Imola, 22 dicembre 2012 – E’ arrivata fino alla Camera la vicenda del cucciolo di giraffa che il 21 settembre scorso a Imola, in provincia di Bologna, e’ morto dopo essere scappato dal circo Aldo Martini, aver ‘galoppato’ in modo sfrenato per le vie della citta’ e poi essere stato sedato dagli uomini della Polizia provinciale. A sollevare il caso, chiedendo lumi al ministero della Salute, e’ stato il deputato e veterinario Gianni Mancuso (Pdl), interessato soprattutto a chiarire se a sparare l’anestetico (che i veterinari della Sivae bollarono come “da evitare”, aveva ricordato nell’interrogazione) fosse stato un veterinario e se non si fosse verificato un “abuso di professione”. Alle sue domande ha risposto, nella seduta dell’altro ieri, ilsottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, spiegando che il ministero, dopo aver letto sulla stampa l’episodio, si era subito mobilitato per avere ulteriori chiarimenti, dal momento che “gia’ da un primo esame dell’accaduto si sono potute ravvisare molteplici criticita’, specialmente in materia di sanita’ e benessere
dell’animale”.

Il ministero ha chiesto lumi al Comune di Imola e ai Servizi veterinari della Regione Emilia-Romagna, e, per dare risposte al ministero e’ sceso in campo anche Vasco Errani, che “ha descritto quanto avvenuto il 21 settembre”. Il sottosegretario non fa altro che ricostruirlo e l’unica novita’, rispetto a quanto gia’ si sapeva, e’ che i dardi-siringa sparati contro l’animale (da un tiratore scelto della Polizia provinciale) sono stati cinque, anche se solo gli ultimi due hanno centrato la giraffa, colpendola “alla spalla destra”. E che l’autopsia, oltre all’edema polmonare e cerebrale, ha trovato traccia di “emorragie” al cuore e non solo, di un “allagamento emorragico” e di una “congestione alla milza”. Il dosaggio del farmaco, ricostruisce Cardinale, e’ stato deciso dal “veterinario ufficiale dell’Ausl di Imola”, che lo ha calcolato “tenendo conto delle indicazioni fornite dal produttore e delle condizioni dell’animale, che si presentava in grave stato di alterazione nervosa ed in continuo movimento, del materiale disponibile per la tele-anestesia”. Dopo l’anestetico, l’animale “ha presentato i sintomi tipici della sedazione” ed e’ stato aiutato a salire sul mezzo di trasporto, a bordo del quale e’ stato assicurato “con fasce di fortuna per contenerlo ed impedire che subisse ulteriori lesioni durante il viaggio verso la sede del circo”. Arrivato li’, il veterinario dell’Ausl “ha sollecitato la proprietaria a dargli una adeguata assistenza veterinaria” ed “e’ quindi intervenuta una equipe di esperti della facolta’ di Medicina veterinaria dell’Universita’ di Bologna”.

Stringate le parole del sottosegretario sulle fasi della morte: “L’animale sembrava riprendersi- afferma Cardinale- ma alle 15.40 circa moriva”. L’autopsia, disposta dal veterinario dell’Ausl ed eseguita l’indomani all’istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia ed Emilia-Romagna da una “equipe formata da personale specializzato con esperienza pluriennale nella diagnostica postmortem”, ha dato questo esito: “Emorragie interstiziali multifocali al cuore, congestione alla milza, edema polmonare, allagamento emorragico, edema perivasale e sub meningeo dell’encefalo”. Vietare l’animale di animali nei circhi? Cardinale ricorda i criteri Cites (per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre viaggianti), ma aggiunge che il ministero “valuta favorevolmente l’impegno per la stesura di linee guida che assicurino la corretta detenzione e custodia degli animali, a tutela della sanita’ pubblica e del loro benessere e salute, non tralasciando la loro sicurezza”.