Matrimonio sempre più saldo fra il Rosgoscirk, il circo di Stato russo, e il Festival Internazionale di Latina che, da quest’anno, ha voluto chiamarsi Festival del circo di Italia. Da un decennio i sovietici portano grandi attrazioni alla rassegna pontina e, da qualche anno, gli stati generali del colosso russo sono presenti nella struttura di Via Rossetti.

Il numero uno del Rogoscirk, Vadim Gagloev, e il suo primo vice-direttore, Oleg Chesnokov, hanno voluto incontrare la stampa di diversi Paesi, di settore e generalista, per raccontarsi e per suscitare interesse anche nei confronti di chi mastica poco di circo.

Quattro i temi affrontati: il festival e la ferrea collaborazione con Fabio Montico (direttore e motore della rassegna di Latina), il quarto “Forum della Cultura” in programma a San Pietroburgo dal 14 al 16 dicembre, il premio Master di Sochi, gli interventi immediati di cui necessitano le strutture sovietiche.

“Latina ha un posto importantissimo nel panorama circense mondiale e il suo festival – ha esordito così Gagloev – ha un carattere ben preciso, imperniato sull’innovazione e sulla sperimentazione. Anche quest’anno abbiamo portato una novità (due discipline in una sola attrazione: salti in banchina e barra russa ndr) ed è più importante la nuova idea che vincere premi.”

Anche lo scorso anno il Rosgoscirk portò una novità addirittura assoluta in campo mondiale: l’altalena russa, attrezzo usato solitamente dalla forza maschile, con un troupe tutta al femminile. Oro meritatissimo.

Un ruolo importante avrà il circo all’interno del IV “Forum della Cultura” di San Pietroburgo, una tre-giorni programmata con la supervisione dell’Unesco, organizzazione mondiale che compie 70 anni.  Una delle tante sezioni del simposio si occuperà soltanto di arti circensi ed artisti di strada: il direttore, manco a dirlo, sarà Gagloev che ha spiegato come “l’evento avrà due passaggi forti: la richiesta ufficiale all’Unesco di inserire il circo nel patrimonio mondiale della cultura e delle arti da tutelare; una conferenza di soli clowns, oltre 50 provenienti da tutto il mondo, che terranno anche tre giornate di dimostrazioni”.

Il Forum, oltre che di clownerie, si occuperà anche di business, industria e circo sociale, quest’ultimo un campo in forte espansione e dalle diverse sfaccettature.

Gaglove e Chesnokov hanno poi raccontato, gongolando, la nascita del premio Master e i risultati della sua prima edizione. Ben 700 partecipazioni con votazione esclusivamente on-line: 136.000 voti validi per 12 categorie hanno portato in finalissima, a Sochi, artisti da ben 32 Paesi. La nuova edizione del “Master” si terrà, sempre nella stessa cittadina che si affaccia sul Mar Nero, dal primo al 5 luglio 2016.

Anche il circo di stato russo, industria fiorentissima come fatturato e numero di spettatori, ha comunque bisogno di grossi interevnti. 43 circhi stabili, abbastanza datati, hanno bisogno di interventi strutturali, in molti casi anche consistenti. Ma la direzione guidata da Gagloev ha già progettato, e stanno partendo i lavori, la costruzione di nuovi complessi. Due le tipologie: circo piccolo da 1200 posto e circo grande da 2200. Anche i nuovi spettacoli sono quasi pronti. “E voglio parlare di spettacolo raccontato con la lingua del circo – spiega il direttore generale del Rosgos – e non di isnieme di attrazioni. Noi mettiamo sempre al centro, oltre che le varie discipline, anche la regia, il filo conduttore, le musiche, le coreografie e quant’altro”

Anche la pista, sempre tradizionale come misure, nelle nuove strutture si trasformerà, via via, in palcoscenico oppure rimarrà tale ma, a seconda delle necessità, di terra, di acqua o di ghiaccio.

Ma il circo sovietico ha sofferto dei riflessi dell’embargo affibiato alla Russia, dall’Unione Europea, per la vicenda Ucraina? Secondo Gagloev assolutamente no perché il circo, storicamente, supera tutti i confini. “La nostrà è una comunità composta da persone che arrivano da tutto il mondo. Con noi ci sono anche molti ucraini ed anzi rappresentiamo un esempio di integrazione e di collobaorazione fra tutti i popoli, anche fra quelli che sono in crisi fra di loro”.

Il circo russo, che ogni anno impiega un milione e mezzo di dollari in comunicazione e pubblicità sui media (circa il 3% del suo fatturato), comincia a confrontarsi anche con gli animalisti. “Ma si tratta proprio di un confronto – sottolineano Gagloev e Chesnokov – che qualche volta porta anche ad alcuni conflitti. E’ giusto che esistano gli animalisti ma spesso le tensioni con loro vengono gonfiate dagli organi di stampa. Da noi, comunque, piace tantissimo il circo con gli animali e questa tradizione deve essere portata avanti”.

Lo scorso anno, ad una precisa domanda, il direttore generale del Rosgoscirk aveva detto che stavano preparando uno spettacolo ad hoc da portare in Italia e che a lui non piacevano i “tempi biblici” per realizzare le idee. Siamo tornati alla carica e gagloev, con grande sincerità, ha così risposto: “Non siamo riusciti nel progetto. Ma sia chiara una cosa: l’Italia vogliamo farla con un nostro spettacolo. L’idea resta tale e non finisce assolutamente nel cassetto. Con i vertici dell’Eca abbiamo anche ipotizzato un mega-show con artisti di tutte le nazioni del continente, da portare in tour in tutta Europa. Ma questa è un’altra cosa e non annulliamo il progetto Italia”.

Al numero uno del circo russo, per chiudere, non si poteva non chiedere della prima volta di un regista italiano in terra sovietica. Antonio Giarola che ha firmato “Carnival” per il Nikulin e che ha coinvolto altri italiani, la coregografa Elena Grossule e gli artisti del Duo Ferrandino e del Duo Caveagna. “Una cosa molto bella e storica. Complimenti al Nikulin e complimenti a Giarola. Una strada interessante portare in Russia idee di altri Paesi”.

a cura di Pietro Messana