Nella mia città c’è un Totoro con ombrello in ogni piazza spiovente. E un violinista tsigano a ogni porticato cantante.
Tanti applausi per ogni fodera del cappello mostrato e tante monete per chi non ne ha. Molti cabaret per chi ha preparato qualcosa, sia funzionante o meno.
E rughe sui volti delle case e finestre sulle facciate della gente!
Vi ricordate quel respiro profondo poco prima di dire: “Ebbene, ora tocca a me”? Qui lo potrete riassaggiare! Nei menù dei ristoranti troverete la prima volta di ogni vissuto!
Nel mio quartiere lampioni bipedi illuminano con una nuova luce i vostri perché; cascine contadine accolgono e verdi gechi s’affrettano verso le botteghe. Se vorrete vetrine, troverete oggetti. Potete prenderli, certo! A una sola condizione: che non li utilizziate nella modalità per cui sono stati creati! Con una chicchera si può dire qualunque cosa, lo sapevate? Io ci sto provando e intanto stendo addii come panni sui fili, intono il vento caldo, assemblo collage di pensieri e aspetto che Luigino, con un cromosoma in più, bussi alla mia porta! Lui è un crepapelle e va matto per gli omini di carta che svolazzano nei luoghi letterari abitati dai lettori distratti. Sono il frutto del laboratorio dell’aviatore e della sua famiglia: realizzano origami con l’aiuto dell’uomo elastico, gli danno vita e li fanno vagare per le strette vie acciottolate.
Una volta, nel loro cortile, con un apposito strumento alimentato a vapore, misurarono i miei timori e ne uscì una biglia contenente il numero susseguente al dodici: il CREDICI!
Di autovetture non ce ne sono, per spostarci usiamo due foglie galleggianti montate su dei rami intrecciati. E di valigie, gonfie di tutto quello che non si è fatto, son piene le strade! Esse camminano da sole e di fronte ad un bivio, prendono entrambe le direzioni! Non preoccupatevi, le potrete ritrovare a casa degli amici … audacemente aperte, con tutti i vestiti sparsi nei discorsi ammobiliati.
E, mi raccomando, guardate sempre verso i balconi sospesi sull’acqua! E se vedrete un pettirosso sulla ringhiera, significa che è l’abitazione della Regina delle Bolle di Sapone! Fischiettate il suo nome e lei uscirà come un arcobaleno e vi mostrerà come dal semplice soffiare può nascere la poesia.
Nei giorni di freddo preparate dei grazie, imbustateli e quando saranno maturi, recapitateli a chi vi ha ravvivato quando vi stavate spegnendo.
Ah, potete passare dalla commessa dell’emporio a darle un saluto? Lei mostra sempre delle esibizioni di grande gentilezza.
Ricordo lo squittio benevolo che fece quando le domandai ingenuamente: “Quanto costano tre semi di girasole?” e lei mi rispose “Quei semi si vendono a chili e in un chilo ce ne sono un’eternità”. Io non le dissi a cosa mi servissero ma questi versi di Jacques Prevert li dedico a lei:
Un très vieux perroquet vint lui porter ses graines de tournesol et le soleil entra dans sa prison d’enfant.
Racconto di Paolo Negri, illustrazione di Eugenio Broggi
Tratto da “22 Arcani circensi, freaks e simili”, Il Cavedio (2022) ilcavedio@ilcavedio.it