La storia del circo è ricca di stravolgimenti, e ce ne sono d’incredibili.

Un secolo fa, negli Stati Uniti, non era inconsueto vedere accanto agli spettacoli da circo un freak show, ovvero l’esibizione di esseri umani con malattie o malformazioni fisiche che avevano il preciso scopo di impressionare gli spettatori.

Il pubblico dell’epoca era attirato da questi “fenomeni da baraccone”, proprio perché ricercava l’orrido, il repellente, il pauroso. Una simile attrattiva fece anche il successo del Grand Guignol, lo storico teatro di Parigi che offriva spettacoli macabri e cruenti, allora assolutamente impressionanti.

Ma sappiamo che con il tempo il gusto cambia, e nella seconda metà del Novecento quel tipo di spettacolo tramontò. L’avvento del cinema horror, che progressivamente migliorò i suoi “effetti speciali”, andò a colmare il vuoto rimasto, tanto che ancora oggi il cinema del terrore riscuote un grande successo di pubblico.

Tuttavia, negli ultimi anni si è concretizzata sempre più la possibilità di tornare a utilizzare anche nel mondo del circo la paura e il raccapriccio. Il circo, che potremmo definire un’arte senza confini, ha sempre saputo catturare il pubblico utilizzando ogni possibile emozione, dalla gioia al terrore.

È la via che hanno tentato di percorrere in Italia nello sfortunatissimo 2020 il Paranormal Circus e l’Oblio Horror Circus, sulle orme del Circo de los Horrores spagnolo.

Si tratta di un filone di notevole interesse per il mondo del circo italiano, troppo spesso ancorato a prodotti infantili (spesso derivati dai film d’animazione), e che sempre meno propone spettacoli davvero appetibili per un pubblico adulto.

Inoltre, questa nuova declinazione circense permette interessanti connubi con l’illusionismo, ma anche con il teatro, la musica e la danza, rientrando a pieno titolo nel variegato mondo del circo contemporaneo.

Ovviamente, come sempre accade, è la qualità dello spettacolo a fare la differenza e, in produzioni come questa, che vivono della creazione di particolari atmosfere, conta moltissimo la regia, oltre alla qualità degli artisti. Perché funzioni, il pubblico deve tremare davvero, almeno nei momenti culminanti, altrimenti si cade nel ridicolo e nel trash; tuttavia, non possono mancare momenti divertenti, distensivi, che seguano il giusto ritmo.

Si tratta, in conclusione, di una nuova prospettiva creativa vicina al gusto contemporaneo, che può attrarre un pubblico giovane e desideroso di emozioni forti; un modo di fare circo per nulla facile, che affonda le sue radici in un lontano passato, ormai dimenticato, ma che potrebbe avere interessanti sviluppi futuri.

Armando Talas