Da venerdì lo show della compagnia canadese: artisti che
sfidano le leggi della gravità su una pista poco convenzionale

ROMA – Fino a dieci anni fa, il Cirque du Soleil per il pubblico italiano era un sogno impossibile, i turisti fortunati che riuscivano a vedere negli Stati Uniti o in Canada questo Acrobaticirco che non è un circo, lasciavano nei loro ricordi, al ritorno dal viaggio, un alone di desiderio irrefrenabile, era un po’ come aver ascoltato per la prima volta Bruce Springsteen dal vivo. Nel 2004 David Zard portò a Roma lo spettacolo Saltimbanco: era il debutto assoluto del Cirque du Soleil in Italia, che poi tornò nel 2006 con Alegrìa. Dietro questo fantastico baraccone di muscoli in allegria c’era il regista italo-belga Franco Dragone, il quale, ispirandosi a una celebre frase di Giuseppe Ungaretti, ci disse: «I nostri artisti sono giocolieri e acrobati al servizio di un re che non esiste».

Ora dall’8 al 10 novembre e dal 15 al 17 novembre è la volta di un altro pezzo pregiato del loro repertorio, che in questo capitolo punta sulla tradizione acrobatica cinese: Dralion. Solo che dal Grand Chapiteau (il tendone bianco) la compagnia stavolta si farà applaudire, restando in zona Eur, al Palalottomatica (info.06.54220870). Ogni spettacolo ha un tema, che è giusto un pretesto, un filo sottile e etereo.

 Se in Alegrìa era la lotta di potere tra il vecchio e il nuovo, Dralion guarda alla filosofia orientale e alla ricerca di armonia tra l’uomo e la natura, dove i quattro elementi primari sono rappresentati da una tinta evocativa: l’aria è blu, l’acqua è verde, il fuoco è rosso e la terra è ocra. Il nome, Dralion, contrae due parole: il drago, icona dell’Oriente, e il leone, emblema dell’Occidente. Tutti gli spettacoli del Cirque du Soleil hanno alcuni principi in comune: i colori sgargianti, fluorescenti o elettrici. E poi l’esotismo, l’assenza di animali, la musica dal vivo (canzoni perlopiù enfatiche e roboanti che non aggiungono nulla all’incanto seduttivo).

Un altro elemento comune(che porta a un attraversamento generazionale, al contrario del circo così come lo si intende, rivolto ai più piccoli) è lo stile, che si può riassumere in due parole: plasticità e visionarietà. Quel che resta del circo tradizionale è la pista circolare, ma non è ricoperta di sabbia. E non trovi domatori con la frusta. È un gioco raffinato fra acrobazia e danza da cui rimbalzano echi della Commedia dell’Arte.

 In Dralion, suddiviso in dodici numeri accompagnati qui e là da stendardi e bandiere, ritroviamo la potenza fisica e l’agilità, l’esplosività atletica (i protagonisti sono spesso ex campioni olimpionici o artisti di strada), le fughe oniriche, la fluidità che forgia forme scolpite dove il marmo è fatto di carne e ossa, le pose leonardesche che disegnano coreografie evocative, le maschere iper-moderne. Tutto è eccessivo, anche il trucco. Gente che si arrampica come gatti sulle pertiche cinesi fatte di bamboo, che si muove sinuosa a ritmo ipnotico, che salta nei cerchi tra capriole e salti mortali in avanti e all’indietro con combinazioni che umiliano la legge di gravità, che scende in picchiata dall’alto (assicurati a un cavo d’acciaio che però non ha impedito un incidente mortale).

E insomma questa rappresentazione multimediale dà vita a un groviglio di corpi sospesi, manipolati in equilibri difficili da immaginare. Al pubblico il compito di lasciarsi abbandonare agli archetipi emozionali che toccano uomini di tutto il mondo. A Roma si avvicinano i giorni del Dragone, il cerchio della vita qui fa rimbalzare in maniera prepotente l’antico sogno di volare, un viaggio tra passato e futuro dove l’eccesso è la misura e stupire è la regola.

Il Cirque du Soleil è una grande industria del divertimento il cui quartier generale è a Las Vegas, dove hanno luogo sette diversi spettacoli. Ma è nata a Montreal nel 1984; dà lavoro a 5000 persone, di cui 1300 artisti di 50 nazionalità diverse. In Dralion, su 56 acrobati e giocolieri, danzatori e clown, 26 sono cinesi. Oltre 100 milioni di spettatori (che spesso vengono presi di petto dai clown) hanno seguito la compagnia, che attualmente è impegnata in 19 spettacoli nei sei continenti. Sul Circo del Sole batte sempre il sorriso dell’adolescenza. Una perfetta macchina dei sogni: il naso di cartone devono portarlo tutti. 

Valerio Cappelli