Una premessa è necessaria: questo libro di Enrico Nivolo non è tanto rivolto agli appassionati di circo e clownerie, quanto all’ambiente accademico, agli antropologi e agli studenti di antropologia. Lo stesso sottotitolo “percorsi rizomatici tra liminalità e anti-struttura” suona oscuro e sacerdotale alla maggior parte dei lettori.

La prima parte del volume, che rischia di scoraggiare chi è interessato in modo specifico alla figura del clown, è destinata all’analisi delle forze antro-poietiche della società contemporanea, ovvero a quei fattori che costruiscono l’individuo sociale: politica, mass-media e istruzione. Troviamo sottesa una feroce critica al sistema capitalista, con riferimenti colti nel panorama culturale italiano del Novecento a Gramsci, Silone e Pasolini. Lettura forbita e interessante, ma inevitabilmente parziale e molto seriosa.

Nella seconda parte troviamo finalmente i clown e i loro mondi.

Si parte dalla nascita del clown, alla fine dell’Ottocento (la prima fonte scritta in cui si menziona il clown è del 1817), e dalle due tipologie storiche di pagliaccio: il clown bianco e il clown “augusto”. Per semplificare, l’augusto è il tipo di clown goffo, maldestro e vestito in modo ridicolo, mentre il clown bianco è elegante, serio, arrogante, perfino repressivo e autoritario. Si può affermare che il clown bianco incarna per molti versi le figure centrali del sistema sociale, dominanti, così come l’augusto rappresenta chi è ai margini. Con il passare del tempo, dopo mezzo secolo di conflitti e vessazioni, seppur esilaranti, l’augusto si affrancherà dalla subordinazione al clown bianco, grazie anche a clown come Grock, diventando protagonista indiscusso, vittima non più del compare ma piuttosto del destino, delle circostanze della vita.

Nivolo fa propria la tesi di Louise Peacock, che individua proprio nel fallimento la cifra più significativa della figura del clown. Per questo il riso che il clown suscita ha sempre qualcosa di amaro: lo spettatore si identifica e riconosce nel clown la propria goffagine e inadeguatezza. L’autore arriva a trattare la clown-poiesi, ovvero la prassi necessaria a diventare un clown, trovando sia incentrata proprio sul fallimento: si deve fallire qualcosa per far ridere. I pagliacci fanno fiasco, ci fanno ridere e insieme comprendere la fallibilità umana; contemporaneamente, indicano nuove strade, vie di fuga, da quella che può essere una società opprimente.

Lettura complessa, non sempre di immediata comprensione, ma ricchissima di spunti di riflessione. Consigliata ai coraggiosi, purché abbiano volontà di capire e pazienza.

 

Informazioni e dove è possibile acquistare il libro:
Titolo: Antropologia dei clown
Autore: Enrico Nivolo
Casa Editrice: Mimesis Edizioni

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Armando Talas