Altri tempi. Altri suoni. Altra musica

Grande spettacolo stasera alle 21. Un posto in gradinata costa 60 lire. Altri tempi. Altri suoni. Altra musica

Negli anni Sessanta anche in tanti paesi del vibonese, oltre al cinema all'aperto, con il fumante proiettore a carboni, il grande telo bianco e l’immancabile “Blek il Macigno”, girava anche qualche spettacolo di teatro di strada, di burattinai, vecchi cantastorie e saltimbanchi, e poi c'era il circo. In particolare c'era un piccolo circo che, quando arrivava in paese, si stabiliva in pianta stabile per moltissimo tempo. Inizi degli anni Sessanta, Piscopio, Pizzo, Mileto, un intero mese a Briatico, due mesi a Parghelia, un altro ancora a Tropea ed una settimana nella piazza di Zaccanopoli. A Briatico il Circo Zavatta ci piantava le tende per mesi interi. Svago, colore, spensieratezza, il circo da sempre offre grande attrazione e divertimento per i bambini e per gli adulti che li accompagnano. Il circo, in un territorio come il nostro, ha sempre avuto una grande funzione aggregativa e sociale, di cultura e divertimento. Mimmo Calabrò, briaticese emigrato a Torino, ci racconta che «la prima volta che il circo arrivò a Briatico era il 1963. In piazza San Nicola, davanti alla chiesa matrice, ci doveva stare solo quindici giorni, rimase per più mesi e tutti i giorni – ricorda – era sempre pieno»; i prezzi di allora? Un posto in gradinata costava 60 lire, i bambini pagavano 40 lire, e per sedersi sulle “esclusive” sedie intorno alla pista bisognava pagare 80 lire. Questo circo, di cui tutti nel vibonese si ricordano, apparteneva ai Zavatta, la famiglia circense più antica d'Italia, con un circo, in quel tempo, di piccole dimensioni, povero, minore se si pensa ad altri circhi come il Togni, il Città di Roma o a quelli della dinastia degli Orfei, ma anche un circo molto prestigioso, dalla grande tradizione storica, che offriva uno spettacolo nel complesso divertente, esilarante e dignitoso. 

Il tendone con le strisce azzurre.
Il piccolo circo Zavatta di quel lontano periodo aveva proprio tutto, il tendone con le strisce azzurre e bianche, i carrozzoni in legno colorati di rosso e di giallo, le gabbie viaggianti con dentro gli animali feroci ed i carrozzoni con gli animali esotici e rari, poi c'era un'intera famiglia, tutta la famiglia Zavatta, persone e personaggi erranti per le strade e gli spiazzi di città e paesini di tutta la penisola e d'Europa. A Briatico quando il circo arrivava, ogni primavera preannunciato dai manifesti dai colori sgargianti affissi sui muri, la sera non si andava semplicemente a vedere lo spettacolo e a divertirsi, ma a salutare gli amici che erano ritornati, dopo un anno, ancora una volta in paese. Il Circo Zavatta si accampava in piazza, davanti alla chiesa di San Nicola, e, successivamente, negli anni settanta, nello spiazzo di Cocca, vicino alla timpa, accanto ad un cantiere edile eternamente abbandonato. In questi luoghi dove il circo, come le rondini, tornava ogni primavera, vivevano i Zavatta. Nei carrozzoni in legno colorato ed in una vecchia roulotte bianca parcheggiato intorno al tendone stavano padre, madre e ben sette figli. C'era il moro ed il biondo palestrato, Salvatore e Ferdinando, uno ballerino e cantante e l'altro acrobata e trapezista, c'era il giocoliere di nome Enrico, l'equilibrista Assunta di soli sedici anni, c'era Rosetta, la figlia grande che era fidanzata nella vicina Catanzaro, e poi c'erano i più giovani, due gemelli che lavoravano in numeri meno impegnativi con piccoli animali, scimmiette, pony, cagnolini e pappagalli colorati. Al Circo ci si andava tutte le sere ed il biglietto costava poche lire. Sotto le luci forti dei riflettori la famiglia Zavatta si trasformava, sotto il cerone, dentro le enormi scarpe di Scarpacotta, dietro il naso rosso del simpatico pagliaccio, dietro le grate strette della gabbia dei leoni o sull'alto trapezio sospeso nel vuoto, non c'erano più gli amici con i quali si era trascorsa la mattinata in paese, ma gli “artisti del Circo Zavatta”. Alberto Zavatta, il proprietario del Circo ed in pista mitica figura di Scarpacotta, si era sposato con una signora siciliana, non appartenente al mondo circense e appassionata di prodotti tipici e della gastronomia locale. 

A Briatico la famiglia Zavatta faceva rifornimento di cipolla rossa e dolce, preparava le bottiglie di pomodoro per la salsa, seccava i pomodori al sole sulle cannizze e prepara le alici salate nel salaturi, tutto questo lo ricorda Saverina Prostamo di San Costantino di Briatico, mentre suo marito, Tonino Panella, che all'epoca faceva il falegname a Briatico, presso la segheria di mastru Saverinu Santacroce, ricorda che qualcuno del circo Zavatta arrivava puntualmente in bottega per ritirare interi sacchi di segatura e trucioli da utilizzare per i fabbisogni del circo. Nello spiazzo di Cocca, il Circo Zavatta se lo ricorda Tommaso Prostamo, ci racconta che quando arrivava, poco prima dell'estate, durante il giorno i componenti del Circo Zavatta scendevano a mare dai ripidi sentieri della timpa di Cocca, per fare il bagno presso lo scoglio di Falduti, alla spiaggia della fontana e sotto la stazione di Briatico. Prostamo ricorda anche Rosetta Zavatta, la trapezista e contorsionista che diventò Miss Stella del Circo, divenne un vero mito del tempo e di lei si stamparono pure le tante cartoline per farle autografare, erano davvero i mitici anni Sessanta. 

