Venerdì 18 novembre al Palapanini di Modena ha preso ufficialmente il via la tournée 2022-2023 del Medrano della famiglia Casartelli, con spettacoli che si svolgeranno nell’arco dei prossimi due mesi nei palazzetti dello sport di Ravenna (25-27 novembre), Faenza (2-5 dicembre), Bologna (8-12 dicembre), Livorno (16-19 dicembre). A Firenze è prevista la sosta natalizia (25 dicembre – 8 gennaio) per chiudere a Genova (13-22 gennaio).

Un deciso cambio di marcia: sparita la parola “circo” anche dal profilo Facebook e dal sito internet, messo da parte il tradizionale chapiteau, si apre alle strutture fisse dei palasport, all’interno dei quali viene comunque allestita la tradizionale pista tonda. Il Palapanini di Modena ha pianta rettangolare e la barriera artisti con i tradizionali tendaggi del Medrano viene installata su uno dei lati corti, mentre la pista è allestita esattamente al centro della struttura. Fatta eccezione per i cosiddetti “palchi” a ridosso del ring, tutti gli altri posti (poltrone, tribune) si trovano sulle gradinate. In un contesto di questo tipo (non dimentichiamo che nella fattispecie il Palapanini ha una capienza di oltre 5.000 posti), viene un po’ a mancare il contatto, la vicinanza del pubblico.

La famiglia Casartelli è stata premiata per ben due volte con il Clown d’Oro al Festival Internazionale del Circo di Montecarlo, nel 1996 per “La Festa del Cavallo” e nel 2007 per l’insieme delle presentazioni e per lo straordinario passo a due a cavallo di Ingrid e Braian Casartelli; lo spettacolo attuale vede impegnati alcuni esponenti della numerosa famiglia accanto ad artisti esterni e diverse troupe internazionali. Si, avete letto bene: troupe. Da anni non si vedeva uno spettacolo con così tanti numeri corali.

Per l’apertura dello show, i motori vengono scaldati dal corpo di ballo ucraino della troupe Bingo, otto elementi (due uomini e sei donne) provenienti da Kiev, protagonisti di un conivolgente quadro coreografico, con una verticalista contorsionista, una virtuosa al trapezino e un aerialista alle cinghie.

I Bingo lasciano il posto a Sean Lima, la nuova generazione dei Casartelli, brillantemente diplomato all’Accademia d’Arte Circense di Verona. La sua specialità è la giocoleria classica, portata in pista con un ritmo e solarità tipicamente latini. Tricks con tre, quattro, cinque clave, passando per la giocoleria con i cappelli e poi gionglando con sei clave in aria contemporaneamente. Grande abilità e padronanza della scena.

Le riprese comiche sono curate, tra gli altri, da una delle “colonne storiche” di Casa Medrano: il clown Otto (nome d’arte di Ottaviano Simili, figlio dello mitico clown Romualdo) maestro di mimica nella parodia dell’uomo forte.

Colonna sonora “Earth Wind and Fire” per l’ingresso trionfale e l’ascesa al trapezio del grande Zampanò, le cui velleità artistiche vengono stroncate sul nascere dal maldestro assistente Jacob. Dopo un contratto pluridecennale con il Cirque Du Soleil, star assolute dei giochi icariani nello spettacolo “Varekai”, da tempo sono rientrati al Medrano i fratelli Roni e Stiv Bello (Casartelli da parte di madre), dove si esibiscono  a diversi metri da terra in uno straordinario trapezio comico, fondato sul classico dualismo “artista serio e disturbatore”, dipingendo di buffo anche i passaggi più complicati (e ce ne sono davvero tanti).

Dal circo di stato di Budapest arriva una troupe di quattro ballerini di breakdance, una specialità apparentemente non circense, ma sicuramente acrobatica e che in una location come un palasport risulta molto adatta.

Oltre a Stiv e Roni Bello, la penultima generazione dei Casartelli è rappresentata da Denise Sforzi (una Casartelli da parte di madre, mentre il padre è Alberto “Bertino” Sforzi, leggendario giocoliere): la sua specialità è il quick change, il trasformismo, la spettacolare arte di cambiare abito in un batter d’occhio, come nel finale, in cui l’assistente Sean le riversa addosso una cascata di lustrini e il suo costume si trasforma, praticamente a vista, in un abito da sera. Uno dei primi spettacoli circensi ad introdurre il quick change fu quello di Moira Orfei negli anni novanta, con gli straordinari russi Sudarchikov.

Mimica perfetta, profonda conoscenza dei tempi comici (l’esperienza maturata in anni trascorsi al Cirque du Soleil è un marchio inconfondibile), grandi occhiali a montatura nera, sguardo sempre tra lo stralunato e l’ingenuo, Jacob, nella sua livrea rossa da inserviente, si occupa, insieme a Otto e al fratello Roni, delle esilaranti riprese comiche, come quella delle grandi “comiche” illusioni.

Un altro quadro coreografico della troupe Bingo con due ballerine agli hula hoop precede uno dei momenti a più elevato contenuto adrenalinico dello show: il globo della morte dei brasiliani Diorio. Un motociclista entra nel globo e sfreccia ad alta velocità all’interno della sfera metallica, sfidando le leggi della gravità e la forza centripeta. Entra un secondo motociclista che incrocia le sue evoluzioni con quelle del collega e infine un terzo ad aumentare il grado di difficoltà, in un susseguirsi di incroci impossibili e pericolosissimi. Mentre all’interno degli chapiteaux il globo viene generalmente portato al centro della pista, in questa location si è evidentemente deciso di lasciarlo fisso a fianco della barriera, risultando forse un po’ lontano dal pubblico.

