Un recente sondaggio d’opinione commissionato dall’Eurogroup for Animals a Savanta ComRes rileva come il 74% degli italiani e il 62% dei cittadini europei sia favorevole al divieto di utilizzo degli animali selvatici nei circhi (link). Percentuali analoghe considerano crudele l’uso degli animali selvatici nei circhi: il 77% degli italiani è d’accordo e il 68% degli europei. Solo il 10% degli italiani e il 20% degli europei crede che i circhi che mostrano animali selvatici siano educativi.

I sondaggi sono sempre influenzati dal modo in cui si pongono le domande e dalle caratteristiche demoscopiche dei campioni analizzati, non sono mai uno specchio perfetto delle opinioni; tuttavia, credo che la tendenza sia indiscutibilmente vera, i risultati fondamentalmente aderenti alla realtà. Senza andare lontano, basta entrare in Facebook o su altre piattaforme social e vedere i commenti sotto i post pubblicitari di alcuni circhi che puntano sugli animali. Questa tendenza c’è da molti anni e può dirsi consolidata, tanto che i governi di vari Stati europei hanno agito di conseguenza, o sono in procinto di farlo.

Credo che il primo passo, anche se per alcuni circensi estremamente doloroso, sia prenderne atto. Vedo troppe volte dei meccanismi che definirei “di negazione”, come quando non si riesce ad accettare una perdita. Così si rievoca un passato glorioso che non esiste più – e si scappa dal presente -, o si liquida tutto come fandonie o esagerazioni, oppure deliri di pochi animalisti isolati. Le altre reazioni che vedo sono soprattutto la rabbia e, sotto traccia, l’avvilimento.

L’accettazione, almeno nel mondo del circo classico italiano, è ancora ad appannaggio di pochi. Non credo sia cocciutaggine, tanto meno stupidità, bensì un preciso meccanismo di difesa, che mira al mantenimento dell’identità, un rifiuto assoluto e duro del cambiamento che ha profonde implicazioni.

Negare questo dato di realtà vuol dire continuare a dirottare soldi ed energie sugli animali selvatici piuttosto che su altre forme artistiche; vuol dire fare campagne pubblicitarie dove si finisce per essere coperti d’insulti; vuol dire addirittura considerare traditore e nemico chi propone spettacoli senza animali. Vuol dire persino prendersela con qualche giornalista che prova semplicemente a spiegare la realtà in modo imparziale.

Qualche passo verso l’accettazione credo vada fatto, perché i gusti del pubblico cambiano, come le idee, che lo si voglia oppure no. Poi ognuno può decidere di rimanere fedele a sé stesso, di andare contro corrente, di tentare imprese titaniche, ma l’atteggiamento non può essere sicuramente quello del “me ne frego”, espressione sintetica molto apprezzata da alcuni settori del circo italiano.

Essere padroni del proprio tempo vuol dire accettare la realtà e agire consapevolmente, indipendentemente dalle proprie scelte.