RIPARTIAMO. E’ la scritta che compare su un grande striscione srotolato dai ragazzi a fine saggio. Non è solo una scritta: è un proclama, quasi un urlo liberatorio che scoppia fragoroso dopo tanti mesi di chiusura forzata e di inattività. E inattività è una parola che non esiste all’Accademia d’Arte Circense di Verona. Qui si formano gli artisti del circo di domani: ragazzi che lavorano sodo, che si alzano la mattina presto per frequentare le scuole elementari, medie e superiori del circondario, che rientrano in sede e, dopo il pranzo e un po’ di compiti, indossano maglietta e scarpini e vanno a costruire il loro futuro con sacrificio, fatica e sudore, ma anche con tanta passione.

L’accademia è una splendida realtà nel cuore di Verona: la struttura principale, pur essendo fissa, è a tutti gli effetti uno chapiteau con ogni genere di attrezzo per lo studio delle discipline circensi. Attraversando la barriera, si arriva nel backstage da cui si accede alle camere dei ragazzi, sistemate in una doppia fila di container, quasi come se fossero campini. Ci sono le cucine con la sala mensa, le sale per lo studio, una sala danza. C’è persino una officina nella quale vengono ideati e creati in totale autonomia tutti gli attrezzi per i ragazzi: l’officina interna serve a costruire gli attrezzi su misura, ma anche a risparmiare quattrini.

E’ l’unica accademia circense del mondo occidentale organizzata come scuola professionale a tutti gli effetti: ospita studenti a convitto (perlopiù provenienti dalle famiglie circensi), ma anche uno stuolo di allievi cosiddetti “esterni” che provengono dalle vicinanze e che hanno scelto le arti circensi anziché la palestra o altre attività sportive. Qualcuno di loro ne farà la propria professione, trasformando il sogno in realtà.

L’ultimo saggio di fine corso è stato quello del 2019; dopo lo stop forzato dello scorso anno dovuto alla pandemia, si riparte e ci si augura di non chiudere mai più. Abbiamo seguito direttamente lo spettacolo del saggio di fine anno accademico 2020/2021, il primo dalla scomparsa del fondatore, il Grande Ufficiale della Repubblica Italiana Egidio Palmiri, che è rimasto presidente fino alla fine.

Il presentatore (ci si perdoni il gioco di parole) non ha bisogno di presentazione: è Andrea Togni, proveniente dalla celeberrima famiglia, già star al trapezio volante all’American Circus e attualmente direttore ed insegnante dell’Accademia. Gli allievi, ad onta di una età media bassissima (in pochissimi sono maggiorenni) danno il meglio in una grande varietà di specialità, tutte di alto contenuto tecnico e artistico.

Ottima scelta quella di aprire lo spettacolo con l’acrobatica a terra dei fratelli Dylan e Russel Coda Prin: ventisei anni in due, già affiatatissimi, una mimica facciale irresistibile da consumati uomini di spettacolo, accompagnati da una colonna sonora che ricorda le comiche di inizi novecento, portano in pista l’acrobatica comica, un classico delle piste d’altri tempi, quasi scomparso. Salti al tappeto, prese, figure di mano a mano, equilibri sulle spalle (Dylan, il più grande, è il porteur), il tutto eseguito con apparente nonchalance e travolgente simpatia. Un inizio molto promettente.

Lo spettacolo prosegue con un bel numero di verticalismo “corale” che viene presentato da Lilien Casartelli, Irene Ceppo, Luca Grioni, Sara Lima, Marco Pellegrini, Sandro Peres. Sulle canne fissate in tre piattaforme allineate, si alternano i tre ragazzi e poi le tre ragazze, con una serie di figure molto suggestive, alcune eseguite in sincro, accompagnati dalla colonna sonora di Top Gun. Ognuno di questi ragazzi sarà poi impegnato in altre discipline, a dimostrare la propria versatilità e l’elevato grado di preparazione.

Nel recente passato, l’Accademia ha diplomato alcuni dei più celebri giocolieri dell’attuale panorama circense internazionale: la tradizione viene portata avanti da due giovanissimi artisti che si stanno cimentando in questa disciplina, probabilmente sognando di seguire le orme dei loro illustri predecessori. E mentre i giovanissimi Russel Coda Prin e Brandon Sterza (entrambi 12 anni) fanno volteggiare con sicurezza palline, clave e cerchi, Tyron Ferrandino (11 anni) catalizza l’attenzione del pubblico con il suo equilibrio sul rullo, culminante in un difficile doppio passaggio nei cerchi.

