Mancano pochi giorni al Salieri Circus Award e mi faccio raccontare dalla giovane regista Linda Tavellin cosa succede a Legnago in questi giorni… ma si parla anche di circo, sogni e tanto altro.
Linda Tavellin, regista del Salieri Circus Award e Assistente di Antonio Giarola, torna al circo dopo esserci nata (scopro questa cosa durante l’intervista) e essersi occupata di musica, cinema e molto altro. Bello che un festival così importante affidi ad una ragazza giovane la regia, bravo Giarola!
Buona lettura
1) Partiamo dal suo ruolo, a mio parere davvero complicato, che è quello di cercare di dare continuità e fluidità ad uno spettacolo che vede alternarsi sul palcoscenico di un teatro artisti diversi che devono adattare il loro numero ad un accompagnamento di musica classica. Da dove si comincia e quali sono le difficoltà maggiori?
Il nostro Festival ha un’identità ben precisa, che è quella della fusione delle arti circensi con la musica d’arte per orchestra, quindi già questo crea una continuità stilistica molto importante tra i vari numeri presenti in competizione.
Altro elemento che quest’anno sarà centrale è quello delle presentazioni, Andrea Castelletti che interpreterà Antonio Salieri sarà un vero padrone di casa che accoglierà gli artisti nella sua “dimora”, raccontando aneddoti sul suo passato, anche questo sarà un grande collante narrativo.
Si comincia sempre dalle candidature, quest’anno ne sono arrivate tantissime ed abbiamo guardato oltre 600 video, ci si lascia ispirare da quello che gli artisti propongono e da lì parte tutto il lavoro di progettazione.
Le difficoltà che riscontriamo sono sempre maggiori dal punto di vista tecnico, poiché la nostra location ci impone alcuni limiti, quindi la vera sfida è riuscire a trovare le soluzioni tecniche, ma in questo siamo supportati da due fuoriclasse come Paride Orfei e Marco Togni!
2) Il Salieri Circus Award punta molto sull’eccellenza tecnica, quanto peso viene dato alla narrazione e all’espressione artistica dei numeri?
Dipende molto dal numero, alcuni act sono molto forti proprio per la loro drammaturgia e per la potenza con la quale riescono a trasportare lo spettatore in un altro mondo.
Altri numeri invece funzionano per il fattore “wow” dato dalla difficoltà dell’esercizio.
In generale però nel nostro festival vogliamo valorizzare molto l’aspetto narrativo e coreografico, quindi una buona percentuale deve essere sempre presente, varia da numero a numero ma c’è sempre.
3) C’è un messaggio o anche solo un “mood” particolare che vuole trasmettere attraverso lo spettacolo di quest’anno?
Arte. Questa è la parola che più incarna questo Festival. Ci teniamo davvero molto a far capire che il circo sfiora tutte le forme d’arte, da qui l’idea di accompagnare i numeri con l’orchestra sinfonica; in più una grande attenzione alla scelta delle immagini di fondale e da quest’anno un’evoluzione verso il teatro. Poi oltre ad uno spettacolo di arti circensi lo spettatore può immergersi totalmente nell’arte anche grazie a installazioni, mostre, gallerie fotografiche a cielo aperto e convegni, tutti eventi collaterali ad accesso gratuito.
4) Dalla musica, passando per i libri, il cinema ed infine il circo, elementi (solo apparentemente disgiunti) che hanno segnato la sua formazione artistica e professionale. Prima di arrivare al Salieri e di conoscere Antonio Giarola aveva mai pensato al circo? che idea aveva e che idea ha ora di questa forma d’arte?
Io a dire il vero sono praticamente “nata” al circo, i miei genitori nel 1984, quando io avevo un anno, sono entrati in società con la famiglia Cavedo, grandissimi amici, per fondare il “Clown Circus”, che era diretto da Antonio Giarola.
La mia esperienza di vita vissuta al circo si è poi fermata, ma i contatti sono rimasti, quindi ad esempio ho passato alcune estati ospitata da amici che erano in tournée con qualche circo. Quindi il circo l’ho sempre respirato, mi ha sempre affascinata, anche se lavorativamente ho iniziato ad approcciarmi solo dopo un percorso completamente estraneo all’ambiente.
L’idea che avevo era quella del posto magico, dove tutto può succedere, dove i grandi e i bambini escono con lo stesso stupore e lo stesso bagliore negli occhi.
