Ispirato all’omonimo romanzo di Milena Magnani
vincitore del premio Riviera delle Palme – narrativa ‘09
di e con Andrea Lupo
regia Andrea Paolucci
musiche David Sarnelli
luci e suoni Andrea Bondi
una produzione Teatro delle Temperie
in collaborazione con Teatro dell’Argine
progetto sostenuto dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Bologna

 

Spettacolo selezionato al Torino Fringe Festival 2014

Branko Hrabal è un trentacinquenne ungherese che dopo aver scoperto la vera storia della propria famiglia, di origine rom e tradizione circense, decide di recuperare ciò che resta del circo di suo nonno. Lo trova chiuso in dieci scatoloni nel fienile di quel László che, tradendo la fiducia dei Hrabal, ha condannato l’intera famiglia alla deportazione e alla morte nel campo di concentramento di Birkenau durante la seconda guerra mondiale. Branko minaccia il vecchio László con una pistola per farsi consegnare gli scatoloni e, in preda ad una tempesta di emozioni, finisce per ucciderlo. Non resta che la fuga. A bordo del suo furgone, carico dei dieci scatoloni, Branko arriva in Italia, e si rifugia in un campo nomadi alla periferia di una grande città. Qui inizia per lui una seconda vita in cui scopre cosa voglia dire oggi essere rom, vivere nella multiculturalità cercando di mantenere le proprie tradizioni popolari in terra straniera. Qui conosce la rassegnazione e l’umiliazione di chi sente di non essere più nessuno e da nessuna parte, di non avere diritti. Qui incontra un gruppo di bambini curiosi e vitali che, costringendolo a raccontare la storia del circo chiuso dentro agli scatoloni, gli danno l’opportunità di ripercorrere tutta la storia della sua famiglia. Nella storia di Branko e negli attrezzi circensi, quei bambini trovano ispirazione, coraggio ed una speranza per il loro futuro, tanto da riuscire a realizzare un vero e proprio piccolo spettacolo di circo. Branko non crede ai propri occhi: la sua vita, l’epopea della sua famiglia e quel poco che resta della memoria del famoso Kék Circusz di suo nonno Nap apó hanno acceso negli occhi di quei bambini una luce di speranza che niente più potrà spegnere. Ma il figlio di László arriva al campo per compiere la propria vendetta. Branko muore colpito da sette pugnalate. Come da antica tradizione rom il suo spirito non può intraprendere il viaggio verso l’aldilà, non può attraversare il lugubre ponte nero, prima di aver fatto un bilancio della propria vita: cosa ha preso, cosa ha dato, cosa ha compreso e cosa di lui è rimasto.