PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL CIRCO, VIVA  IL CIRCO – LA FESTA DELL’ARTE CIRCENSE ITALIANA, ANIMALI NEI CIRCHI, CIRCHI ORFEI IN ITALIA, TURNAZIONI PIAZZE, DIMISSIONI DA PRESIDENTE ENC.

Reduce dalla prima grande festa dell’arte circense italiana, svoltasi lo scorso 30 gennaio a Roma sotto lo chapiteau del Circo Americano, abbiamo intervistato il Presidente dell’Ente Nazionale Circhi Antonio Buccioni, con cui abbiamo fatto il punto circa la situazione del circo in Italia.

LUNEUR ROMAROMA. Pista a 8 Antonio Buccioni appartiene ad una famiglia di esercenti dello spettacolo viaggiante, di giostre e parchi divertimento. Suo nonno materno Antonio Frezzato, in particolare, ha realizzato due grandi parchi permanenti a Roma. Lì, durante il fascismo, ebbe la possibilità di realizzare il primo grande parco permanente, Il Villaggio del Soldato a Piazza Vittorio, che attualmente è una piazza centralissima. Tra il 1945 e il 1960 ha portato parchi divertimento italiani dalla Turchia all’ Egitto, passando per la Grecia ed attraversando tre continenti: Africa, Asia ed Europa. E non finisce qui! Frezzato ha creato il LUNEUR, il parco di divertimenti permanente italiano di prima generazione la cui famiglia ha cogestito per quasi 50 anni.  “Quindi la passione e la comunanza con il circo e le giostre – afferma Buccioni – mi è stata abbastanza naturale. Anche se, essendo mio padre un ufficiale dell’aeronautica prima e un commerciante successivamente, ho vissuto e vivo ancora la doppia realtà detta in gergo “del dritto e del gaggio”. In più mi sono laureato in giurisprudenza nel 1981 e la mia tesi di Laurea dal titolo “Circhi equestri e spettacoli viaggianti alla luce della legge 18 marzo 1968 n° 337.

 

VIVA IL CIRCO – LA FESTA DELL’ARTE CIRCENSE ITALIANA

Penso che non ci debba mai sfuggire il senso dell’ovvio, per cui secondo me era negativa e grave la circostanza che non ci fosse un’iniziativa di questo genere. Sono abituato a storicizzare le cose. Questo è un paese ricco di iniziative, sulla scia per altro di modelli mondiali quali gli Oscar, il premio David di Donatello, i Nastri d’Argento del cinema e la festa del Teatro. Esistono analoghe iniziative nel campo della danza e perfino (ideata dalla testata “Games & Parks Industry”) una serata per il mondo dello spettacolo viaggiante e i parchi divertimento.

Una serata del circo così forse non c’era mai stata. La dinastia Togni che premia la dinastia Orfei, poi, gli dà un attestato di affetto, è qualcosa di bello, nella sua semplicità.

Ci siamo ispirati alle iniziative che faceva Orlando Orfei a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60. Certamente Orlando aveva un tale carisma, una tale personalità che trascinava in un mondo (per altro estremamente più semplice del nostro) attenzioni, consensi, simpatie, idee. Nel contesto storico in cui furono messe in atto le tre grandi leggi che hanno accompagnato lo spettacolo per il successivo mezzo secolo. Stiamo parlando della legge 1213 sul cinema, la legge 800 sulla musica, la legge 337 sul circo, quest’ultima ha avuto sicuramente tra i suoi maggiori assertori ad ogni effetto di Orlando Orfei. È stato un male non coltivare i suoi insegnamenti, perché il circo è diventato per certi aspetti un’entità invisibile. Quante volte mi sarebbe piaciuto che si parlasse di circo nei programmi di Marzullo e Mollica! Da “Prisma” a “DoReCiakGulp” si è sempre parlato di teatro e di cinema, mai di circo.

Enis Togni, Orlando Orfei, Antonio Buccioni

Secondo me la gente del circo non si aspettava che i tempi sarebbero cambiati. Ci si è cullati pensando che una stagione florida, creativa ed esaltante sarebbe stata eterna. Ricordo ancora com’era l’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta: come vorrei che tornassimo a vivere quelle atmosfere!

Sono soddisfatto dello svolgimento dell’evento. Ci sono stati ospiti graditi e importanti, di cui una quindicina tra autorità civili e religiose. Ai parlamentari, in particolare, abbiamo lanciato un messaggio. Abbiamo fatto un po’ di fiera dell’ovvio, di fronte ad un mondo che spesso ne perde la percezione.

A questi abbiamo pregato di riferire ai loro colleghi assenti che cos’è il circo, e ci siamo messi a disposizione per informarli. Vorremmo assicurarci che possano constatare in prima persona che cos’è uno spettacolo circense per dimostrare di avere un minimo di credibilità e serietà, prima di pontificare contro il nostro settore, spesso senza mai essersi degnati una volta nella vita di andare al circo.

