Forse, come dice un vecchio e consunto luogo comune il circo è davvero “una grande famiglia”. Di quelle che non possono proprio fare una cena insieme senza litigare, che si coalizzano in piccoli gruppi che durano il tempo di una guerra, per poi sciogliere il coagulo alla ricerca di una nuova battaglia.

La pessima figura di un bel po’ di tempo fa in una storica (e mai dimenticata fino in fondo) puntata del Maurizio Costanzo Show dava una immagine della gente del circo che in effetti non lasciava sperare nulla di buono. Quella fu senza dubbio una occasione persa da questo ambiente per dare una immagine di sé che potesse interessare, in qualche misura, il grande pubblico. Ma le risse tra perfetti sconosciuti non erano allora un genere appetibile per i telespettatori di allora, ancora non abituati ai ruzzoloni e le urla del Grande Fratello che poi sono andate a tracimare in tutta la sub-cultura televisiva (chi lo avrebbe detto per esempio, che avremmo visto le botte nella trasmissione Forum della moderatissima Dalla Chiesa con Fabrizio Bracconieri che viene alle mani con un ospite troppo agitato).

Quella stessa volgarità che ormai è diventata anche politica, culturale, musicale, artistica e chi più ne ha più ne metta. A quel tempo, vedere questi strani personaggi litigare parlando di vecchie questioni familiari e di vecchie ruggini ricordava troppo una riunione di condominio finita nella solita maniera all’italiana, ovvero male.

Forse fu allora, quando la fine era cominciata già da un pezzo, che gli scricchiolii leggeri ed inquietanti del bel giocattolo chiamato Circo cominciarono a diventare crepe spaventose, che scrostano la vernice colorata e mostrano il reale disfacimento di un modello di vita. Eppure il circo è sopravvissuto fino ai giorni nostri. E proprio di fronte ad una delle crisi di immagine più severe che il circo subisce (ma che in buona parte si è anche auto-inflitto) da ogni parte, unita alla crisi economica e alla crisi culturale interna, ecco che cominciano a succedere cose che dette qualche anno fa sarebbero sembrate delle barzellette.

Eccoli i circensi che si radunano a Roma in una riunione accesa, con momenti di tensione, ma che sembra, finalmente, un momento di lavoro e di sviluppo. Ecco che i giovani, in una maniera o nell’altra, prendono coscienza dei loro doveri, discutono, si accendono, litigano perfino tra di loro per il da farsi. Ed ecco che il circo fa prove generali di una nuova esposizione mediatica.

Protesta a Roma, raccoglie pezzi di classe dirigente e di cultura che ascoltano il suo grido di aiuto con parlamentari, scrittori e scienziati che cominciano a combattere dogmi di molti generi che ormai avevano condannato all’inferno del dimenticatoio questo pezzo di storia del nostro paese come se fosse un vecchio mobile da buttare. Ma questo pezzo di storia si rifiuta di farsi buttare, perché prima di tutto non può quasi fare altro, almeno, non senza drammatiche conseguenze per molti, e poi, perché forse sta recuperando l’orgoglio di avere davvero un importante “funzione sociale” richiamando anche la legge che esiste e che la riconosce, senza però aver mai fatto nulla o quasi per applicarla. E allora questa famiglia può intanto dire che è sempre grande, antica, litigiosa, anche perché ha molta storia e molti intrecci alle spalle. Ma si è risvegliata un pochino più cosciente del fatto che questa storia, in fondo, vale qualcosa e che in fondo, la battaglia ad oltranza con gli animalisti, non è l’unico modo per essere visti dal grande pubblico.

Questa famiglia ha anche un bell’album di ricordi e un bel campionario di promesse per il futuro da portare avanti. E forse, molto presto, saranno in grado di raccontare il passato e lanciare lontano il futuro mentre per molto tempo, hanno fatto quasi l’opposto. E sarebbe bello se quel vecchio luogo comune che vuole questa gente come una “grande famiglia” fosse solo un po’ più vero, quel tanto che basta per superare la crisi insieme alla ricerca di una storia da proseguire. E la strada, finalmente, sembra quella giusta.