Un vecchio professore di filosofia un giorno sosteneva che nella vita e nelle cose che la circondano l'importante è la ricerca del grigio, inteso come  compromesso, perché non si può essere o avere solo il bianco o solo il nero, ed una scelta moderata risulta spesso essere la più efficace.

Anche nel mondo circense dovrebbe essere applicata questa teoria, se non filosofica almeno pratica. In particolar modo sulla questione che negli ultimi tempi coinvolge e si dimostra critica per la sua (e nostra) sopravvivenza.

Nella questione animalista non possiamo pensare di tendere radicalmente verso il bianco ed optare per una totale assenza di animali, ne scegliere un nero, una scelta diametralmente opposta, che creerebbe fin troppi problemi.

Il grigio, in questo caso, consisterebbe nella presenza,  durante gli spettacoli, di quegli animali che per natura e predisposizione possono considerarsi compatibili con l'attività circense: cavalli, cani, asinelli, pappagalli, colombe, caprette… insomma quelli che sono definiti amici dell'uomo.

Discorso a parte e da approfondire è ovviamente quello relativo ai felini e ai pachidermi, che potrebbero essere anche presenti in un circo solo nel rispetto delle regole CITES.

Non è invece assolutamente giustificabile e ammissibile quello che abbiamo definito nero, cioè la sola mostra di quegli animali che per genetica non sono compatibili con cattività e custodia: tenere una foca o un'otaria in una tinozza con pochi litri d'acqua, magari nei mesi estivi con oltre 30°, non è assolutamente una condizione accettabile per un animale il cui habitat naturale è il polo, la zona più fredda del pianeta.

E che dire di serpenti e alligatori, costretti a vivere in minuscole cassette, semplicemente "rovesciati" e mostrati al pubblico?  Possiamo considerarla un’esibizione?

E’ forse un’esibizione un orso polare che succhia un biberon con acqua e zucchero? Dove sta l’ammaestramento? Sino ad arrivare a qualcosa come  presentare sotto lo chapiteau animali tra loro abitualmente non "amici". Da appassionati convinti, siamo rimasti letteralmente sconvolti  assistendo ad un numero che metteva in mostra una tigre in semilibertà in groppa a un cavallo che a sua volta trainava un carretto con sopra un orso.
Quale espressione artistica o  funzione sociale esprime un’esibizione del genere? E’ solo un invito a nozze per gli animalisti, oltre che un sintomo di pochezza mentale che mette in cattiva luce tutto il nostro amato mondo.

Quello che ci preme e che spesso pochi mettono in luce è un concetto basilare: tutti i circofili e tutti i circensi sono per il rispetto assoluto degli animali.
Non sono poche le testimonianze di famiglie circensi privatesi addirittura degli stipendi per poter garantire condizioni di benessere ai propri animali.

E' diritto e dovere dei circensi tutti riuscire a definire seriamente questa questione animalista con la collaborazione degli organi preposti, attraverso un confronto diretto fra i rappresentanti circensi da una parte e le istituzioni dall’altra.

E’ così difficile arrivare ad una legislatura che in maniera chiara sia valida per la totalità del territorio italiano, evitando questa libertà di interpretazione e di decisione affidata ai comuni?

Cari amici circensi e circofili riflettiamo bene su quanto detto, riflettiamo attentamente sull’importanza del colore GRIGIO.