 

CI SARANNO ALTRE OCCASIONI IN FUTURO?

Noi come Ente Nazionale Circhi andremo in assemblea per il rinnovo delle cariche tra qualche settimana. Non so se continuerò a guidare questa organizzazione ma, se dovessi lasciare una specie di testamento, raccomanderei al mio successore di adoperarsi perché “VIVA IL CIRCO – LA FESTA DELL’ARTE CIRCENSE ITALIANA” abbia una seconda edizione. Sempre a Roma, nello stesso periodo in cui si è svolta quest’anno, in concordanza alla disponibilità degli esponenti politici. La scelta della data infatti non è stata casuale. La nostra iniziativa, che ovviamente non è paragonabile ai premi Nobel o agli Oscar del cinema, è un segno di vitalità, di visibilità e di desiderio di aprire le porte del circo alla società civile e a quella politica.

Quello che da “pulce in mezzo agli elefanti” cerco di portare avanti è il tentativo di rientrare, in qualche maniera, nella storia. Le manifestazioni di piazza non le ho inventate io, ma prima di me nessuno ha portato il circo a manifestare per strada. Lo abbiamo fatto una prima volta, molto timidamente, nel 2012 ed abbiamo continuato sempre con più decisione. Abbiamo avuto tutte le prerogative di chi apre un fronte dal niente, con tutti i limiti, gli errori e l’inesperienza del caso. Nonostante ciò, siamo entrati nella storia.

 

LE RAGIONI DELLE DIMISSIONI DA PRESIDENTE DELL’ENC

Mi sono dimesso portando a casa un provvedimento riguardante il codice dello spettacolo dove da “eliminazione degli animali”, espressione che non si presta a grandi interpretazioni, si è passato a “superamento degli animali nei circhi” le cui parole possono aprire dibattiti di ogni sorta. In seguito alle mie dimissioni, la categoria non ha ritenuto utile trovare una persona che mi sostituisse. Avendo io una coscienza e non volendo vedere in frantumi il lavoro fatto, sono rimasto al mio posto.

 

QUESTIONE ANIMALI NEI CIRCHI

Il problema degli animali è uno dei problemi che anche stamattina mi impegna mentalmente anche perché non c’è stato tempo per brindare alla vittoria in guerra, perché noi abbiamo vinto una guerra, certo l’abbiamo vinta favoriti anche da fatti che hanno accompagnato il nostro paese nel 2018.

Nel primo periodo dell’anno ci sono state le elezioni, e una difficile gestazione ha portato alla costituzione dell’attuale governo. Nella seconda parte si è vista un’attività politica che ha privilegiato temi molto più rilevanti, fino al 27 dicembre. C’è stata molta informazione distorta: la gente mi chiamava chiedendomi se il 27 dicembre costituisse l’ultimo giorno nel quale poter esibire gli animali al circo. La verità era che la legge Franceschini non è una legge sul circo, è una legge sullo spettacolo dal vivo, per cui il governo non ha esercitato la delega non solo sul circo, ma anche sulla musica, sulla prosa, la danza, lo spettacolo viaggiante e popolare. Ora siamo alla vigilia di una nuova stagione di creatività normativa.

Io come prima puntata non mi aspetto niente di buono, perché gli uffici legislativi del ministero che si occupano dei provvedimenti sono in gran parte quelli di prima. Tra le due forze di governo quella sicuramente a noi più vicina è la Lega, che nella scorsa legislatura ci ha supportato per quanto ha potuto, nonostante alcuni episodi sfortunati. Quando il provvedimento approdò in Aula al Senato, per esempio, gli allora 14 senatori della Lega erano in sciopero a seguito di problemi con la percezione di alcuni fondi. E così c’è mancato il loro appoggio. Ecco perché mi aspetto che il disegno di legge che approderà nelle prossime settimane in Parlamento consterà di un testo per noi senz’altro negativo. Ci aspetta una bella lotta, ma per noi non è una novità.

 

COSA TI ASPETTI DAI CIRCENSI CHE DOVRANNO PORTARE AVANTI QUESTE BATTAGLIE?

Io spero che la guerra vinta li abbia meglio introdotti alle logiche per loro sconosciute della battaglia politica.

Nel momento in cui si svolgeva al Senato un dibattito decisivo io ero lì presente e con me c’erano 2 signore e signorine circensi acquisite provenienti da altra patria, tutto il resto del circo era impegnato in un matrimonio.

Questo non vuole essere un giudizio, un quadro è qualcosa difronte al quale tu dici mi piace/ non mi piace, una fotografia è quello che c’è nella fotografia. Quel giorno la situazione fu quella. Non è un giudizio ma alla fine i figli sono i vostri, i circhi sono i vostri e gli animali sono i vostri.

