Mi spiace ammettere che, concessa fede a un’associazione animalista – la Lav – io debba tornare sui miei argomenti. A seguito dei commenti a “L’Italia sequestra il suo primo circo, ma non sa che farne” vorrei aggiungere alcune precisazioni messe insieme con Ivan Severoni, sovrintendente capo del Corpo Forestale che, in Sardegna, ha sequestrato tutti gli animali del Circo Martin per maltrattamenti. Nel mio post affermavo che la legislazione italiana è lacunosa e vecchia, che animali pericolosi e in via d’estinzione possono fare show circensi e poi essere ceduti o venduti senza documentazione alcuna.

“Non è vero che la regolamentazione che riguarda gli animali nei circhi risalga al 1968. La Cites, convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie selvatiche a rischio estinzione riguarda anche loro”, precisa Severoni, “e ha subito l’ultima modifica nel 2001, con norme indirizzate specificamente al mondo del circo “equestre”. Utilizzare questi animali a scopo commerciale prevede tutta una serie di documentazioni che provino la loro legale importazione e detenzione, oppure – come più spesso accade – la loro nascita in cattività. “Anche la mera detenzione è illegale, senza documenti”.

Tuttavia il loro utilizzo negli show – che giudicavo e confermo di giudicare come osceno – è permesso, sebbene con delle restrizioni. “Il numero del carretto con la tigre, tirato dal cavallo e guidato da un orso è uno dei motivi per cui siamo intervenuti: si tratta senza dubbio di maltrattamento”. Quindi anche la Forestale conferma che sia osceno.

La Forestale conferma anche il succo del discorso: non ci sono posti dove mettere questi animali in caso di sequestro. “Il problema è che non ci sono soldi. Le strutture sono sature”. Chi contrabbanda animali in via d’estinzione rischia poco, e di conseguenza il fenomeno ha dimensioni rilevanti, è un grosso business. Tuttavia – continua Severoni – l’Italia è presa a esempio nel mondo per come attua la Convenzione di Washington: da noi la confisca del bene – a prescindere dall’esito del processo – è obbligatoria, “e se, ad esempio, si importa un pappagallo quasi estinto, dal valore di centinaia di migliaia di euro, non si va in galera, ma il sequestro comporta comunque un danno incisivo all’organizzazione”.

“È vero però che poi non si sa dove metterlo, le strutture sono piene e noi giornalmente facciamo grossi sequestri”.

Di conseguenza spesso gli animali maltrattati restano nelle mani dei proprietari. “Per la mia esperienza personale devo dire però che quando i maltrattamenti sono evidenti si fa di tutto per portare via gli animali. Come è successo con il delfinario di Rimini dove abbiamo appena sequestrato 4 delfini. Erano detenuti in condizioni incompatibili con le caratteristiche della specie: una struttura troppo piccola per un gruppo composto da molte femmine. C’erano problemi di gruppo, il delfino è per natura un animale violento, e per limitare i danni si somministrava loro il valium. Li abbiamo sequestrati e ora sono rinchiusi nell’acquario di Genova”.

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