Ho avuto la fortuna di assistere allo spettacolo per i cento anni del circo Knie, a Lugano, in un piovoso pomeriggio d’autunno. 

Sullo chapiteau campeggiava a chiare lettere una sola parola: “Knie”. Nessun “Circus” a precederla, niente gigantografie di animali stile Disney o di pagliacci colorati dal naso rosso, solo quella scritta, come un emblema, una sintesi assoluta di cosa  sia il grande circo. Knie.

Lo chapiteau, magnifico, da poco acquistato grazie al crowdfunding, non ha supporti interni, quindi tutte le performance possono essere viste perfettamente da ogni angolazione. 

Fin dall’inizio lo spettacolo si è rivelato un evento speciale, un vero e proprio passaggio di testimone, l’ultimo regalo di Fredy Knie junior, che ha deciso di lasciare la direzione del circo alla generazione successiva, idealmente rappresentata dalla sua nipotina, la piccola Chanel.

Personalmente, ho trovato il livello tecnico oltre ogni aspettativa. La maggior parte degli artisti non sfigurerebbero al festival del circo di Montecarlo, ma qui c’è anche dell’altro, ovvero numerosi elementi del circo contemporaneo, perfettamente integrati nella più alta classicità del circo. Molti numeri sono stati arricchiti da effetti coreografici di indiscutibile bellezza, in grado di creare suggestioni indimenticabili. A questo proposito l’apice è stato toccato a mio avviso dal duo italo-spagnolo Golden Dream, di Ambra e Yves, che ha saputo unire alla grande tecnica uno straordinario impatto scenico. 

I fratelli Errani, già premiati con il clown d’oro a Montecarlo nel 2004, hanno dato nuovamente prova della loro incredibile forza e destrezza con i giochi icariani.

Memorabile anche Vicktor Kee, grande giocoliere, che ancora una volta ha saputo stupire con la sua abilità, unita alla grande presenza scenica. 

È mancata la classica gabbia delle bestie feroci ma – non me ne voglia il sindacato dei domatori – non se ne è sentita la mancanza: i numeri equestri della famiglia Knie sono stati straordinari. Ivan Frédéric Knie e Wioris Errani hanno presentato un numero storico, la “doppia posta ungherese”, dirigendo diciotto cavalli, ma galoppando in piedi, ciascuno in equilibrio sul dorso di due destrieri. Fredy junior in persona ha portato in scena un carosello di trenta cavalli, regalando al pubblico un numero di incomparabile eleganza, mentre sua nipote, Chanel Marie, di otto anni, ha condotto in pista otto pony.

Per completare le performance con gli animali, Franco Knie junior, sua moglie Linna e il figlio, Chris Rui, hanno realizzato un suggestivo numero con dodici pappagalli ammaestrati, che si sono anche librati in volo sopra il pubblico. 

Veniamo ai numeri acrobatici. Grande assente il trapezio ma, come per la gabbia dei leoni, non se ne è sentita la mancanza.

Per prima voglio citare Anastasia Makeeva, che ha realizzato un numero mozzafiato di acrobatica aerea, sublime, di quelli che fanno accelerare la frequenza cardiaca. Non è stata certo da meno la troupe Sokolov che, utilizzando la bascula, ha sfiorato i confini dell’impossibile: forse il numero più sensazionale alla bascula che abbia mai visto.

Come questa breve recensione, la tournée del centenario è finita, bruciata dal fuoco del tempo, ma il circo Knie resta e, come la fenice, ogni anno rinasce. Fatevi questo regalo: andate a vederlo!

Armando Talas