Finito lo spettacolo la trovammo lì, sola, seduta in mezzo a tutte quelle sedie vuote, serafica. Avrà avuto all’incirca 2 anni e alla domanda “dove sono i tuoi genitori?” fece sì col capo.
Noi avevamo appena concluso il debutto e decidemmo che la mattina avremmo contattato i giornali, messo manifesti per le strade, declamato annunci all’ingresso: “Bambina smarrita! Contattateci!”.
Tutte azioni vane, nessuno rispose. La polizia ci consigliò di lasciarla all’orfanotrofio, ma all’interno della nostra famiglia questa soluzione accese antichi rancori. Forse la piccola lo capì e l’ultima sera sgattaiolò tra le gambe di tutti fino ad aggrapparsi ai polpacci più vigorosi del nostro entourage, quelli di Philippe G, il ciclista volante, l’unico in Francia a compiere il giro della morte su due ruote senza motore!
Dovete sapere che la vita del nostro corridore verteva su tre capisaldi: la fama, i record e le feste. Più qualche donna da esporre in bacheca. Per lui quale importanza poteva avere una piccola rana salterina senza famiglia? Nessuna. Senonché si accorse che la giornalista ebbe un fremito di entusiasmo e cupidità quando vide quell’attaccamento così morboso. Infatti bastò una foto in prima pagina e Phil capì che i suoi fan sarebbero impazziti a vedere un uomo così temerario svelare un lato così dolce.
Noi di certo non lo amavamo, ma Phil portava pubblico e il pubblico significa soldi e i soldi significano cibo, vestiti e miseri lussi. Quindi, quando lui disse “la bambina resta con noi”, la bambina rimase con noi. Peccato che dovetti occuparmene io, notte e giorno. Ed erano calci e strilli in continuazione. Si placava solo con l’arrivo di quell’ipocrita, applaudito da tutti per delle qualità che certo non aveva. Ma la cosa ancora più sorprendente di Roubaix, l’avevamo così chiamata in onore della città dove la trovammo, era che non cresceva! Passavano i mesi e lei era sempre uguale!
Sia nel peso che nel linguaggio!
I primi tempi questo sortilegio ci sorprese, ma poi l’accettammo come una delle tante stranezze che abitavano il nostro andare. Andare, sì… I nostri compagni di viaggio divennero la disoccupazione, la povertà e, purtroppo, la vecchiaia. Ci trovammo per strada. Persino Phil divenne uno sconosciuto qualunque. Ma quell’anonimato lo rese stranamente gentile. Tanto che più si ingobbiva e più gli piaceva giocare con Roubaix, l’eterna bambina.
Fino al giorno in cui, sui Campi Elisi, giunse una grossa signora ebrea e si presentò come Madame Rose. Prese la bimba in braccio e ci disse: “Grazie per averla tenuta con voi tutti questi anni, sono certa che s’è divertita”. E se ne andò.
Roubaix ci fece una linguaccia e noi, ci guardammo increduli.

Racconto di Paolo Negri, illustrazione di Eugenio Broggi
Tratto da “22 Arcani circensi, freaks e simili”, Il Cavedio (2022)
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