Il circo è abilità umana, spettacolo, cultura. Tutto ciò prorompe nell’arte di József Richter Jr. che ha portato a Latina un vivace affresco di cultura magiara. La lunga tradizione dei csikós della puszta si riverbera nelle numerose prove di maestria e destrezza, salti e acrobazie, nell’euforia contaminante della squadra di ballerini e acrobati, nelle armonie della cavalleria in libertà.

L’Ungheria, passato il Danubio, si allarga in una gigantesca pianura. Qui, all’ombra degli Urali, si insediarono alcune delle più importanti civiltà del cavallo e qui si è sviluppata la disciplina degli attacchi. Pochi sanno, infatti, che la stessa parola “cocchio” ha origine dal nome di un piccolo villaggio ungherese noto per la produzione di carrozze, Kocs. Vedere in pista questi magnifici cavalli ricorda l’alleanza antica tra uomo e animale.

Il frisone è un cavallo da traino eppure è adatto per l’Alta Scuola. Docile, recettivo, l’abbiamo visto ballare, compiere piaffe, passo spagnolo e reverencia. Richter ha eseguito un efficace lavoro da terra cui il cavallo ha risposto, elegante, con la sua abbondante criniera e la coda boccolosa, e perfetto, nell’andatura in circolo sotto gli sguardi entusiasti del pubblico. Non sono stati da meno gli splendidi destrieri che si sono innalzati nelle impennate, spettacolari quelli dal manto grigio trotinato, né il pinzgauer, altra potente razza da tiro, dall’ampio torace e dalla groppa robusta, coinvolto nell’incredibile performance di salti mortali al ritmo della csárdás.

Richter appartiene alla settima generazione di una storica famiglia circense ed è direttore del Circo Nazionale Ungherese. Capeggia una squadra di artisti eccellenti, sgargianti nei loro pittoreschi costumi, che amalgamano forza e leggerezza in un arioso repertorio di balzi e piramidi sul dorso di cavalli generosi e maestosi, al trotto e al galoppo. L’interazione tra uomo e animale è completa, una vera celebrazione del circo di qualità.

Il Latina d’Oro è meritatissimo.

Photo Giovanni B. Pirro