Il nostro attento lettore gagio-51 ci segnala un editoriale de Il ridotto a firma di Michele Casale.Michele Casale

Tornano a fronteggiarsi sulle piazze italiane dopo molti anni le famiglie più importanti del circo italiano, i Togni e gli Orfei. Un'analisi degli spettacoli attualmente proposti dai circhi Darix Togni e Moira Orfei, che portano ancora il nome dei due artisti scomparsi. Sempre ottimi i numeri di famiglia, da Davio e Corrado Togni a Lara Orfei con i figli Moira e Walter Junior. Ma gli spettacoli non sono più irresistibili come un tempo, il pubblico è distratto e gli altri numeri in programma non sono sempre all'altezza della situazione. Una crisi tutta italiana dalle radici profonde.

L’incombenza di un cognome importante si è rivelata spesso problematica per figli e nipoti appartenenti al mondo dello spettacolo, attesi al varco per l’inevitabile confronto. I figli di Tognazzi e Gassman ne sanno qualcosa, così come il talentuoso Cristiano De Andrè, spesso agli onori della cronaca per questioni non inerenti alla sua professione di musicista.

Nel mondo del circo, timori e remore di questo tipo ne esistono praticamente poche, e il saccheggio di questo o quel cognome (con Orfei in cima ai desideri, senza averne quasi mai parentela diretta), con la speranza, sovente vana, di far affluire più gente agli spettacoli, è sempre stata un'abitudine molto diffusa.

Non è certamente il caso di due marchi importanti che in questo periodo hanno ricominciato a fronteggiarsi sulle piazze italiane: Darix Togni e Moira Orfei. Il primo, scomparso nel 1976, ma con l’attività saldamente nelle mani dei figli, è ritornato a girare nel nostro Paese dopo anni passati all’estero con una produzione in società con la famiglia Martino. Il Circo di Moira, che ci ha lasciato da poco, continua il suo cammino grazie al marito Walter e ai figli Stefano e Lara…

L’ambiente dei Togni ricorda molto i fasti degli anni Ottanta e Novanta, che ebbe il suo culmine con la fortunata esperienza delFlorilegio. Il suggestivo gusto di antico che si respira nei carrozzoni, nei palchi, nelle luci e nelle stoffe, riporta tutti all’epoca di un circo dove il tempo si fermava implacabile e faceva girare la testa. Corrado Togni, con la sua maschera comica sempre intatta, regala quel mix di mestiere e sobrietà al sempre vispo e inossidabile clown, elevando uno spettacolo non irresistibile come ai tempi migliori.

Gli animali sono sempre stati un tassello fondamentale per Darix, e la figura di gladiatore in gabbia (memorabili le sue immagini sulla Domenica del Corriere), adesso riproposta da Davio, è ascrivibile alla storia del circo. Mentre allora, però, dei numeri mozzafiato completavano il mosaico di un meccanismo perfetto, adesso gli animali sovrastano tutto, e ciò che rimane è tecnicamente e artisticamente insufficiente, e serve soltanto a riempire un vuoto praticamente incolmabile. L’auspicio è che questo sia solo l’inizio di un nuovo, definito e continuativo percorso, dove tutto può evolversi e cambiare, senza per forza tradire la tradizione, come erroneamente asseriscono quelli generalmente poco informati.

L’ambiente di Moira invece è stilisticamente più moderno. Si è deciso di renderlo più consono ai tempi attuali, compreso un mastodontico chapiteau che non agevola la visione dalle tribune collocate eccessivamente distanti. Sono già diversi anni che lo spettacolo ha assunto una conformazione più variegata, coniugando la caratteristica fondamentale del circo tradizionale riguardante la consequenzialità dei numeri, con una regia, scenografie e balletti preposti a renderlo più elegante e appetibile.

Walter Nones è sempre stato un ottimo impresario. Fissi nella mente di chi ha seguito il circo fin dall’adolescenza sono rimasti indelebili il circo sul ghiaccio e Moira più il circo di Mosca. La composizione dello show purtroppo negli ultimi anni si è quantitativamente e qualitativamente ridotta, orfana ormai di quelle attrazioni che facevano sgranare gli occhi alle persone assiepate su palchi e gradinate.

Alla famiglia di Lara Nones il compito arduo di portare avanti quasi interamente lo spettacolo, insieme al marito Misha, ottimo artista e insegnante. Tenerissimo, in particolar modo, il numero di acrobatica di quest’ultimo e del figlio di soli sette anni. Probabilmente qualcuno ricorderà anche il pregevole mano a mano di Moira e Walter jr. poco più che bambini, del quale purtroppo non si hanno più notizie, plasmato dalle ottime mani del papà. I due fratelli, nel frattempo cresciuti, si dedicano rispettivamente, la prima all’hula hoop, e il secondo a un numero di verticalismo ancora in cerca di precisa identità.

I trapezisti brasiliani Olimecha rendono sicuramente onore al circo che rappresentano, pur magari non mostrando una particolare eleganza sopraffina. Non è certamente di poco conto volteggiare un triplo e un doppio con avvitamento in totale controllo della situazione. Anche il clown Gyula Saly esegue egregiamente il lavoro di dispensatore di buon umore, con molti anni di apprendistato proprio nel circo di Moira. Sarebbe opportuno però variare il repertorio, perché già visto più volte nelle stesse città. Il figlio Victor inoltre, si esibisce in una performance di giocoleria musicale con l’ausilio di una batteria ancora in fase sperimentale, probabilmente ispirato dallo svizzero Eddy Carello presente nel programma di Moira qualche tempo fa.

Il pubblico italiano ha sempre nutrito un innegabile affetto per il circo, e le varie epoche lo hanno dimostrato ampiamente, ma anche le passioni più forti, quando subiscono delle sollecitazioni, dovute in questo caso alle banali ritualità di esibizioni non più in grado di scaldare l’anima (come solo i bambini di una volta sanno), si sgretolano malinconicamente. Inevitabilmente, un pubblico perso e spento, concentrato principalmente sul display di un aggeggio tecnologico, avvilisce e mortifica prima di tutto chi il circo lo fa, ma anche chi l'ha sempre vissuto e sostenuto.

(Michele Casale – ilridotto.info)