MILANO – Game, set, match. Il Cirque du Soleil passa alla cordata cino-americana dei fondi Fosun e Tpg. Si chiude così la partita che ha visto al centro delle attenzioni la nota compagnia circense messa sul mercato dal fondatore Guy Laliberté che ha mantenuto una piccola quota con l'obiettivo di continuare a fornire gli "input strategici e creativi". La società, adesso, punta a espandersi in Cina. Prima, però, c'è l'Expo di Milano durante il quale il gruppo ha in programma circa 80 serate.

La maggioranza del capitale sarà in mano a Tpg che già studia possibili sinergie con i suoi casinò: il fondo americano è il primo operatore del settore con un quota anche in Caesar's Entertainment. Fosun – che ha appena rilevato dopo una battaglia con il finanziere Andrea Bonomi il ClubMed – avrà, invece una quota di minoranza insieme alla Cassa depositi e prestiti canadese, secondo fondo pensione del Paese.

Il valore dell'operazione dovrebbe essere nell'ordine di 1,5 miliardi di dollari: fondato nel 1984 il Cirque du Soleil, impiega circa 4mila persone tra cui 1.300 artisti. In oltre 30 anni di storia gli spettacoli sono stati seguiti da quasi 160 milioni di persone in 330 città tra 48 diversi paesi. Alle fine, dunque, Laliberté si è accontentato di meno dei due miliardi cui avrebbe valutato la società insieme all'advisor Goldman Sachs.

D'altra parte la crisi ha colpito anche il settore circense. Basti pensare che solo nel 2010, quando l'imprenditore cedette un pacchetto del 20% del Cirque du Soleil ad investitori di Dubai, la società valeva 2,7 miliardi. Poi l'economia emiratina entrò in crisi con la bolla immobiliare e i fondi fermarono la prevista salita nel capitale del gruppo canadese. Anzi, Laliberté riacquistò una quota e si riportò al 90% del capiale.