Il circo spesso è stato veicolo di messaggi innovatori e trampolino di lancio per donne in anticipo sui tempi, nemiche dei pregiudizi ed amanti della libertà. Una di esse fu Dora Vivacqua, meglio nota come Luz del Fuego.

Nacque a Cachoeiro de Itapemirim, Brasile, il 21 febbraio 1917, in una famiglia di origine italiana che potremmo definire “rispettabile”, una famiglia di proprietari terrieri, conservatori e impegnati in politica, nella quale la ragazza rappresentò la classica “pecora nera”. Fu un’adolescente insofferente alle regole e spesso in rotta col convenzionalismo benpensante che la circondava. Amava decisamente sfidare la reazione di genitori e fratelli. La contraddistinguevano un temperamento frizzante e perspicace, una curiosità insaziabile e l’attrazione per le novità culturali. Così diversa dalle sue coetanee, appariva stravagante e scandalosa. Quando scoprì il serpentarium della Fundação Ezequiel Dias a Minas Gerais, le si aprì un mondo che fremeva dell’azzardo del pericolo. L’incubo del veleno, l’ossessione dell’agguato, il sibilo pauroso. Che fossero piccole bisce o vipere, crotali o mamba, cobra o anaconda, scoprì nei serpenti la più temuta e ributtante personificazione del pericolo. Di lì a poco provò ad unirsi ad un circo. Aveva quindici anni e suo fratello Atillio, appena eletto deputato e divenuto capofamiglia a seguito dell’assassinio del padre ad opera di alcuni contadini espropriati, decise di fermarla per evitare di coinvolgere il suo nome in scandali.

Dora visse con la sorella Angelia, subendo le molestie del cognato che, vistosi respinto e accusato pubblicamente, negò tutto e indusse i Vivacqua a ritenere la ragazza schizofrenica. Fu rinchiusa nell’Istituto Raul Soares per un periodo di due mesi nel 1936. La tirò fuori suo fratello Archilau che la ospitò nella sua fattoria, fino al giorno in cui volle mostrarsi vestita da “Eva” a suo nipote. Ne nacque una discussione rabbiosa al termine della quale Dora finì nuovamente ricoverata in una clinica psichiatrica. La tirò fuori un’altra delle sue sorelle con cui però non volle restare. Prese a vivere da sola a Rio de Janeiro, legandosi a più uomoni che la delusero e dedicandosi alla danza ed a passioni decisamente particolari per una ragazza di quegli anni come il paracadutismo. Finalmente libera, poté realizzare il suo vecchio sogno di unirsi ad un circo come danzatrice. Esordì col Pavilhão Azul, con lo pseudonimo di Luz Divina, trasformato poi in Luz del Fuego.

Qui riemerse la sua passione per gli ofidi e ideò dei numeri esotici che mescolavano pericolo ed erotismo. Si esibì con enormi boa constrictor, mostrandosi al pubblico spesso nuda, tentatrice come Eva o ammaliatrice come Cleopatra. Tali esibizioni suscitarono un enorme interesse nelle platee, rappresentavano una vera novità, spinta e provocante. Le danze di Luz del Fuego destarono scalpore, ne fecero una delle principali attrazioni dei circhi e la portarono prestissimo sotto i riflettori del teatro di rivista di tutto il Sud America e poi del cinema. Contemporaneamente i conservatori le fecero la guerra, fu espulsa da numerose città, fioccarono le denunce e le multe per atti osceni e si moltiplicarono le proteste contro i suoi show. Quella ragazza stava compiendo da sola una vera e propria rivoluzione dei costumi perché all’epoca non era nemmeno permesso indossare un due pezzi sulle spiagge.

Le furono negati ingressi in molti paesi e, nel 1951, fu arrestata durante uno spettacolo a San Paolo. Due anni dopo tornò in galera per oltraggio in una festa di carnevale. Il Pubblico Ministero ne suggerì l’internamento in manicomio.

Il suo principale avversario era un politico che si ergeva a difensore della morale, un senatore, ma non uno qualsiasi. Quel senatore era suo fratello Attilio, preoccupato che la vita della sorella potesse mettere a repentaglio la sua carriera. Le cose peggiorarono quando, alla fine degli Anni Quaranta, Luz del Fuego iniziò ad esporsi apertamente su tematiche femministe e naturiste, non solo con interviste, ma anche scrivendo libri sul nudismo che furono banditi dalle librerie. Provò a fondare un partito naturista, chiedendo il diritto al divorzio ed all’aborto, ma migliore fortuna ebbe con un club nudista sull’Ilha do Sol che accolse migliaia di turisti e personalità del cinema mondiale come Errol Flynn, Ava Gardner, Brigitte Bardot e Steve McQueen.

La nudità completa era obbligatoria sull’isola. Che fosse pure un’autorità o una celebrità, nessuno poteva entrare nell’isola senza lasciare alcun indumento. Tuttavia c’erano regole precise perché Luz del Fuego aveva compreso dai suoi viaggi europei che nudismo non era sinonimo di dissolutezza. Purtroppo la sua presenza diede fastidio a molti e, entrata in collisione con un gruppo criminale, fu assassinata il 19 luglio 1967.

Un video – ricordo di Luz del Fuego