 

QUESTIONE CIRCHI ORFEI IN ITALIA

Buccioni parla della diffusione in larga scala del nome “Orfei” che attualmente identifica, a volte anche impropriamente, un gran numero di compagnie circensi.

La presenza di questo problema è una costante da molti decenni, è sempre maggiore il numero di circhi che portano il nome Orfei in Italia. Noi siamo sempre stati a disposizione per un dialogo con questi. Credo che debba affermarsi in maniera inequivoca una volontà della dinastia Orfei di collaborare al raggiungimento di un equilibrio. Da parte dell’Ente c’è già.

Intanto la fotografia della situazione:

Oggi i circhi Orfei a gestione diretta, cioè che fanno capo a direttori che negli anni 70 venivano definiti in gergo “orfeini”, sono: “Circo Armando Orfei”, “Circo Oscar Orfei” di Orlando Orfei, “Circo Amedeo Orfei” di Lino Orfei e “Circo Romina Orfei” di Romina Orfei e del marito Ivan Niemen.

Poi c’è l’importantissimo marchio “Moira Orfei”, utilizzato dal figlio Stefano attualmente in società con la famiglia Montemagno. Oltre a questi esiste una moltitudine di situazioni in cui l’uso del nome Orfei è figlio di un atto privatistico da parte di un appartenente alla famiglia Orfei, almeno allo stato civile.

Un paio di volte mi accinsi a organizzare una riunione di membri della famiglia Orfei su questo tema, ma da parte di alcuni degli stessi Orfei mi si pregò di soprassedere all’iniziativa. Ho sempre avuto l’intenzione di tutelare quei nomi che hanno scandito la storia del nostro paese da un punto di vista circense magari individuando un marchio registrato, ben propagandato da parte dei membri della famiglia Orfei (a mo’ di esempio “Original Orfei”) nell’intento dichiarato di difendere con il nome una grande storia e una eccelsa qualità artistica.

Buccioni aggiunge:

Se ci sono compagnie che comprano il marchio Orfei evidentemente a monte c’è qualcuno che lo vende, che lo affitta… Non si può non voler affrontare il discorso e poi chiedere rimedi miracolosi ad uno Stato che non c’è più, a un Ministero o a una associazione di categoria.

 

TURNAZIONI PIAZZE, E’ POSSIBILE EVITARE FREQUENTI CONCENTRAZIONI DI CIRCHI NELLE STESSE AREE?

Questa innanzitutto è una delle situazioni che scaturisce dal tradimento da parte della Repubblica nelle proprie e diverse articolazioni. Il problema in questo caso è dei comuni: se ognuno di questi avesse il proprio regolamento sarebbero disciplinati i periodi, le precedenze e quant’altro.  Siccome più del 90 per cento dei comuni non ha ottemperato alla regolamentazione si creano spesso situazioni disdicevoli. Fortunatamente, in ordine di dimensione abbiamo una serie di imprese circensi che in genere rispetta le consuetudinarie regole che albergano nella categoria. Qualche volta è lo stato di necessità che li porta a comportarsi in maniera non corretta, il che non è una scusante.

Poi c’è una limitatissima quota di circhi che fa come gli pare, se deve fare lo sgambetto a qualcuno lo fa. Il problema però, in questa forma così radicale, direi che è quasi sporadico.”

Come migliorare questa situazione?

“Noi cerchiamo di “evitare grossi guai”, facendo riferimento ai grandi complessi e al momento clou dell’attività, quello durante il periodo natalizio. Il Natale 2018/2019 per esempio ha visto dei miglioramenti, con i circhi di dimensione medio-alta e alta meglio distribuiti di quanto non fosse nell’anno precedente.

Rispetto all’ istante attuale io spero di riuscire a migliorare la situazione riferita ai giri dei circhi medio-alti.  L’ente ha un marchio prestigioso però è un’associazione alla quale si aderisce volontariamente e purtroppo troppo spesso e troppo facilmente si dice “Io non sono un socio dell’ente, quindi queste regole interne non mi riguardano”. Comportamenti di questo tipo sono controproducenti.

 

IL RAPPORTO DEL CIRCO ITALIANO CON I MEDIA E LA SCARSA COMUNICAZIONE

Nell’Italia del 2019 non si sa esattamente dove sarà un circo nel mese che segue, o per lo meno non lo sanno in tanti. La colpa è al 50 del circo e al 50 per cento dal rapporto con gli enti locali, a causa del tradimento della legge 337 poiché, se questa fosse stata osservata, ogni comune saprebbe quando un circo può andarci e quando non può andarci, dove può montare e dove non può montare. Sarebbe tutto più facile.

Non posso non considerare molto amaramente – conclude Buccioni – (non è il caso di tutti e non va generalizzata) l’arretratezza culturale e il carente senso storico dilaganti. È a causa loro se a volte il servizio svolto da siti come il vostro, che è altamente meritorio, non viene ritenuto abbastanza importante e quindi degno di attenzione. Ne sono tristemente convinto.