La seconda parte del programma viene aperta dalla troupe “Gang 14” di Fabio Ubaldini e le sue moto free style, un’esibizione che, ad onor del vero, ha poco di circense (nel senso stretto e più tradizionale del termine), ma è indubbiamente ad alto contenuto acrobatico e sicuramente mozzafiato. I motociclisti entrano nel palasport a velocità sostenuta e, con l’ausilio di una pedana ricurva, prendono letteralmente il volo per diversi metri, atterrando su un materasso gonfiabile gigante che ne attutisce l’impatto. Impressionante.

Senza stop, si passa da una attrazione incredibile ad un’altra ai limiti dell’impossibile: smessi i panni di Jacob, Stiv Bello, accompagnato da Denise Sforzi, gela il sangue dei presenti con le sue balestre e i tiri di precisione, resi ancora più impressionanti perché eseguiti su bersaglio umano. Il trick finale è da cardiopalma: il bersaglio umano è lo stesso Stiv Bello che scocca un dardo che fa azionare, una dopo l’altra, una serie di cinque frecce e l’ultima, ritornando verso di lui, va a trafiggere un palloncino posto a pochi centimetri sopra la sua testa. Attimi di brivido.

Anche lei formatasi all’Accademia d’Arte Circense di Verona (come d’altronde le ultime due generazioni dei Casartelli), Michelle “Medrano” Casartelli, si esibisce con sicurezza in uno dei numeri di antipodismo più interessanti del panorama circense attuale. Dotata di classe innata, fa volteggiare con i piedi cilindri, palloni e tessuti. Unica nel suo genere è la salita in palleggio di un pallone, gradino per gradino, su una struttura metallica ad albero che Michelle comanda solamente con i piedi, fino a centrare il canestro posto sulla sommità dell’attrezzo. Finale, poi, assolutamente entusiasmante: agganciata con una cinghia alla vita, viene sollevata in aria a testa in giù per diversi metri, mentre fa roteare quattro tessuti contemporaneamente, mani e piedi. Bravissima. Circensi cinesi, scansatevi proprio!

L’intermezzo comico della bascula è il commiato dei fratelli Bello, ma quando Roni si accomoda con la schiena sulla trinca e Stiv gli sale sui piedi, un brivido corre lungo la schiena e ci chiediamo se vorranno farci rivivere almeno una frazione dei loro grandi successi da icariani al Cirque du Soleil. In realtà la trinca viene usata solo per una verticale statica, ma l’emozione è davvero fortissima. Due artisti che hanno scritto a caratteri cubitali una pagina della storia del circo italiano.

Il numero finale è riservato al più giovane della compagnia: Gabriel Dell’Acqua, dodici anni, autentico fenomeno del verticalismo. Trionfatore con il Latina d’Oro al Festival Internazionale del Circo d’Italia nel 2020 e fresco vincitore dell’European Youth Circus 2022 di Wiesbaden: la presenza scenica ed il piglio da artista consumato. Si allena da quando aveva cinque anni, è già una star internazionale ed è sicuramente proiettato verso una carriera sfavillante. Sale le sette canne del suo attrezzo scintillante, passando in salto da una all’altra con un solo braccio. La sua performance è una successione di equilibri perfetti, figure fluide e poi statiche, di linee precise, di movimenti puliti, per terminare su un solo braccio su una canna che si innalza per diversi metri. Quello che sorprende è la forza e la resistenza: tutte le serie di esercizi, senza scendere, durano anche oltre tre minuti, tutti eseguiti con il disarmante sorriso di un bambino, ma che sa dosare sapientemente potenza ed eleganza come solo un grande artista sa fare. Standing ovation, assolutamente meritata.

Il gran finale è con la pirotecnica troupe Bingo e tutti gli artisti che affollano letteralmente la pista: da tempo non si vedeva uno spettacolo con una compagnia così numerosa..

Lo show è ben strutturato: un mix di tecnica, abilità, adrenalina, un ottimo uso delle luci e costumi molto curati ed eleganti, sicuramente adatto a tutta la famiglia. Ad onor del vero, dobbiamo dire che lo chapiteau esercita comunque un fascino molto potente, è senz’altro più “caloroso”, il pubblico è più vicino e partecipe. I tradizionalisti dovranno attendere il prossimo anno per sapere se le scelte aziendali proseguiranno con questa formula o se prevarrà il richiamo del tendone.

L’assenza di animali (oltre che di numeri aerei), ma anche la scelta di presentare attrazioni di origine non propriamente circense, sembrano indirizzare verso un tipo di spettacolo nuovo o comunque diverso da quello a cui siamo stati abituati fino ad ora. Metaforicamente, si potrebbe dire che le moto in volo sostituiscono i numeri aerei e i volanti, che il reticolo del globo della morte rappresenta i numeri di gabbia, che la breakdance è la nuova acrobatica.

Una riflessione viene spontanea: i Casartelli, che sono stati definiti la più grande famiglia circense di alto livello in attività, in questo spettacolo scendono in pista in pochissimi (sebbene molto validi), pur potendo contare su una compagine straordinariamente numerosa. E’ possibile che diversi rami di famiglia si siano “fermati”, magari dedicandosi ad altre attività, altri sono sicuramente lontani dai riflettori e si occupano dei diversi aspetti della gestione degli spettacoli. Ma sono soprattutto le giovani leve a risultare inspiegabilmente poco rappresentate nello show (dell’ultima generazione sono solo due e in discipline non acrobatiche), mentre si dà ampio spazio a troupe “esterne”. Considerata la brevità di questa tournée (solo due mesi in un anno) e qualora questa formula venisse riconfermata anche negli anni futuri, l’augurio è che non si stia lentamente sgretolando un patrimonio artistico di generazioni.

Si ringrazia Fabrizio Mori per la gentile concessione delle foto