Chi scrive ha una passione per il naming e quindi il nome “Salto Natale” ha scatenato il dubbio di trovarsi di fronte o a un nome geniale o a una banalità disarmante.
Il dubbio rimane, ma quello che é certo é che Salto 2025 si è conquistato il podio dei migliori spettacoli di circo che abbia visto.

Un’estetica che richiama il Soleil, senza imitarlo
Con un occhio che strizza molto a Kurios del Soleil nella scenografia e nella scelta dei costumi, Salto riesce a non sfociare nell’imitazione, trovando una cifra stilistica originale, e dà vita a uno show a cui é davvero difficile trovare dei difetti.
Salto fin dal primo numero, una tripla barra russa (!), setta l’asticella a un livello davvero alto, che riesce a mantenere per tutta l’ora e mezza dello show.

Un viaggio scenico fluido e coerente
Nella stazione di Salto tutto si muove all’unisono seguendo il fil rouge del viaggio. Lo spettatore é accompagnato da un maestro cerimoniere in sella ad una luna dorata che dirige un impianto coreografico dal ritmo serrato e soprattutto mai banale.
Highlights difficili da scegliere
All’interno di Salto si trovano tutti gli ingredienti che uno spettatore si aspetta dal circo — adrenalina, meraviglia, poesia e coinvolgimento.
L’impressione é quella di trovarsi di fronte non a una serie di numeri slegati tra loro, ma a una regia che riesce nell’obiettivo di suscitare un climax anche emotivo nello spettatore.

Il momento più emozionante
A questo proposito i due artisti in carrozzina che compaiono sullo sfondo durante il numero delle cinghie aeree, e che poi a loro volta si librano in aria sulle note di “we could have it all” di Rolling in the Deep, lasciano sicuramente una forte impronta emotiva che arriva, non sfocia mai nel pietismo, e anzi alza la caratura artistica del duo e dello show in generale.
Tra i numeri ben riusciti che non ti aspetti, c’è anche un duo uomo-robot che mima le classiche figure del mano-mano.

Tecnica impeccabile
Tecnica impeccabile per i numeri di giocoleria, bascula, diablo e aerei (suggestivo il carrello portabagagli usato come cerchio aereo).
Tutto é semplice e fila perfettamente, compreso il divertente intermezzo del maestro cerimoniere con il kazoo.
Plauso anche per le scelte musicali, con una playlist contemporanea che si lascia anche cantare senza risultare troppo invadente.

Un confronto inevitabile
Chi sta scrivendo ha visto Salto a Zurigo poche ore dopo altri 2 grandi circhi — Monti e Conelli — ed è soprattutto rispetto a quest’ultimo che il paragone si fa sentire.
L’impressione uscendo dallo chapiteau é stata che Salto fosse la sintesi perfetta tra la tecnica di numeri unici e una narrazione corale in cui non solo ci si meraviglia, ma ci si emoziona anche.
Articolo di Lia Cocca
Foto di Marco Meazzini