E’ poi la volta di un numero che potremmo definire “di terra e di aria”: a terra le scale libere di Russel Coda Prin, capace di far ruotare la scala a 360 gradi restando in equilibrio, e di Matteo Grioni, che con i suoi undici anni è probabilmente l’equilibrista alla scala libera più giovane d’Italia, dimostrando una sicurezza non comune, molto abile anche nella giocoleria (sempre lassù). Spostando lo sguardo in aria troviamo due giovani grandi artisti alle cinghie aeree: Irene Ceppo, con le sue evoluzioni, e Brandon Sterza, capace di salite e discese in squadra perfetta. Quello che fanno, questi ragazzi, proprio per la giovane età, è qualcosa di straordinario.

Il nonno di Sarah ed Emily Ling era un acrobata cinese che, dopo una lunga carriera trascorsa nei circhi e nei teatri europei, si è fermato in Italia: qualcosa deve essere scattato, probabilmente il richiamo del circo è stato troppo forte ed entrambe hanno deciso di ripercorrere i passi del nonno e da qualche anno sono allieve dell’Accademia. Presentano un numero di mano a mano e verticali a due, dove grazia, forza, equilibrio e contorsionismo sono perfettamente dosati. Emily, che con i suoi sedici anni è il porteur, e Sarah, un agile di ben dodici anni, danno vita ad una serie di figure davvero spettacolari.

Sandro Peres, sedici anni, è portoghese: a casa dei suoi zii, probabilmente sul mobile del soggiorno c’è un Clown d’Argento conquistato a Montecarlo con uno strepitoso numero di mano a mano. Probabilmente Sandro vuole seguirne le orme. Il suo numero di filo ha un’impronta frizzante, molto Cirque Du Soleil: costume, trucco, musica, coreografia, tutto curato nei minimi dettagli. Si cala perfettamente nel personaggio, sembra un po’ clown, un po’ mago uscito dalle favole: con leggerezza ed ironia, presenta una performance di alto livello, in cui finge goffaggine, ma porta a casa una serie di tricks da artista di lusso. Strabiliante il passaggio in cui afferra a due mani il cavo e dopo due rotazioni complete, ritorna perfettamente in piedi sul filo.

Il cerchio aereo è una specialità di appannaggio quasi esclusivamente femminile, che offre infiniti spunti coreografici. Non ancora diciassettenne, Sara Curci, che riceve il diploma quest’anno, sfodera una notevole maturità artistica, sia tecnica che coreografica, che le consente di risolvere anche i passaggi più impegnativi con eleganza e disinvoltura: il finale del numero è una discesa acrobatica davvero molto bella. Non ci stupirebbe il ritrovarla tra qualche anno splendida agile in un duo aereo, magari un sostenuto…

Quando Denise Castellucci è salita sul trapezio la prima volta, era ancora una bambina, ma già si vedeva la stoffa della grande artista. Oggi, a quattordici anni, il suo collaudato numero al trapezino oscillante è pronto per le ribalte più importanti. Con grande sicurezza ed un sorriso smagliante esegue tricks che metterebbero in seria difficoltà anche le colleghe più grandi e più esperte di lei: salti mortali, prese impossibili, avvitamenti con prese alle caviglie e molto altro, in una successione serrata ed entusiasmante. Oggi, sulle note di “Nel blu dipinto di blu”, si diploma una grande trapezista.

Quando una delle allieve più grandi dell’Accademia riceve il diploma, è giusto che saluti lasciando il segno. Asia Curci, dopo avere portato a termine il percorso accademico, saluta con un bel numero di verticalismo su un attrezzo davvero insolito: una enorme mezzaluna di metallo che oscilla sulla pista dondolando sulla sua parte curva. Con le sue verticali in diversi punti dell’attrezzo, sarà Asia a far cambiare posizione alla mezzaluna, creando sempre nuove prospettive. Precisione nelle figure, gioco di luci, colonna sonora d’atmosfera: un numero molto scenografico.

Lilien Casartelli, tra poco sedicenne, ha studiato per diversi anni insieme alla sorella maggiore Isabel, creando un ottimo numero di icariani: purtroppo un infortunio prolungato della sorella non le ha permesso di continuare con quella disciplina in cui lei era l’agile. Ma, come vuole la dura legge dello spettacolo, the show must go on. Così, per la cerimonia del suo diploma, Lilien ha studiato un numero insolito ed interessante, ricorrendo alla specialità ancora poco diffusa del palo aereo, qui rappresentato da un enorme ombrello volante, un attrezzo che si presta particolarmente per un confezionare un numero pieno di grazia e poesia, complice anche il gioco di luci e una colonna sonora di grande atmosfera.

Leonardo Togni impersona un adolescente che dorme beatamente nel suo letto quando la sveglia, insistente e maledetta, lo riporta su questa terra per andare a scuola. E’ evidente che non c’è un briciolo di voglia e, arrabbiatissimo, trasforma il suo letto in un… letto elastico, dove la testata diventa una sorta di piattaforma di partenza e arrivo per i salti. Una soundtrack hip-hop azzeccatissima per un numero molto dinamico, senza un attimo di pausa, che trova il suo apice in un doppio salto mortale e nel finale da antologia, in cui Leonardo salta e si infila il pigiama in volo ritornando a terra completamente vestito e pronto per ritornare a letto ed infilarsi nelle lenzuola con un altro salto mortale.   