Un grande spettacolo per tutti grandi e piccini. «Venite signore e signori, lo spettacolo sta per iniziare,accomodatevi alla cassa…», il richiamo classico del direttore con i lustrini dorati sulla giacca rossa, poi all'interno del tendone a strisce, varcata la fenditura d'entrata, si percepiva una dimensione quasi magica, diversa, fantastica ed irreale. Per i pochi fortunati c'erano i costosi «primi posti» con le sedie, dietro, per tutti gli altri, c'erano le gradinate, la platea, le dure panche azzurre in legno che giravano intorno alla pista e salivano a gradoni, e poi c'era, dappertutto, la presenza dell'odore acre, pungente, forte e penetrante della segatura umida inzuppata e satura della «pipì dei leoni e degli altri animali» utilizzati durante lo spettacolo. Un lama, alcuni cavalli pony, un vecchio elefante, un dromedario, scimpanzé e tanti altri animali che i bambini di Briatico potevano vedere forse per la prima volta in vita loro. 

L’asina Bacicca. Prima della fine dello spettacolo veniva effettuata in pista una simpatica corrida tra i presenti del pubblico, una gara a chi riusciva a cavalcare per più tempo l'asina Bacicca. Oggi è lo stesso Salvatore Zavatta, che ricordando quel lontano periodo, ci racconta: "Bacicca era una nostra asinella sardegnola che scalciava di continuo, la sua attrazione consisteva a chi del pubblico riusciva a cavalcarla per un giro di pista, chi ci riusciva si aggiudicava dei biglietti omaggio per lo spettacolo del nostro Circo". A Briatico il più abile, si racconta ancora, erano un certo Pino e poi c'era anche Domenico Melluso (che successivamente si è trasferito ad Arzona di Filandari) … Tanti i ricordi indelebili dei briaticoti. Oggi, dopo tanti anni, Salvatore Zavatta è voluto ritornare nei luoghi della memoria. I suoi passi hanno risolcato le strade di Vibo Valentia, Piscopio, Pizzo, Filogaso, Tropea, Francavilla Angitola, Nicotera, Parghelia, Briatico, Mileto, Paravati e tanti altri paesi… «in questi luoghi ci sono ancora le persone, gli spazi, i ricordi di un tempo, qui ogni cosa “parla” di quel periodo lontano e di quel piccolo bellissimo “Circo” che ritualmente ritornava». 

L’incontro con Zavatta. Salvatore Zavatta, oggi con i capelli e la barbetta del colore della neve, avanza lento, silenzioso e nostalgico per le strade del vibonese, in tanti lo riconoscono nei suoi tratti somatici, lo fermano per un saluto, una parola, un ricordo del circo da far emergere ancora una volta. Per le strade dei paesi, inondati di memoria, sembra quasi di sentire ancora quella voce dell’altoparlante: “Questa sera, alle ore 21:00, grande spettacolo con il Circo Zavatta”. A Piscopio Salvatore Zavatta si sofferma davanti alla chiesa e scatta qualche foto, poi realizza anche un self davanti a San Michele, incontra i tanti amici e conoscenti, così come anche a Pizzo, a Mileto, Vibo Valentia ed in tanti altri paesi del vibonese; ovunque affiorano prorompenti i ricordi! 

Noi lo incontriamo a Briatico per una passeggiata della memoria. In piazza IV Novembre il giovedì c’è mercato, anche qui in molti lo riconoscono subito. Salvatore Zavatta percorrendo queste strade del sud, inondate di sole e di oblio, continua a guardare e raccontare: «Questi luoghi mi fanno ricordare davvero tantissime cose, mia madre, mio padre, il posto dove montavamo il tendone, il luogo esatto dove posizionavamo i carrozzoni in piazza, Bacicca, la nostra asinella sardegnola, il cavallo Fiorello e il pastore tedesco Rochy. Prima di ripartire, Salvatore Zavatta incontra Tommaso Prostamo, Pino Albanese, l’anziana mammineja del paese, ed anche l’anziano amico Domenico Grasso, detto Micu, ancora lontani ricordi che riaffiorano: racconta Micu Grasso, «Rochy non era un cane grande ma, ricordo che era davvero terribile». Grasso ricevette in regalo questo cane proprio dalla famiglia Zavatta che frequentava assiduamente la sua campagna sotto il Farcò. In un mare di ricordi ed emozioni, Grasso continua a raccontare: «con i Zavatta in quel periodo eravamo molto amici, loro portavano il cavallo Fiorello per brucare l’erba fresca sotto il mio uliveto, raccoglievano interi sacchi di erba per l’asinello Battista e per gli altri animali del circo. 

Io regalavo loro quel che potevo: pomodori, pepi, cipolle, melanzane, arance, fichi e un giorno con quel cavallo di nome Fiorello mi feci un lungo giro per tutto il Farcò, riuscii a cavalcarlo e di questo ne fui molto soddisfatto. Passarono degli anni, quando i Zavatta ritornarono nella mia campagna, il cane Rochy li riconobbe subito e saltava gioioso addosso a loro». 

di Franco Vallone (Rivista "Il Sipario"diretto da Vincenzo Varone)