Dopo aver ucciso in un duello, il ventitreenne Antonio Franconi dovette lasciare Venezia e fuggire il più lontano possibile dalla giustizia asburgica. Trovò una prima sistemazione ad Amiens nel 1772, dove si esibì come funambolo. Qui nacque anche suo figlio Lorenzo, evento che lo indusse a cercare un lavoro che gli garantisse una certa continuità di guadagni. Fu così che si fece assumere come stalliere dal duca di Duras, ma durò poco. Riprese a viaggiare come acrobata. Era a Lione, quando il 4 novembre del 1779, nacque il suo secondo figlio, Enrico, ed ancora tentò di cambiare lavoro, entrando come guardiano al serraglio di Lione, poi provò a lanciarsi come organizzatore di corride, infine ideò uno spettacolo con cavalli da lui ideato, intitolato “Il combattimento e la morte di Malborough”, e fu così che ottenne l’attenzione di Philip Astley, che, sull’onda del successo in Inghilterra, aveva aperto il suo Amphithéâtre Anglais nel sobborgo di Rue du Faubourg-du-Temple. Era il 1782. L’anfiteatro era il primo edificio circense appositamente costruito in Francia, un teatro in legno con due livelli di gradinate che presentava spettacoli equestri, danze, atti di giocoleria e numeri di acrobati. Franconi guidò una compagnia familiare che contava ben venti cavalli e l’estro ironico di Jean Etienne Bassin, suo cognato, e Charles Voisin. Il pubblico rispondeva bene, il circo era sempre strapieno e dopo Parigi prese a toccare le città più popolose della Francia.

Il Paese, però, correva verso i disordini della Rivoluzione. Il 21 gennaio 1793, re Luigi XVI, condannato a morte dalla Convenzione Nazionale, fu ghigliottinato in Place de la Révolution. Astley allora abbandonò tutto ed affittò il suo anfiteatro a Franconi. La fortuna sorrise all’italiano che riuscì a destreggiarsi tra gli sconvolgimenti sociali e politici dell’epoca senza che nessuno potesse incrinare il corso dei suoi successi. Neppure il colpo di stato del 18 brumaio con l’ascesa turbolenta di Napoleone Bonaparte interruppe i suoi successi. Incrementò gli artisti della sua troupe, fece tournée in Belgio, entrò nel mondo dei giostrai e, nel 1802, con i figli Lorenzo ed Enrico, rilanciò il Cirque Franconi, presentando numeri con cavalli, “ippodrammi” e pantomime storiche.

Alla fine del 1806, Antonio Franconi fu espropriato del maneggio a causa dell’apertura di Rue Napoléon. Fu allora che, acquistati terreni dei Jardins des Capucines, tra Rue Saint-Honoré e Rue du Mont-Thabor, progettò la costruzione di un nuovo anfiteatro da 2.700 posti. Così il nacque il Cirque Olympique. L’idea era quella di convogliare in esso tutte le esperienze accumulate, presentando funambolismi e danze accanto a numeri con cavalli in “ippodrammi” e pantomime storiche. Fu inaugurato il 28 dicembre 1807 con la commedia equestre “La lanterna di Diogene”.

Spettacoli così sontuosi e ricercati si rivelarono però costosissimi. Le spese per costumi e scenografie furono insostenibili e nel 1816 il circo andò in bancarotta. I Franconi tornarono a Faubourg-du-Temple, nel 1817, in un edificio che ristrutturarono ed ampliarono. Non fu quella la sede definitiva del loro spettacolo perché, a seguito di un incendio, si stabilirono nel cuore di Boulevard du Temple nel 1826, dove Adolfo, figlio di Enrico, continuò l’opera del nonno ormai anziano col Théâtre équestre du Cirque Olympique.

Le eccelse doti di cavallerizzi dei Franconi divennero note in tutto il mondo. Chi accorreva ai loro spettacoli era sicuro di trovarvi incredibili performance, numeri sensazionali che univano tecnicità e creazione artistica, musica accattivante e costumi sgargianti. Anche i Bonaparte lo sapevano. Lorenzo, in particolare, divenne istruttore di equitazione per i Veliti della Guardia Nazionale ed ebbe tra i suoi allievi il principe Eugène de Beauharnais, figliastro di Napoleone (suo figlio Vittorio seguì le orme paterne, diresse l’ippodromo di Barrière de l’Étoile e fu addetto all’addestramento dei cavalli dell’imperatore Napoleone III).

Antonio spirò a 98 anni, il 6 dicembre 1836, i suoi figli morirono tredici anni dopo, portati via dal colera. Nel frattempo in Francia era esplosa una vera e propria mania. Tutta l’alta società fu travolta dal fascino degli spettacoli equestri da lui lanciati. Inoltre, i Franconi iniziarono ad addestrare anche altri animali ed alcuni di essi, come i cervi Coco e Zéphyr, divennero celeberrimi. Egual sorte toccò all’elefante Baba. Il pubblico non poteva credere ai suoi occhi. Quell’elefante era capace di tutto. Stappava una bottiglia, con la proboscide catturava le mele che gli venivano lanciate, suonava facendo girare la manovella di un organetto.

I guadagni triplicarono e Adolfo ottenne l’autorizzazione a gestire un secondo edificio con 3000 posti, in Carré Marigny con il nome di Cirque d’Été, utilizzato come residenza estiva degli show. Divenne poi il Cirque de l’Impératrice, in omaggio ad Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III, il quale volle a sua volta un circo a lui dedicato, il Cirque Napoléon, oggi noto come Cirque d’Hiver, ma questa è un’altra storia.