L’idea che ho ora non è tanto diversa, chiaramente però sono passata dalla parte di chi questa magia la deve far vivere, quindi una grandissima responsabilità, anche perché ho standard abbastanza elevati e non mi accontento facilmente.
5) In una conferenza tenutasi il primo anno del Salieri Circus Award lo storico del circo Raffaele De ritis disse una frase che mi colpii molto e che mi trovo d’accordo “al circo oggi manca la borghesia” intendendo che una volta a vedere gli spettacoli circensi andavano politici, aristocratici e personalità importanti oltre al popolo e pubblico generalista. Al Salieri troviamo invece personalità importanti del mondo della cultura, della stampa e della politica nazionale ed internazionale. Quanto è importante questo aspetto al Festival?
Credo che sia molto importante riuscire ad appassionare le persone a tutti i livelli, se riesci a farlo puoi dire di aver davvero creato un evento di interesse globale.
Essere in grado di organizzare un appuntamento ritenuto da molti imperdibile per la qualità, l’eleganza e l’atmosfera deve essere motivo di orgoglio. E in questo devo dire che Proeventi è stata bravissima. Di certo il Festival è nato con la volontà della promozione e valorizzazione delle arti circensi, quindi riuscire ad accendere un faro ed interessare persone di grande spessore ed importanza credo sia un grande risultato.
6) In Italia stanno nascendo ogni anno decine di festival di “circo” e “arte di Strada” creando molta confusione nel pubblico (che molte volte non ne sa cogliere la differenza). Credo che la parola circo sia usata a sproposito almeno nel 70% dei casi (questo non solo per i festival ma anche negli spettacoli proposti in piazza che vanno da persone vestite da dinosauri a quelle travestite da personaggi Disney. Non crede che le istituzioni (Ente Nazionale Circhi per primo) dovrebbero metterci mano e regolamentare questa giungla?
Penso che il pubblico sia il principale e più spietato giudice che si possa avere. Sicuramente ci sono tantissime realtà che nascono approcciandosi al mondo del circo pensando che sia semplice e che basti poco per poter fare un qualsiasi spettacolo. Ma quante di queste realtà poi durano nel tempo? Quante riescono a distinguersi e fare la differenza? Credo che chi è in grado di lavorare bene lo riesca a dimostrare poi sul campo e sul lungo periodo.
7) Ho chiesto a chat gpt “mi elabori una domanda cattivissima per Linda Tavellin, Regista del Salieri circus Award?”. Eccola
“C’è chi pensa che il Salieri Circus Award stia puntando più sul glamour e sulla spettacolarizzazione che sulla vera essenza del circo. Quanto credi che il festival stia contribuendo all’evoluzione dell’arte circense, e quanto invece rischia di diventare solo un evento di facciata?”
Credo che chat gpt dovrebbe prima partecipare al nostro Festival… 🙂
Scherzi a parte, credo che con una direzione artistica come quella di Antonio Giarola, il pericolo che si trasformi in un evento di facciata non sia nemmeno ipotizzabile.
Poi su quanto stiamo contribuendo all’evoluzione dell’arte circense è difficile dirlo senza essere di parte, penso però che se gli agenti delle principali realtà internazionali, i rappresentanti di tutti i più grandi festival sia di circo classico che contemporaneo e i talent scout delle trasmissioni televisive ci chiedono di partecipare e ogni anno la maggior parte dei nostri artisti esce dal Festival con degli ingaggi, qualcosa di positivo per questo settore probabilmente lo stiamo facendo.
8) Questa invece è tutta farina del mio sacco. Vedo nel mondo del circo troppa “geriatria” e pochissimi giovani. Io stesso, che ho quarant’anni mi sento “vecchio e molto meno creativo di 10 anni fa” ed è per questo cerco anche nel festival di cui curo la direzione Artistica di coinvolgere giovani appassionati che sappiano stimolarmi e dare nuove idee. Il Festival di Monte Carlo vede tra le figure di spicco il Dott. Alain Frere, non certo di primo pelo. Non ci sono giovani esperti ed appassionati del settore o c’è una certa reticenza dei più anziani a lasciare il comando?
Lo scontro generazionale c’è da sempre ed è giusto che sia così. È da queste scintille che poi nascono le grandi idee. Io stessa spesso mi scontro con Antonio, ma lo scontro non è mai fine a sé stesso, entrambi poi riflettiamo sui punti di vista dell’altro. Quindi penso che sia importante circondarsi di persone appassionate, che si approcciano al mondo del circo con la voglia di migliorarlo sempre. Già questo è un ottimo punto di partenza.
