MONFALCONE – Passa solo una cinquantina scarsa di chilometri tra Muggia e Monfalcone, ma nella città dei cantieri il Circo Miranda Orfei non ha incontrato alcuna manifestazione da parte degli animalisti. Anzi: il pubblico, tra il quale si sono viste anche delle famiglie bengalesi, ha apprezzato le parti dello spettacolo che hanno come protagonisti tigri, serpenti e coccodrilli. Senza contare lo spettacolo di agility messo in scena da alcuni scatenatissimi barboncini. Peccato che il numero degli spettatori non sia mai stato enorme, se si eccettua il giorno del debutto, la scorsa settimana.

«Monfalcone è sempre stata una piazza ottima, ma prima del 2012», osserva Daniele Orfei, che guida il circo da quattro decenni ed è a capo di una “famiglia” che ora conta una trentina di persone, tra artisti e operai, oltre che cinque tigri, svariati rettili, dei lama, i cani. Le dimensioni del circo e dello spettacolo variano, però, soprattutto a seconda delle stagioni. D’estate si viaggia più leggeri non tanto perché i costi fissi aumentino (quelli di elettricità, acqua, alimentazione degli animali), ma perché, come spiega Orfei, gli spettatori diminuiscono, distratti dal mare e dalle vacanze.

Eppure una volta non era così, ha detto in questi giorni qualcuno degli artisti con maggiore esperienza alle spalle. «Di fondo c’è il problema della crisi – afferma Orfei -, della perdita di potere d’acquisto. Il nostro è un prodotto “voluttuario” e quindi è qualcosa che ci si concede se si ha qualche euro in più in tasca».

A incidere sulla capacità di attrazione del circo, però, non è stata e non è solo la situazione economica difficile per molte famiglie, non solo italiane, come ha confermato anche l’ultima tournée europea. «Incide anche la perdita d’immagine dovuta appunto alle campagne contro l'utilizzo degli animali – spiega Orfei -, messe in atto da associazioni che assumono atteggiamenti un po’ troppo drastici. Lo so anch’io che l’animale del circo non è libero, ma è anche un animale nato in cattività da decine di generazioni e che non avrebbe speranza di sopravvivenza nel suo ambiente naturale. Se il danno è stato fatto, risale a cento anni fa, quando gli animali sono stati introdotti nei circhi». Fare a meno degli animali negli spettacoli, poi, è quasi impossibile, perché «questo ancora chiedono gli spettatori».

In buona sostanza, come racconta Orfei, chi ha fatto un passo verso un circo solo di artisti «è poi dovuto tornare indietro». A meno di non essere il Cinque du Solei, unico al mondo e «pesantemente sovvenzionato dallo Stato canadese in passato».

Non che i circhi, anche il Miranda Orfei, non riescano ad attingere al Fondo unico dello spettacolo, in base alle normative esistenti, ma non si tratta di grandi cifre e in ogni caso parametrate ai costi sostenuti che, solo per quel che riguarda acqua, luce, occupazione di suolo pubblico, si aggira sul migliaio di euro al giorno. Senza contare, quindi, stipendi, mantenimento degli animali, gasolio per i mezzi, assicurazioni.

di Laura Blasich