Dalla fine dell'800 l'interesse per il mondo del circo ha spinto numerosi artisti a moltiplicare nelle loro tele immagini di clown, acrobati, saltimbanchi, equilibristi. Anche Pablo Picasso non rimase insensibile al fascino del mondo circense, un tema al quale l'artista ritorna regolarmente in relazione agli avvenimenti della sua vita, dalla sua giovinezza fino al momento prima della morte.

Una mostra, in corso fino al 30 ottobre al Convitto delle Arti di Noto (Siracusa), ripercorre l’universo dell’artista che, come pochi nel Novecento, ha saputo trattare, con il suo poliedrico genio e ai livelli più alti, tutte le tecniche ascrivibili al mondo dell’arte.

Picasso è Noto è un viaggio attraverso oltre 200 opere – tra oli, guache, disegni – nel complesso universo del maestro, dai teatranti e i saltimbanchi del circo al combattimento tra tori.

L'attrazione di Picasso per il circo inizia quand'egli, ancora adolescente, vede i circhi di passaggio nella Barcellona di fine '800. A quell'epoca rimane particolarmente affascinato dal circo equestre Tivoli dove lavora la giovane cavallerizza, Rosita de Oro, con la quale Picasso ha una relazione tra il 1897 e il 1900.

Quando nel 1904 si trasferisce a Parigi, ritrova l'atmosfera del circo al Medrano che diventa una fonte d'ispirazione fondamentale per le opere di quel periodo. Assiste agli spettacoli e frequenta assiduamente la troupe degli artisti nelle pause dal lavoro. L'origine madrilena, spagnola e catalana di molti di loro facilita la sua integrazione con la gente del circo e gli permette di rappresentarne la vita da un nuovo punto di vista.

I suoi personaggi circensi, che si mescolano a quelli della Commedia dell'Arte, non sono ripresi nel momento in cui danno sfogo al loro talento, come era invece avvenuto nella pittura di fine '800, ma durante le prove, nelle pause dal lavoro, in mezzo ad una strada o impegnati nelle incombenze del quotidiano.

Dopo le esperienze del periodo rosa, il circo torna ad essere un soggetto centrale nell'opera di Picasso quando, insieme a Jean Cocteau, Erik Satie e Léonide Massine, intraprende la sua prima esperienza teatrale.

Qualche anno dopo – nel 1924 – l'artista riscopre il circo Medrano in compagnia del figlio Paulo. Questa volta Picasso non è più "attore tra attori" e con il mondo del circo intrattiene un rapporto da spettatore. I disegni di trapezisti, acrobati e cavallerizzi legati a questo periodo dimostrano che lo sguardo dell'artista è rivolto allo spettacolo e non alla vita dietro le quinte.

L'universo circense torna poi con forza nell'opera dell'ultimo Picasso, come si vede nelle incisioni realizzate a partire dalla seconda metà degli anni '60. Queste opere rivelano con chiarezza che il rapporto con il circo è cambiato ancora una volta: l'artista si serve dell'universo dei personaggi circensi per inscenare il proprio 'circo', quello della fantasia e del sogno, ma anche quello dei ricordi di tutta una vita.