spettacolo successivo, che si tiene in un cortile poco distante, arrivando piuttosto in anticipo. Gavosto, il messaggero d’Apollo, è già là, davanti al cancello d’entrata: buon segno. Ovviamente fugge subito sui pedali, dopo aver dato qualche breve istruzione, diretto chissà dove.

Quello che segue è uno degli spettacoli più raffinati che abbia mai visto, il che non toglie che sia stato anche terribilmente divertente. “Vu”, della compagnia “Sacékripa”, francese, è fondato sulla straordinaria abilità mimica e attoriale del suo protagonista, Etienne Manceau. Immaginate un personaggio esilarante ma per nulla pasticcione; un tipo taciturno, abile, rigoroso come un professore di matematica, ma anche pazzo, affetto da innumerevoli ossessioni, ironico, sarcastico, che tenta sul palcoscenico semplici operazioni come prepararsi un tè, finendo per creare una specie d’apocalisse quotidiana. Straordinario il coinvolgimento del pubblico in queste sue vicende casalinghe, effettuato senza dire una sola parola.

Quando lo show è terminato, con una vera e propria standing ovation, mi dirigo al ristorante per cenare, dovendomi assolutamente riprendere da questo bagno d’arte varia.

Sorbito l’ultimo sorso di caffè, mi rituffo nel vortice di Mirabilia, dirigendomi al Teatro Toselli, un gioiello d’inizio Ottocento, dove pare di respirare ancora profumo di cipria e antichi fasti. Chissà quanti hanno calcato quel palcoscenico in più di due secoli, penso con lo sguardo perso e l’immaginazione accesa.

Lo spettacolo è “Concerto pour deux Clowns” dei francesi “Les rois vagabonds”. Si tratta di un raffinatissimo spettacolo di clownerie musicale con frangenti acrobatici; una narrativa leggera, avvincente, che lascia il pubblico in visibilio. Sorprende soprattutto l’abilità dei protagonisti in molte diverse arti. Che un clown sappia suonare, anche in modo virtuoso, può essere considerato perfino normale a livello alto: i clown musicali sono una parte importante della storia del circo. Ma quando dei clown musicali, che hanno appena suonato il violino o il trombone, diventano clown acrobatici l’effetto è stupefacente, perché del tutto inaspettato. Uno show memorabile, leggero ma con note artistiche a tratti sublimi.

All’uscita ritrovo Gavosto, vicino alla sua bicicletta, che mi chiede: “Ma hai visto la compagnia Basinga?”

Io, che non non ho idea di quando e dove fosse, rispondo timidamente di no.

“Ma come?! Se è la cosa più straordinaria che ho mai portato a Mirabilia! Era alle 20:05, con nessun altro spettacolo in contemporanea!”

“Ma… stavo cenando!”

A questo punto decido che l’anno prossimo mi procurerò un carretto e arpionerò la sua bicicletta, diventando io stesso un’improvvisata e clownesca attrazione circense.