Il Salieri Circus Award si consacra tra i festival europei e guarda al futuro

Avatar Davide Vedovelli

Sono tornato dal Salieri Circus Award di Legnago dove ero ospite come membro della Giuria Stampa e vi racconto le mie impressioni e gli spunti di riflessione maturati in questi giorni di immersione totale nel grande mondo del circo internazionale. Artisti, vincitori e premi ve li ha già raccontati Simone Cimino con i moltissimi contenuti multimediali che ha realizzato per CircusNews; a me il compito di raccontarvi il “mood” di questa quinta edizione.

Come prima cosa va detto che questa è stata l’edizione della maturità. Tutto era ben bilanciato e misurato: in primis la scenografia che non ha abusato del Led Wall sullo sfondo (lo scorso anno si erano fatti prendere un po’ la mano con panorami eccessivamente carichi), le luci e la regia sono state focalizzate a valorizzare il numero senza esagerare o snaturarne lo spirito, la musica ha accompagnato gli artisti in modo naturale e gli intermezzi attoriali hanno riempito bene i cambi palco.

Tutti gli elementi erano perfettamente dosati e hanno permesso al Festival di fluire in modo veloce e naturale. E’ normale che le prime edizioni abbiano bisogno di alcuni assestamenti e di un periodo di rodaggio ma quest’anno il Salieri Circus Award ha raggiunto un equilibrio davvero invidiabile.

Quindi subito un plauso alla Regia, alla Direzione Artistica e alla Direzione Tecnica.

Anche i numeri scelti hanno creato un alternanza emotiva ben orchestrata misurando poesia, arte, adrenalina e fisicità distribuendole lungo tutto lo spettacolo. L’effetto è stato quello di quando assaggi una torta deliziosa e complessa, come una torta Sacher: se gli ingredienti non sono bilanciati potrebbe risultare troppo dolce o troppo pastosa, invece qui veniva voglia di mangiarne ancora una fetta. Target raggiunto.

La tradizione ha poi sposato l’innovazione e la “tecnica” è restata come “ancora” ma senza diventare zavorra. Superata definitivamente (finalmente oserei dire) la concezione del numero circense come solo esercizio di ginnastica, tutti i numeri presenti al Salieri hanno mostrato ricerca nella parte registica e nella coreografia. Oggi un artista non può essere solamente un atleta ma ha bisogno di una costruzione drammaturgica credibile e funzionale alle emozioni che vuole trasmettere. Il circo deve strabiliare ed emozionare e dobbiamo stare molto attenti a non perdere di vista questi obiettivi per non correre il rischio di precipitare in un saggio di ginnastica acrobatica.

A giudicare gli artisti quasi tutto il circo che conta (sarebbe bello trovare nei prossimi anni rappresentate anche le realtà europee di circo contemporaneo).

Antonio Giarola sa volgere lo sguardo lontano e non ha mai avuto paura né delle sfide né delle critiche (qui sta la differenza tra un Direttore Artistico ed un programmatore). Il Salieri è un festival che non segue le tendenze ma che le crea, che raccoglie spunti e contaminazioni da ogni angolo del mondo condensandole in quasi 4 ore di spettacolo totale e globale che ci sa dire cosa potrebbe essere il circo di domani. L’atmosfera frizzante che si respira anche in Giuria Stampa è sintomo di un’arte appassionante e viva, che sa coinvolgere e scaldare gli animi quanto basta.

La rotta è quella giusta (mi si perdoni la metafora marinaresca) e il Capitano sa tenere il timone dritto.
Avanti tutta, ci vediamo alle sesta edizione.