Alain Frère, visto che è stato citato, credo sia uno dei pochi custodi della memoria del circo, sentirlo raccontare gli aneddoti delle sue esperienze, vederlo spiegare la storia dei cimeli che sono esposti all’interno del suo museo, è un’ispirazione immensa. Sicuramente le cose si stanno evolvendo, ma saremmo sciocchi a non guardare mai al passato, i peggiori errori nascono da questa supponenza.
In questi anni sto comunque vedendo giovani che hanno voglia di sperimentare ed innovare e che prendono in mano circhi di famiglia con grande passione, mi viene in mente ad esempio Larry Rossante che sta ottenendo ottimi riscontri sia in Italia che all’estero.
Certo, per questa nuova generazione l’eredità da prendere in mano è ben diversa da quella della generazione precedente, il circo lo sappiamo non sta affrontando il suo momento d’oro, però sono certa che questa sia l’occasione per rigenerarsi e trovare una nuova strada.
9) Se avesse un circo tutto suo (con chapiteau e tutto ciò che serve) che numeri metterebbe? cosa vorrebbe trasmettesse al pubblico? quale sarebbe l’essenza dello spettacolo?
Il mio numero preferito da sempre sono i volanti, e visto che al Salieri Circus non possiamo averli per questioni di spazio sicuramente li inserirei nello spettacolo. Mi piacerebbe però creare un numero che possa diventare un racconto, quindi inserire l’aspetto teatrale.
Oltre a questo amo molto le contaminazioni, quindi non sceglierei probabilmente gli artisti presenti solo per una determinata disciplina, ma per l’insieme di quello che possono offrire.
Mi piacerebbe che il pubblico potesse trovare grande qualità, attenzione ai dettagli e uscire con qualcosa di su cui riflettere, che possa innescare un dialogo ed un confronto. Amo quando dopo gli spettacoli a cui assisto ho l’opportunità di confrontarmi con chi li ha visti e grazie a questo confronto scopro aspetti che non avevo considerato, oppure approfondisco le diverse interpretazioni che gli altri possono aver dato.
10) Mi dice un libro, un film ed una canzone per lei particolarmente significativi
Il libro è 1984 di Orwell, l’avevo letto durante il periodo delle superiori, approcciato con la noia di un compito scolastico e invece mi ha forzata a ragionare.
Il film non è proprio un film, ma è la serie dei Promessi Sposi del trio Lopez, Marchesini, Solenghi. L’ho trovato un capolavoro, mi ha fatto appassionare allo scritto del Manzoni e spesso riguardo alcuni spezzoni.
Il brano invece è una cosa super pop ed adolescenziale, è Mmmbop degli Hanson, oltre al testo che parla delle relazioni che all’epoca mi aveva colpito, è stato però un brano che mi ha portata a conoscere molte persone (al tempo fan come me e che tutt’ora sento) e poi con queste connessioni ad iniziare il lavoro nella promozione musicale a Milano.
11) Come tradizione l’ultima domanda può farla lei a me.
Qual è una persona nel mondo circense che le ha fatto cambiare idea su sé stessa in maniera positiva?
Sì, una persona c’è ed è proprio Paride Orfei. Essendo un Orfei e avendo conosciuto altri “Orfei” (o presunti tali perché ormai in Italia sono tutti orfeini e paradossalmente non esiste più il vero Circo Orfei, ma questa è un’altra brutta storia tutta italiana), avevo alcuni preconcetti. Ho avuto modo di averci a che fare e conoscerlo meglio durante il Circo Teatro Ambrosiano organizzato da Roberto Bianchin. L’ho trovato una persona dal grande spessore umano ed artistico, umile e saggio, con quella saggezza maturata in anni fuori e dentro la pista, di chi ha vissuto i fasti ma anche la decadenza del grande circo Orfei. Estremamente lucido e critico sulla realtà attuale, uno che non ha paura di dire ciò che pensa e davvero libero, molto diverso da tantissimi “dritti” che ragionano più da loggia massonica che da circensi o artisti. Paride è una persona seria, onesta, che sa ascoltare (ma ascoltare davvero! – senza pensare che tanto lui ne sa più dite… cosa che mi capita moltissimo quando parlo con l’intellighenzia circense italiana) e sa mettersi in discussione, uno che si sporca le mani, che fa tutto ciò che serve, che non si tira indietro e che ha una visione precisa. Lui è una persona che fa bene al circo.