Il mago è la testa dello spettacolo. La trapezista ne è il cuore. Il mago vi cattura appena varcate la soglia del tendone. La trapezista vi incanta poco prima che lasciate gli spalti. Lui usa parole, abiti e velocità d’inganno. Lei usa mascara, muscoli e capacità di volare.
Il mago dorme in un forziere, in mezzo alle illusioni, alle bacchette e alle clessidre. La trapezista dorme su una nuvola, in mezzo alle stoffe, alle corde e agli uccelli.
Siedono agli antipodi del tavolo quando pranzano con il resto della numerosa compagnia. E si continuano a guardare. Da anni. Il mago come ogni buon prestigiatore non svela i suoi segreti, neanche all’amico più freak. La trapezista come ogni buona circense muta i suoi appetiti in movimenti studiati. Non senza cadute né infortuni, intendiamoci.
Una notte, prima di coricarsi, la trapezista nota al centro della pista il copricapo del mago. “Sempre così attento che il mondo mantenga un ordine, possibile che se lo sia dimenticato?”. Lo prende, si trasforma in un fiore.
Batte eccitata le mani Cupida la nana, la mattina seguente.
“Senza dubbio!” le fa eco Bella con la barba. La trapezista ora ha un sospetto e un sorriso così luminoso che stasera potrebbero spegnere le luci e il suo esercizio si vedrebbe comunque.
Eppure la disposizione dei posti a cena non cambia. La novità è che il mago non la cerca. Lei invece lo occhieggia, morde la voglia con le labbra e scherza con le gemelle siamesi. Poi lo attende su un traliccio. E quando lui è vicino, lei come un falco plana furtiva sull’uomo in frac. “Niente fiori?” chiede la ladra innamorata. “Tutto si può camuffare nella vita, basta sapere come fare”. Un battito di mani inguantate nel bianco e dal cilindro spunta un paffuto coniglio. Sospira la rossa trapezista. E se lo porta a letto.
“Dunque si capisce quel che provo, nonostante il mantello e la cravatta ben annodata?” chiede il mago davanti ai valori del barometro in rapido calo. “Vedo i vostri cuori battere all’unisono”, puntualizza l’uomo più alto del pianeta.
E giusto il venerdì in cui lei sbaglia l’acrobazia, con sorpresa del pubblico e arrabbiatura del principale, lui le si avvicina con un mazzo di carte e le chiede di estrarre il suo asso di cuori.
“Vieni con me lassù, il tuo baule è troppo piccolo per starci in due”.
“Spiacente ma soffro di vertigini, non potrei mai salire quelle scale”.
Lei lo prende per mano, corrono al fienile, poi si baciano e si spogliano. Lui ha tatuato lungo tutto il corpo un labirinto, lei lo percorre ma vi si perde. Giunta a una porta gli sussurra: “Le rose del tuo giardino segreto non sono seccate, sono solo addormentate”.

Racconto di Paolo Negri, illustrazione di Eugenio Broggi
Tratto da “22 Arcani circensi, freaks e simili”, Il Cavedio (2022) 
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