Avevamo visto Sara Lima diplomarsi in Accademia due anni fa, ma lei ha ugualmente preferito proseguire nella specializzazione. Il suo numero di cinghie aeree, complice anche una atmosfera musicale particolarmente adatta, è pieno di poesia ed è una piccola storia, in cui una ragazzina vola via con il suo aquilone che dopo un viaggio fantastico la riporta a terra. Sara, che oggi non ha ancora sedici anni, fa sfoggio di una tecnica molto salda: salite a squadra, discese in plancia, strappate ad un braccio, stop in spaccata, tourbillon ad un piede… non manca proprio nulla. Il personaggio della ragazzina trasognata, poi, le calza a pennello e il sorriso smagliante che accompagna tutta la performance aggiunge leggerezza. E’ sempre più brava.

I circensi respirano l’aria del tendone fin da piccoli: per loro è normale vedere un futuro su un trapezio o sul cavo d’acciaio. Per i “fermi” invece il circo è una specie di sogno e che nella maggior parte dei casi (quasi tutti) rimane tale per tutta la vita. Non è il caso di Alice Casaglia, fiorentina di diciassette anni, una famiglia non circense, vive a convitto in Accademia: oggi, dopo un percorso di diversi anni, riceve il diploma di verticalista. Il suo numero è davvero simpatico: è ambientato in un negozio di abbigliamento dove indossa gli abiti utilizzando i manichini per le sue verticali. Osservando Alice durante il suo numero, si fa fatica a credere che non sia nata all’ombra di uno chapiteau. Quando il sogno diventa realtà.

Decisamente Sara Curci non riesce a stare con i piedi per terra: dopo averla applaudita al cerchio aereo a diversi metri di altezza, ci presenta la seconda specializzazione del suo diploma, rigorosamente lontana dal suolo: il filo. Il suo numero è in due tempi: all’inizio passeggia sul filo “en travesti”, impersonando una specie di Charlot con frac e bombetta. Poi, improvvisamente, coup de théâtre: rapido cambio d’abito “a vista” ed ecco una ballerina di charleston in abito rosso fuoco, piena di brio, la cui lunga collana di perle diventa anche una corda da saltare. E per finire, una passeggiata andata e ritorno sul filo con vassoio e bottiglia in equilibrio sulla testa.

Michelle Casartelli, tra poco diciassette anni, può essere definita con una sola parola: eleganza. Elegante nella figura, elegante nel costume, elegante nella presentazione della sua attrazione. Si è specializzata (e si diploma quest’anno) nell’antipodismo non solo con gli oggetti classici (cilindri, palloni, tessuti), ma anche con uno speciale attrezzo “ad albero” di diversi metri sul quale fa rimbalzare un pallone di gradino in gradino fino alla sommità, comandandolo solo con le proprie gambe. Il finale del numero è spettacolare: mentre fa roteare quattro tessuti, con mani e piedi, con una cinghia fissata alla vita viene sollevata a testa in giù, a diversi metri di altezza, fin sotto lo chapiteau. Un numero che in Italia si può vedere solo all’Accademia (… e al Circo Medrano!)

Ritorna Asia Curci, che con i suoi diciotto anni è l’allieva più “grande” dell’Accademia. Le è stato cucito addosso un numero di cinghie aeree che le calza alla perfezione: musica sensuale, costume rosso e nero di ispirazione burlesque, la sua performance aerea è perfetta per un dinner show o un variété. E infatti Asia è già stata scritturata per un importante show in Olanda che partirà nel periodo natalizio. Un motivo di orgoglio e vanto per l’Accademia e soprattutto per lei che si accinge ad entrare nel mondo del professionismo, un premio per tanti anni di duro lavoro e sacrifici.

Anche se Luca Grioni ha solo tredici anni, è già la star del circo di famiglia, oltre ad aver partecipato a diversi passaggi televisivi, tra cui Italia’s Got Talent (collezionando ben quattro “SI” dei giudici). La sua specialità, di cui è un vero e proprio enfant prodige, è l’equilibrio sui rulli, dove la tradizionale asse è stata sostituita da un skateboard, dando un taglio insolito e innovativo all’attrazione. Luca sbalordisce quando resta in vetta ad una pila di sei rulli dall’equilibrio precario, quasi impossibile, ma stupisce definitivamente quando, in continuo movimento, sovrappone uno ad uno sei skateboard, per poi salire in cima a raccogliere gli applausi.  Non è necessario essere degli indovini per rendersi conto che Luca ha davanti a sé una brillantissima carriera.

