Il tutto nasce tempo fa, quando dopo aver assistito ad uno spettacolo teatrale di una compagnia di clown "Il teatro Necessario", il quasi fotografo Emanuele Cristallo, rimasto molto colpito da come e da quanto l'attore/clown si prenda cura del pubblico, pensò che forse era giunta l'ora che qualcuno si prendesse cura anche del clown. 

Ed in effetti, dopo Federico Fellini che ne diede lustro, e Stephen King che ne fece scempio, occorreva che qualcuno rimettesse mani all'argomento e portasse ordine.
Decise che quel qualcuno dovesse essere proprio lui, con la sua macchina fotografica.
Da allora inseguì incessantemente circhi per avvicinarsi al clown  e non è dato sapere, se e quando, questa ricerca finirà. Certamente di cose ne sono state scoperte;
E' un mondo magico, lontano da grossi clamori e da luci psichedeliche. Un mondo denso di sacrifici e rinunce ma colmo di tanto, tanto amore. Amore per il pubblico, per gli oggetti che prendono vita ogni volta e per quell'adrenalina che esplode ad ogni spettacolo, ed Amore per la verità. Perché anche se è vero che un artista nel recitare "finge" (un artista mediocre, forse sì) un clown non è un artista, è un clown e quindi, già solo per questo, non finge mai. (“Opinioni di un clown” di H. Boll – Mondadori).

Lontano dal già battuto cliché cinematografico, il clown di Emanuele è in realtà un'indagine sul concetto di trasformazione dell'uomo. Ed è il clown, secondo l'autore, quello che meglio rappresenta questo concetto.Perché egli è un adulto che non ha mai perso né l'entusiasmo né la curiosità dei bambini. E l'adulto di oggi, in effetti, ha molto da imparare da questi e quindi maggiormente dal clown.

Le foto ritraggono per l'appunto quel delicato e preciso momento in cui il clown è ambedue le cose, ossiapersonaggio e uomo e viceversa, ossia quando è esattamente “In bilico”. "In bilico" è, tra l'altro, anche il titolo del progetto. Fotografare clown in quel preciso istante è un po' come fotografare l'uomo”, in cui ci sono almeno 2 poli, uno diciamo bianco ed uno diciamo nero, a mò di Caravaggio,o volendo alla maniera di Chagall che addirittura accostava il clown ad una divinità! Nell'interazione tra queste due "polarità" l'uomo si mostra agli altri…continuamente e faticosamente in bilico. Nel clown, unico al mondo ad essere autorizzato per lavoro ad usare questa maschera (che maschera non è), quest'aspetto umano non è molto considerato e a volte nemmeno il clown ne è consapevole. E' un susseguirsi di contrasti e riflessi, di bimbi in corpi da adulto, di luci e bui, di doppi e tripli, di presenze e assenze, di tensioni e paure, di cose che si ripetono sempre uguali, stranamente immortalate in eterno dalla fotografia. Ed è questo il clown nelle foto di Emanuele Cristallo, che ha presentato in anteprima, venerdì 12 giugno, sotto forma di mostra fotografica, presso la sede del gruppo Fotografico 'Progetto Immagine' a Lodi. Il progetto fotografico di ricerca e documentazione è in continua evoluzione, e sicuramente ci saranno future occasioni per assistere alla mostra.