Associazioni circensi protagoniste in commissione Cultura del Senato. Nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di Fondo unico per lo spettacolo (Fus), infatti, la 7a commissione ha ascoltato i rappresentanti dell’Ente nazionale circhi (ENC), dell’Accademia d’arte circense di Verona e dell’Associazione circo contemporaneo Italia (ACCI).

BUCCIONI (ENC)

“La situazione del mondo circense è negativamente condizionata dal tradimento che la Repubblica, nelle sue articolazioni, ha operato nei confronti del patto d’onore legislativo sancito con la legge 377 del 1968 riguardante il mondo del circo e dei luna park”. Lo ha detto Antonio Buccioni, presidente dell’Ente nazionale circhi (Enc), che ha spiegato: “La norma elencava le aree disponibili e idonee nei comuni per allestimenti di circo e luna park. Invece c’è stata l’evasione di quell’impegno e oggi siamo confinati in spazi non adeguati”.

Buccioni riporta il caso di Roma: “Siamo un’associazione di imprenditori, diamo lavoro a cinquemila e siamo ridotti al punto che quando mancano solo venti giorni ancora non si sa dove nella Capitale sarà ospitato il Circo Americano. Siamo stati privati delle poche aree che avevamo, ridotti in condizioni disastrate e, sempre restando all’ambito di Roma, sbattuti fuori dal Raccordo Anulare”.

Il presidente dell’Enc critica l’attuale sistema di redistribuzione del Fus. “Nel 1985 ricevevamo l’1,5 per cento del Fondo, oggi la quota è di poco superiore all’1 per cento. Stiamo vivendo un’aggressione da parte di forme di circo che non sono il circo tradizionale e che stanno erodendo le nostre risorse. Il circo contemporaneo, infatti è sperimentazione e avanguardia teatrale”. Lo Stato, ha proseguito Buccioni, “che un tempo teneva in considerazione la nostra categoria, oggi si è messo a normare in spregio del nostro settore”. E questo nonostante “siamo la nazione più medagliata al Festival di Montecarlo, che per il circo è il corrispondente del premio Oscar del cinema”.

Buccioni assicura inoltre che l’Enc “si opporrà sempre agli attacchi degli animalisti e di chi vuole l’eliminazione degli animali dai circhi. Se non gli sta bene, siamo anche pronti a portare il circo in esilio, in quelle zone del mondo dove è ancora apprezzato”. E a chi solleva perplessità e critiche sulle condizioni di vita negli animali, Buccioni risponde: “Stiamo parlando di duemila capi di bestiame. E nelle mura domestiche versano nelle stesse condizioni che in un circo”.

TOGNI (ACCADEMIA D’ARTE CIRCENSE)

Nel corso del suo intervento, invece, Andrea Togni, direttore dell’Accademia d’arte circense di Verona, ha illustrato i risultati della realtà da lui guidata. “Tutti i ragazzi lavorano in modo permanente in spettacoli europei – ha sottolineato-, il cento per cento dei nostri diplomati ha fatto della professione circense il proprio lavoro e abbiamo ricevuto prestigiosi riconoscimenti che non hanno eguali al mondo”.

Togni attacca “la riforma Franceschini del 2014 sulla ripartizione dei contributi Fus. Invece di prenderci da esempio, ci ha messo in ginocchio perché non ci vengono riconosciuti diversi punti fondamentali per la ripartizione dei fondi”. Per il direttore dell’Accademia d’arte circense, “l’attuale sistema, invece di sostenere chi fa circo come impresa, valorizza nuove sperimentazioni dagli esiti incerti e che tolgono risorse al circo”.

CUTTINI (ACCI)

“Il circo contemporaneo e di innovazione, nato alla fine degli anni Novanta, è in forte espansione e non è in contrasto con il circo classico dal quale deriva e di cui riconosce l’eccellenza artistica”. Lo ha detto Luisa Cuttini, coordinatrice dell’Associazione circo contemporaneo Italia (ACCI) creata nel 2017. “Questa nuova forma di circo in Europa è considerata alla stregua del teatro e della danza e per la prima volta dal 2015 rientra nel Fus”, ha ricordato Cuttini che ha aggiunto: “Il circo contemporaneo e di innovazione rompe con l’estetica tradizionale, rifiuta l’utilizzo di animali esotici, ha un approccio sperimentale con la danza, la musica, le arti visivi e rimodula lo spazio con il pubblico”.

Si tratta, ha sottolineato Cuttini, “di nuovo modo di intendere e fare spettacolo, esaltando i virtuosismi del corpo con l’arte di strada. Siamo un settore in aumento di pubblico e di allievi nelle scuole”. Per questo, ha proseguito, “chiediamo un riconoscimento artistico ed economico che vada al di là del Fus”. Al Fondo unico per lo spettacolo, ha concluso la coordinatrice di Acci, “va data una quantità dignitosa perché deve essere considerato un investimento e non un costo”.