Un magnifico ideale di donna

Che cos’è la bellezza? Una convenzione, una moneta che ha corso solo in un dato tempo e in un dato luogo”. Con queste strane parole, Henrik Ibsen, uno dei padri della drammaturgia moderna, definì la bellezza, sottolineando come il gusto estetico sia in continuo mutamento.

Per fare un esempio, la Venere dipinta da Botticelli nel Quindicesimo secolo oggi sarebbe considerata “grassa”, con un’inammissibile pancetta. Del resto uno stilista dei giorni nostri non vorrebbe per le sue modelle le forme sinuose e piene che avevano negli anni sessanta Sofia Loren o Claudia Cardinale.

  

Da molti anni il modello occidentale di bellezza femminile, dettato dal mondo della moda e dello spettacolo, è abbastanza chiaro: una modella deve essere emaciata al limite dell’anoressia. Servono zigomi alti, labbra carnose (spesso gonfiate con il filler) e, soprattutto, un’estrema magrezza. Non un etto in più, nemmeno fosse di muscolo.

E nel mondo del circo? Che tipo di bellezza si propone negli spettacoli circensi?

La prima cosa su cui meditare è che le donne del circo non sono in pista perché belle, ma perché abili. La loro attrattiva sta primariamente in ciò che sanno fare, non nelle forme del loro corpo.

Di solito sono atletiche, in perfetta salute, mai scheletriche.

Incarnano un particolare ideale femminile, vicino a quello dello sport, ma non identico, perché non sono propriamente atlete, bensì donne di spettacolo, artiste che si rivolgono a un pubblico.

Possono essere più o meno consapevolmente seducenti, perfino erotiche, ma non necessariamente, perché le tipologie di spettacolo sono infinite. Spesso le circensi sono incidentalmente belle, ma hanno come unico obiettivo fare al meglio il proprio numero.

In conclusione, penso che le artiste del circo rappresentino un magnifico ideale di donna: sono belle perché libere e capaci di esprimere una grande arte, svincolate dagli stereotipi meschini di questo tempo.

di Armando Talas


Alcune immagini appartengono al nuovo libro di Peter Lavery – “Circus Work” della Hand Held Pubblication