Fare cose sotto un tendone non vuol dire fare Circo

Avatar Fabrizio Procopio

Il circo per me è un momento di evasione. Quando sono sotto il tendone tutto sparisce, entro in un altro mondo e quello che è fuori non esiste più. Per cui, giorni fa, dopo una settimana impegnativa al lavoro, decido di fare un’ora e quaranta di auto per vedere un circo, proprio perché avevo bisogno di rifugiarmi sotto il tendone.

Peccato che lo spettacolo che mi sono trovarvo di fronte mi ha lasciato particolarmente perplesso: per cui non posso che chiedermi, cosa vuol dire fare circo? La risposta non è certo semplice, ma una cosa è certa: fare cose sotto un tendone non vuol dire fare Circo.

Cos’è circo e cosa non lo è

Tempo fa avevo scritto un articolo dal titolo “Il Cirque du Soleil non è circo ma l’Auto Transformers sì?”, proprio perché nel circo italiano, mi pare ci sia la tendenza a giudicare e puntare il dito su cosa sia legittimato a essere circo e cosa non lo sia. Sulla questione si potrebbe aprire un dibattito infinito, provo a focalizzarmi solo un un aspetto: il circo piccolo.

Per me il circo che mi fa venire i lucciconi agli occhi è il circo piccolo a conduzione familiare. Il motivo è presto detto: venendo da un paesino di 3mila abitanti, i circhi che arrivavano in paese erano circhi piccoli a gestione familiare. Della mia infanzia ricordo il Circo Monti, il Circo Marino, da adolescente il Circo Cupon’s che fece una lunga tournée in Puglia.

Il circo piccolo, per ovvie ragioni, non può presentare grandi attrazioni. Ma, a mio avviso, rappresenta la vera anima del circo: in poco spazio e con poche persone, tutto si trasforma in magia. Piccolo, però, non deve essere sinonimo di sciatto: prendo per esempio il Circo Dylan della famiglia Nieme che è stato in Toscana per qualche anno e che ho visto ripetutamente. Costo del biglietto 10€, come numeri presentava giocoleria, lancio di coltelli, bolle di sapone, hula hop, giochi di fuoco, tessuti e cerchio. Ok, le riprese un po’ lunghe, ma ci sta. Uno spettacolo dignitosissimo per un piccolo circo.

Stessa cosa per il Circo Arkar – Caroli, poche persone che portano in scena alcuni numeri cercando di intrattenere il pubblico: spettacolo dignitossimo. Ripeto, piccolo non vuol dire sciatto e senza un senso. Anche perché il pubblico paga.

Non basta fare cose sotto un tendone

Il circo che ho raggiunto giorni fa, mi è costato 10€ per meno di un’ora di spettacolo. E io avrei speso anche di più per un’ora, se ne fosse valsa la pena. Ambiente “freddo”, numeri buttati lì, portati in scena senza la benché minima cura, un susseguirsi di cose che mi hanno lasciato spaesato. L’unica nota “positiva” è che il numero del Laser, lo ha fatto una bambina di circa 6 anni, a riprova del valore di questo numero che spopola in troppi circhi italiani.

Ero seduto lì a guardare questo spettacolo e a chiedermi continuamente “Perché?”, come si fa a far pagare e portare in pista una cosa del genere? Non era la prima volta che me lo chiedevo andando a un circo. Un’altra volta ho pagato 10€ per uno spettacolo che come numeri aveva solo giocoliere, rola rola e cerchio aereo: il resto erano riprese allungate all’inverosimile e baby dance. Si, i bambini venivano fatti alzare e ballare. Ecco lo spettacolo.

Ora, io ovviamente mi interrogo se sono io ad essere troppo esigente essendo un appassionato e avendo visto molti spettacoli. La risposta però è no. Ritorno sul Circo Dylan: lì per allungare lo spettacolo, i numeri erano inframmezzati dall’ingresso di personaggi dai cartoni animati. La cosa mi piace? Ovvio che no, mi sta bene? Ovvio che si.

Un circo piccolo a conduzione familiare, deve necessariamente allungare in qualche modo uno spettacolo che durerebbe poco in caso contrario, e la cosa è il linea con la presenza dei bambini. Però, se il resto dello spettacolo è piacevole, se oltre ai pupazzi dei cartoni animari, c’è la sostanza, ci sono dei bei numeri, uno alcune cose le accetta e basta. Fanno parte del gioco.

Se invece io, come qualunque spettatore pagante, deve sborsare 10-15€ per un’ora di nulla, beh abbiamo un problema. Per cui mi chiedo: questo tipo di circhi hanno senso di esistere nel 2025? Hanno un futuro?

Il mondo è cambiato: accettatelo

Il circo è un’azienda e come tale deve agire, non dimentichiamolo. Immagino che se uno spensa 10€ per una pizza che poi si rivela non buona non è contento e penserà “questa pizzeria fa schifo, come sta a stare aperta”, stessa cosa se da un meccanico riceve un servizio pessimo, così dal parrucchiere e via dicendo.

Questo è un meccanismo normale che regola il mercato e il rapporto tra aziende e consumatori. Immagino già le considerazioni di molti: eh ma tu pretendi che il circo piccolo sia come quello grande, non fai differenza tra le categorie, il circo è una cosa a parte, tu non hai rispetto del lavoro degli altri. Tutte critiche già lette e che rileggero.

Peccato che queste critiche manchino totalmente il focus. Il mondo dell’intrattenimento è cambiato in ogni suo settore: social media, digitale e piattaforme di streaming hanno cambiato il modo di fruire l’intrattenimento: il consumatore è cambiato.

Per cui dovremmo farci una domanda: fare cose random sotto un tendone va ancora bene?