Devis Papili, diciottenne di Ascoli Piceno, non proviene dal mondo del circo, ma da una famiglia che ha deciso di sostenerlo per realizzare il suo sogno: diventare artista circense. Anche lui, come Alice Casaglia, è l’esempio di quanto la passione possa essere un propulsore potentissimo. Tra le sue specialità (una è il trapezio) ha scelto di presentarsi al saggio in veste di giocoliere, ma sarebbe stato troppo tradizionale farlo con clave o cerchi. Il suo numero di giocoleria con i palloni da calcio (che rimanda alla tradizione di quello che è ricordato come il più grande giocoliere di tutti i tempi, Enrico Rastelli) è già pronto per i palchi dei variété: preciso, brillante, disinvolto, grande presenza scenica, giongla con tre, quattro anche cinque palloni. E non sbaglia un colpo. E pensare che non ama il calcio.

Proveniente da una prestigiosa famiglia circense (i celeberrimi Fratelli Pellegrini sono suoi zii), Marco Pellegrini, sedici anni, tiene ben alto il cognome illustre con un numero di cinghie aeree di grande classe. Concentratissimo, quasi distaccato da tutto e da tutti, fa della forza il fulcro della sua esibizione, con movimenti controllati in ogni dettaglio, precisi ed eleganti. Non una sbavatura, nemmeno quando dopo ogni serie di rotazioni si ferma in plancia, perfettamente allineato. Il finale di numero poi è qualcosa di unico: prima la salita in rotazione a squadra, poi la verticale in altezza e infine il tuffo a testa in giù, srotolando le cinghie, con stop in plancia. Uno di quei numeri che si continuerebbe a rivedere. Il diploma è più che meritato.

L’edizione di quest’anno del saggio è stata caratterizzata da una grande attenzione verso la coreografia, la regia, la presentazione artistica dei numeri. Un tempo un artista circense scendeva in pista per lasciare strabiliato il pubblico per quanto era bravo; oggi, oltre che di gesto tecnico, l’artista è dispensatore di emozioni. Con questa impronta è stato creato il numero finale di Denise Castellucci che, oltre ad essere una grande trapezista, è anche una eccellente verticalista. Oggi porta il suo numero in altezza, sopra una scala di diversi metri che all’occorrenza ruota su se stessa, creando nuove prospettive e lasciando spazio anche a figure orizzontali tipo palo cinese. Artista completa, di grande maturità artistica, le si augurano i palcoscenici più importanti.

Alcuni anni fa, le sorelle Bello frequentavano ancora l’Accademia d’Arte Circense, quando uno dei più importanti circhi d’Europa, il Roncalli, le scritturò di corsa, per cui non ebbero il tempo di portare a termine il percorso accademico e non ricevettero il diploma. Ma da allora, la loro carriera ha toccato vette di assoluto prestigio, dai circhi più importanti, ai talent di successo (ad esempio America’s got Talent), fino al NBA negli States. E siccome le tre sorelle Bello sono presenti in qualità di ospiti, il direttore Andrea Togni approfitta per fare una “eccezione” assegnando loro i diplomi per meriti artistici.

Gran finale con un numero corale ideato da Andrea Togni ed ispirato alla ripartenza (e che potremo vedere nei prossimi mesi a Italia’s Got Talent) in cui la pista viene ripopolata da tutti i ragazzi, ognuno con un assaggio della sua specialità, in una sorta di gran carnevale circense con la colonna sonora del film "The Greatest Showman"

Il grande spettacolo a cui abbiamo assistito è stato reso possibile grazie a quel gruppo di bravissimi insegnanti internazionali, che formano l’ossatura dell’Accademia d’Arte Circense di Verona e che vengono giustamente chiamati alla ribalta. Se durante le loro carriere hanno raccolto gli applausi del pubblico di mezzo mondo per le loro abilità artistiche, qui ricevono sicuramente la gratitudine e l’affetto dei loro allievi: Kate Coll Togni (danza), Giulia Cristiani (contorsione). Katrin Padovani (cerchio aereo), Attou “Aslan” Abdessalam (trapezio e acrobatica), Lachezar “Cesare” Yankov (verticali, pole dance e rullo), Micha Malachikine (verticali e acrobatica), Nicolai Babacaev (giocoleria).

Dopo un anno e mezzo di astinenza, tornare a respirare l’aria di spettacolo dal vivo è come una trasfusione di bellezza. Sapere poi che uno show di così alto livello è stato confezionato da ragazzi tra i 10 e i 18 anni, oltre a lasciare meravigliati, fa ben sperare per il futuro del circo italiano. Sarebbe bello vedere questo spettacolo in giro per i teatri italiani. Arrivederci al saggio dell’anno accademico 2021/2022. Noi ci saremo.

Filippo Allegri