C’era l’orchestra. C’era il charleston. E un corpo di flapper da capogiro. Con gli orli dei vestiti come i capelli, sempre più corti.
C’era il boss che batteva divertito le posate. Sempre con un sigaro in bocca, di continuo fuori tempo, perennemente seduto a quel tavolo sotto al palco. C’era il proibizionismo. Infatti lo champagne non era mai stato così buono. E c’erano le Cadillac Town Sedan e i Thompson. Ma in questa storia solo un caricatore verrà svuotato, e alla fine.
E poi c’era il porto. Con le navi, i pochi lavoratori onesti e i tanti ragazzini fissi a fare le spie dietro a un palo. Ovviamente c’erano anche i poliziotti. Quelli che credevano nella divisa e quelli che credevano nelle mazzette. C’era il pescato fresco, ogni benedetto giorno, con i tonni, i merluzzi, i gioielli e le banche. Tutto nelle mani del boss. Of course!
Poi trovarono lui, l’essere immondo: “Hey capo, questa notte i ragazzi giù al molo hanno trovato un tizio nelle reti, è vestito di rosso con tre gambe e tre braccia. Fa così schifo che nessuno ha il coraggio di sparagli”.
C’è che lo ingabbiano. E c’è che la sentinella, al mattino, la trovano tremante, traumatizzata e senza la forza di alzarsi. C’è che il boss vuole spiegazioni. Allora al giungere della notte mettono una sentinella alla nuova sentinella. Sta nascosta e osserva. E riporta che quell’ospite da brivido, quando è buio, si avvicina allo spioncino, sussurra delle parole e chi le ascolta inizia a sudare e a irrigidirsi. Tutto qui. Semplice.
C’è chi consiglia di farlo fuori. Chi di venderlo al circo. Chi di usarlo come compagno di cella per qualche “amico”.
E così fanno. E funziona alla grande.
Fino a quando arriva uno che vuole la pelle del capo. Un arrivista, forse uno furbo o forse un idiota: “Hey boss, dicono che quella cosa sussurri nelle orecchie le paure che ognuno porta con sé. Le più profonde. Lei non ne ha, vero?”. C’è chi ha pronunciato questa frase. Bene, la sua camera da letto è diventata una cella. Per due. E provate a indovinare cosa è successo …
Eppure al boss quella domanda ronza in testa, lo tormenta. Allora prende il mitra, scende le scale, apre la porta e si trova davanti a quegli occhi iniettati di sangue. E ascolta la sua voce roca, in tutta tranquillità, poi …Ratatatatatatatatatat!
E il boss non c’è più, sparito.
Rimane solo l’arma fumante e quella creatura occulta. Morta.
Fine.
Ah no, dimenticavo: c’è chi giura di aver visto il vecchio boss all’altro capo della Terra, molti anni dopo, in montagna, ad allevare caprette, vendere formaggio e a imitare il verso delle ghiandaie.
Ma voi ci credete?

Racconto di Paolo Negri, illustrazione di Eugenio Broggi
Tratto da “22 Arcani circensi, freaks e simili”, Il Cavedio (2022) 
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