VENEZIA – Al Teatro Goldoni la Compagnia Finzi Pasca porterà in scena sino al 21 settembre 2025, Titizé, titolo che in veneziano significa: “sei tu”.
In un dialogo diretto con lo spettatore, la città non è raccontata, ma evocata: una Venezia ipnotica, dedalo di riflessi e possibilità.

Sul palco undici artisti intrecciano circo e teatro, musica, canto, poesia e trasformano la scena in un mosaico di linguaggi. Sono “architetti” visionari di una città che non appartiene solo ai suoi abitanti, ma al mondo intero, in una sospensione tra immagini del quotidiano ed una dimensione universale e surreale. Sotto le maschere non esistono confini e Venezia si trasforma in spazio fluido, dove l’identità è molteplice e mutevole. Un’intuizione interessante, mai solo decorativa.
A lungo gli artisti in volo evocano leggerezza, sogno; il pubblico galleggia dimentico delle fondamenta, così come la città stessa sembra esserne priva. La bellezza delle immagini richiama la perfezione di Venezia, fragile e misteriosa. Quando la sospensione diventa eccessiva, compare il delfino che scioglie ogni confine tra scena e spettatore e cambia l’elemento immersivo: dall’aria, all’acqua, restituendo alla città un altro aspetto costituente.
Uno dei momenti più suggestivi è quando gli attori, distesi a terra, vengono ripresi da una telecamera posta in alto ed il pubblico li vede da una prospettiva capovolta, in un nuovo modo di “mettere i piedi per terra”. Il regista trasforma magistralmente la scena e l’abitare i corpi, in una rivisitata dimensione del reale.
Non tutti gli espedienti hanno la stessa forza, ma i bozzetti squisitamente ironici, la potenza dell’immaginario degli artisti, rendono ogni scena un piccolo miracolo visivo. Indimenticabili esempi sono: la sirena, i coni di luce che diventano acqua, le maschere africane, capaci di suggerire gli istinti ad una città che sembra averli celati o dimenticati.
Con Titize la Compagnia Finzi Pasca conferma la sua cifra poetica: un teatro della carezza che, anziché colpire, accoglie. Venezia diventa così specchio: ci guarda e ci domanda: “chi sei tu?”











